L’epiteto esornativo intellettuale viene attribuito in maniera quanto meno impropria, spesso anche arbitraria e fuorviante, a chi viene messo sulla scena perché confermi quanto serve al burattinaio.
Noto che rimangono ancora pochi studiosi seri che hanno appunto studiato molto e bene quindi hanno pure capito e creato qualcosa di bello e di buono.
Ho appena finito di leggere il Manifesto di Ventotene molto menzionato in questi giorni ma poco capito e forse nemmeno letto dai più, sebbene sia breve.
Ebbene nella penultima pagina di questo libretto c’è una definizione dell’epiteto in questione tale che esclude la possibilità di attribuirlo alla maggior parte di quelli che vengono spacciati per intellettuali.
Cito dunque le parole di Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi: “Gli intellettuali, particolarmente i più giovani, sono quelli che si sentono spiritualmente più soffocare e disgustare dal regnante dispotismo”.
Non uso tale termine che oggi è fuorviante ma aggiungo che lo studioso serio, intelligente e sensibile è quello dotato di spirito critico, ossia è capace di dare giudizi- krivnein- che colgano nel segno oltrepassando i catechismi via via imposti dalle mode, dall’interesse e dalle direttive di questo o quel padrone di turno. Essere kritikov~ è il presupposto metodico indispensabile per giungere all’opposizione del dispotismo regnante.
Bologna 16 marzo 2025 ore 20, 57 giovanni ghiselli
p. s.
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