Per quale ragione c’è tanta violenza tra i ragazzi?
Per tre ragioni soprattutto: una è che vedono la violenza diffusa nel mondo, una violenza che prevale sempre, e il più delle volte non viene punita. L’altro motivo è che i ragazzi non sanno parlare e non hanno altro strumento che la violenza per comunicare.
Poi c’è il culto della roba che acquista le persone prima ancora di venire acquistata.
Leggo su “la Repubblica” di oggi:
Accoltellato al petto a 16 anni
per un giubbotto non pagato.
“Frascati, il ragazzo è gravissimo il feritore ha 14 anni”
Sentiamo questo quattordicenne:
“Ci siamo incontrati perché gli avevo venduto un giubbotto e mi doveva ancora 60 euro. Abbiamo iniziato a litigare. Lui mi ha colpito con due pugni, io non ho capito più niente. Ho preso il coltello: mi dispiace tanto, non volevo fargli del male. Ve lo giuro” (p. 19).
Parole prive di logica. Frasi fatte imparate da altri ragazzi violenti.
Il cattivo esempio dato da tanti dunque fa cattiva scuola.
La buona scuola non funziona nell’offrire contromodelli al paradigma della violenza.
Il rimedio a tutto questo male sarebbe l’educazione. Noi vecchi l’abbiamo ricevuta dalla scuola che ci insegnava a leggere a parlare ad apprendere, a criticare.
Se tramonta e sparisce la paideia l’umanità si imbestia.
Ecco il commento del padre del ragazzo gravemente ferito:
“Tanti vanno in giro con le lame
il mio Lorenz lotta per non morire”
Bologna 31 marzo 2025 ore 20, 44 giovanni ghiselli.
p. s.
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