Prima strofe,vv.151-158.
Sommario
Il coro di vecchi tebani rivolge la prima invocazione alla parola delfica che viene da Zeus e da Apollo, suo profeta. Il responso riferito da Creonte non è ancora chiaro: potrebbe preannunciare qualche cosa di nuovo e inquietante, oppure il necessario ripetersi di situazioni antiche. In ogni modo i vaticini pitici vanno seguiti poichè sono figli della speranza.
Traduzione
O voce dolciloquente di Zeus
quale mai da Pito ricca d'oro
sei venuta alla splendida Tebe?
sono teso agitando l'anima
tremante dalla paura
ié Soccorritore di Delo,
intorno a te con sacro timore domando quale cosa, o di nuovo
o con il volgersi delle stagioni un'altra volta
effettuerai per me.
Dimmelo, figlia della speranza d'oro,
voce immortale.
Sofocle, Edipo re, parodo, prima antistrofe vv.159-167.
Il coro invoca le divinità atte a stornare la sventura: Atena, la dea poliade, Artemide, divinità delle cacce e delle nobili gare benefiche per la città, e Febo, il nume che scaglia i dardi lontano dai suoi protetti; quindi i vecchi tebani ricordano una precedente epifania, manifestando nobile riconoscenza agli dei salvatori.
Traduzione
Te per prima invocando, figlia di Zeus,
Atena immortale
e la sorella che protegge la terra,
Artemide che sta seduta sul famoso trono circolare
della piazza
e Febo che scaglia lontano,iò,
apparitemi in tre a stornare la sventura,
se mai anche per una precedente sciagura
che si levava sulla città,
metteste fuori luogo la fiamma della pena
venite anche ora.
Sofocle Edipo re parodo seconda strofe vv. 168-178.
Sommario
Viene descritta la pena e la consunzione della città alla cui salvezza non basta arma di pensiero: infatti la vita declina nella terra che non produce frutti e nelle donne che non partoriscono; invece si ammucchiano dappertutto i cadaveri; questi poi diventano uccelli che si levano a volo verso la sponda del dio della sera, nel putrido regno del nulla.
Traduzione
Ahimé, innumerevoli infatti sopporto
le pene e mi sta male tutto
lo stuolo, e non c'è arma della mente
con cui uno si difenderà; infatti non crescono i frutti
della terra famosa, né con i figli
si alzano le donne
dai travagli che fanno gridare;
ma uno sull'altro
potresti vederli, come uccelli dalle larghe ali,
con slancio maggiore del fuoco che infuria, levarsi
verso la sponda del dio della sera.
Parodo , seconda antistrofe. vv.179-189.
Sommario
La città è ingombra di cadaveri e di moribondi rimasti privi di ogni pietà. Tra i vivi, le donne conservano più forte il sentimento religioso e gemono supplici, aggrappate agli altari, mentre il peana e il flauto concorde mandano soffi di lampi chiedendo ad Atena di inviare contro tanta desolazione un rimedio dal bel volto .
Traduzione
"E la città muore senza tenere più conto di questi
e progenie prive di pietà giacciono a terra
portatrici di morte senza compassione;
e intanto le spose e anche le madri canute
di qua e di là, presso la sponda dell'altare
gemono supplici
per le pene luttuose
e il peana manda echi luminosi
e la voce lamentosa del flauto concorde,
per cui, o aurea figlia di Zeus,
manda un aiuto dal bel volto"
Sofocle Edipo re, parodo , terza strofe vv.190-202.
Sommario
Segue la deprecazione di Ares, lo smodato, che ispira pestilenziale frenesia di guerra. Possa egli ritirarsi in tutte le direzioni, sparisca con i demagoghi suoi seguaci, e il suo fuoco dannoso e deleterio venga annientato da quello luminoso, purificatore, salvifico di Zeus.
Traduzione
E Ares, lo smodato, che
ora senza bronzo di scudi
mi brucia tra le grida aggredendo
prego che volga la schiena in una corsa retrograda, precipitosa/
lontano dal confine della patria, sia verso il grande
talamo di Anfitrite
sia verso il tracio flutto
inospitale agli ormeggi:
infatti alla fine se qualche cosa la notte lascia fuggire,
su questa si avventa il giorno.
Costui o tu che distribuisci
la potenza dei lampi infuocati
Zeus padre, annientalo sotto il tuo fulmine
Sofocle Edipo re, Antistrofe terza, vv.203-215.
Sommario
Contro i mali viene invocato Apollo Liceo, il dio dall'arco d'oro, uccisore dei lupi, e Artemide la sorella cacciatrice, con le fiaccole che illuminano le corse su per i monti, e infine Bacco eponimo di Tebe, dal volto colore del vino, perché porti il suo fuoco vivificatore e catartico contro il nume delle ignobili guerre, Ares il dio disonorato tra gli dei.
Traduzione
Signore Liceo
io vorrei che dalle funi d'oro intrecciato
fossero scagliati dovunque i tuoi dardi indomabili
messi davanti in aiuto, e le fiaccole
fiammeggianti di Artemide con le quali
si lancia su per i monti della Licia
e il dio dalla mitra d’oro invoco,
eponimo di questa terra,
Bacco dal volto colore del vino, evio
compagno di tiaso delle Menadi
che si avvicini bruciando
con splendida (...)
face contro il dio disonorato tra gli dei 215
Bologna 18 marzo 2025 ore 10, 56 giovanni ghiselli
p. s.
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