martedì 25 marzo 2025

Nefertiti III. Il disdegnoso gusto di crogiolarsi nell’angoscia.


 

Di questa donna mediterranea mi è rimasta impressa nell’anima una sola frase memorabile. Quel tardo pomeriggio dell’agosto del 1976 dunque rientrai nella csárda con il volto più annuvolato del cielo che già iniziava a versare gocce sulla polvere nera, su oche, turisti, butteri e cavalli volti in fuga dalla pioggia e dalle minacce atmosferiche: queste  venivano intensificandosi con tanto di lampi e di tuoni, mentre le mucche dagli umidi musi intenti a brucare, i buoi dalle corna ritorte, gli enfatici maiali e i porcellotti tondi, edaci come i bambini obesi traviati da genitori grassi e dementi, continuavano a frugare il terreno in cerca di cibo.

Appena ebbi ripreso il mio posto accanto a lei, Nefertiti disse: “Tu, meschino, ti crogioli nell’angoscia con gusto perverso. Se ne è accorta anche Anna”. L’amica confermò con un cenno ancillare.

Risposi che il prossimo dotato di mente e di stile non mi ha mai indotto al disdegnoso gusto che certuni mi ispirano.

Pensavo alle tre finniche dei primi anni Settanta che erano sì speciali, di una specialità , del resto, non del tutto rara in quegli anni.

Li ricordo come l’età dell’oro di questa mia vita mortale. Sembra incredibile ora, ma allora erano, per così dire, perfino di moda, almeno tra le persone educate e attente, la cortesia, l’aiuto reciproco, addirittura la benevolenza. Una honesta comitas diffusa.

Passò velocemente quell’età e anche voi siete sparite finniche mie.

La fine per me fu segnata dall’epilogo tragico, non senza catastrofe, della storia di Päivi. Anche tu come Helena, come Kaisa, passasti rapida e la nostra bambina durò quanto  un sogno.

Fu l’ autunno del 1974 a segnare la fine di quell’era, se lo ricordi, lettore[1].

Per me quella dei primi anni Settanta non è stata una moda: ancora oggi gradisco solo i rapporti che conservano l’impronta nobile e antica di allora.

Gli altri non li sopporto più, sicché non ricado nell’angoscia causata dalla frequentazione di persone egoiste, arroganti, spietate, né mi acconcio più alle adunanze con gli imbecilli privi di carità, non mi toccano da quando sono in pensione.

La storia di Nefertiti può terminare qui. Non mi ha insegnato altro e non voglio narrare fatti che non suscitino pensieri.

La chiudo ricordando che Nefertiti aveva otto anni meno di me. Ero già entrato nella fase in cui cercavo di sostituire la figlia abortita con una compagna che mi facesse un poco anche da figlia.

Si aggiunge il fatto che da bambino ero stato felice di educare mia sorella nata quattro anni e due mesi dopo di me. Le avevo insegnato a salire le scale, andare in bicicletta, nuotare, amare le parole ornate che imparavo dai libri.

 La prossima importante sarà Ifigenia, una giovane supplente del liceo dove insegnavo.

Anche questa cercava un maestro. O un padre.

 

Bologna  25 marzo 2025 ore 19, 32 giovanni ghiselli

p. s.

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[1] Cfr. Il mio Tre amori a Debrecen. Lo trovate in prestito nella biblioteca Ginzburg di Bologna. Non compratelo dunque!

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