martedì 18 marzo 2025

Sofocle Edipo re, Parodo. Versi 151-215.


 

Prima strofe,vv.151-158.

Sommario

Il coro di vecchi tebani rivolge la prima invocazione alla parola delfica che viene da Zeus e da Apollo, suo profeta. Il responso riferito da Creonte non è ancora chiaro: potrebbe preannunciare qualche cosa di nuovo e inquietante, oppure il necessario ripetersi di situazioni antiche. In ogni modo i vaticini pitici vanno seguiti poichè sono figli della speranza.

 

Traduzione

O voce dolciloquente di Zeus

quale mai da Pito ricca d'oro

 sei venuta alla splendida Tebe?

sono teso agitando l'anima

tremante dalla paura

ié Soccorritore di Delo,

intorno a te con sacro timore domando quale cosa, o di nuovo

o con il volgersi delle stagioni un'altra volta

effettuerai per me.

Dimmelo, figlia della speranza d'oro,

voce immortale.

 

Sofocle, Edipo re, parodo, prima antistrofe vv.159-167.

Il coro invoca le divinità atte a stornare la sventura: Atena, la dea poliade, Artemide, divinità delle cacce e delle nobili gare benefiche per la città, e Febo, il nume che scaglia i dardi lontano dai suoi protetti; quindi  i vecchi tebani ricordano una precedente epifania, manifestando  nobile riconoscenza agli dei salvatori.

 

Traduzione

Te per prima invocando, figlia di Zeus,

Atena immortale

e la sorella che protegge la terra,

Artemide che sta seduta sul famoso trono circolare

della piazza

e Febo che scaglia lontano,iò,

apparitemi in tre a stornare la sventura,

se mai anche per una precedente sciagura

che si levava sulla città,

metteste fuori luogo la fiamma della pena

venite anche ora.

 

Sofocle Edipo re parodo seconda strofe vv. 168-178.

Sommario

Viene descritta la pena e la consunzione della città alla cui salvezza non basta arma di pensiero: infatti la vita declina nella terra che non produce frutti e nelle donne che non partoriscono; invece si ammucchiano dappertutto i cadaveri; questi poi diventano uccelli che si levano a volo verso la sponda del dio della sera, nel putrido regno del nulla.

Traduzione

Ahimé, innumerevoli infatti sopporto

le pene e mi sta male tutto

lo stuolo, e non c'è arma della mente

con cui uno si difenderà; infatti non crescono i frutti

della terra famosa, né con i figli

si alzano le donne

dai travagli che fanno gridare;

ma uno sull'altro

potresti vederli, come uccelli dalle larghe ali,

con slancio maggiore del fuoco che infuria,  levarsi

verso la sponda del dio della sera.

 

Parodo , seconda antistrofe. vv.179-189.

Sommario

La città è ingombra di cadaveri e di moribondi rimasti privi di ogni pietà. Tra i vivi, le donne conservano più forte il sentimento religioso e gemono supplici, aggrappate agli altari, mentre il peana e il flauto concorde mandano soffi di lampi chiedendo ad Atena di inviare  contro tanta desolazione un rimedio dal bel volto .

Traduzione

"E la città muore senza tenere più conto di questi

e progenie prive di pietà giacciono a terra

 portatrici di morte senza compassione;

e intanto le spose e anche le madri canute

di qua e di là, presso la sponda dell'altare

gemono supplici

per le pene luttuose

e il peana manda echi luminosi

e la voce lamentosa del flauto concorde,

per cui, o aurea figlia di Zeus,

manda un aiuto dal bel volto"

 

Sofocle Edipo re,  parodo ,  terza strofe vv.190-202.

 

Sommario

Segue la deprecazione di Ares, lo smodato, che ispira pestilenziale frenesia di guerra. Possa egli ritirarsi in tutte le direzioni, sparisca con i demagoghi suoi seguaci, e il suo fuoco dannoso e deleterio venga annientato da quello luminoso, purificatore, salvifico di Zeus.

 

Traduzione

E Ares, lo smodato, che

 ora senza bronzo di scudi

mi brucia tra le grida aggredendo

prego che volga la schiena in una corsa retrograda, precipitosa/

lontano dal confine della patria, sia verso il grande

talamo di Anfitrite

sia verso il tracio flutto

inospitale agli ormeggi:

infatti alla fine se qualche cosa la notte lascia fuggire,

 su questa si avventa il giorno.

Costui o tu che distribuisci

la potenza dei lampi infuocati

Zeus padre, annientalo sotto il tuo fulmine

 

 

 

Sofocle Edipo re, Antistrofe terza, vv.203-215.

Sommario

Contro i mali viene invocato Apollo Liceo, il dio dall'arco d'oro, uccisore dei lupi, e Artemide la sorella cacciatrice, con le fiaccole che illuminano le corse su per i monti, e infine Bacco eponimo di Tebe, dal volto colore del vino, perché porti il suo fuoco vivificatore e catartico contro il nume delle ignobili guerre, Ares il dio disonorato tra gli dei.

 

Traduzione  

Signore Liceo

io vorrei che dalle funi d'oro intrecciato

fossero scagliati dovunque i tuoi dardi indomabili

messi davanti in aiuto, e le fiaccole

fiammeggianti di Artemide con le quali

si lancia su per i monti della Licia

e il dio dalla mitra d’oro invoco,

eponimo di questa terra,

Bacco dal volto colore del vino, evio

compagno di tiaso delle Menadi

che si avvicini bruciando

con splendida (...)

face contro il dio disonorato tra gli dei 215

 

Bologna 18 marzo 2025 ore 10, 56 giovanni ghiselli

p. s.

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