lunedì 31 marzo 2025

Ifigenia IV. La brama amorosa che trafigge le ossa deve pazientare.


Finite le ore di scuola, ci incontrammo di nuovo nel bar dell’intervallo. Poi ci incamminammo verso via Ugo Bassi. Avevo lasciato la bicicletta nel cortile della scuola e Ifigenia doveva prendere l’autobus in via Rizzoli per raggiungere il suo quartiere.

Iniziai chiedendole quali materie insegnasse e se avesse un amore in corso.

Rispose che insegnava italiano e latino e avrebbe voluto riprendere il greco aiutata da me. Poi disse di essere maritata non bene e che sentiva il bisogno di un uomo come me, anzi proprio di me.

“Ora dunque devi dirmi qual è la tua disponibilità”.

“A darti una mano nel greco  è incondizionata, ad avere una relazione amorosa invece è soggetta alla mia situazione. Io non sono sposato, ci mancherebbe altro, ma ho dei problemi nel lavoro. Conoscerti profondamente e meravigliosamente mi attira, come potrei non essere attratto da te? Sei così bella, intelligente e decisa! Però, da quando è cambiato il preside, io   sono inceppato da fastidiosi intrighi nati e cresciuti nell’ambiente che condividiamo, ceppi che potrebbero bloccare anche te, se lasciassimo vedere una relazione tra noi a certi  furfanti bigotti. Io sto lottando contro il dirigente e la sua vice per non perdere la mie classi liceali. Sono già tre anni che insegno al liceo e mi sono ammazzato di lavoro per farlo in maniera prima faticosa, poi decente, quindi sono arrivato  a fare lezioni di buon formato e di soddisfazione per me e gli studenti. Credo che l’interesse  che tu  mi dimostri sia la mia borsa di studio, un premio che all’inizio era follia sperare. Tu sei tale grazia divina  desiderata per tutta la vita.

Al ginnasio dovrei insegnare prevalentemente , secondo alcuni esclusivamente i tecnicismi grammaticali e sintattici  che richiedono meno impegno e questo non mi arride.  Non è il mio lavoro occuparmi solo di spiriti aspri o dolci, di accenti acuti o gravi di grammatica e prosodia con tribrachi e molossi, senza leggere e commentare i testi. Se dovrò cambiare, cercherò un mutamento in meglio, di tipo universitario, non in peggio. Del resto per ora il triennio liceale mi va benissimo. Andare al ginnasio invece mi sa di retrocessione e regredire è quasi sempre dolore e follia.

Pare che una nipote della vicepreside  che gestisce ancora del potere e condiziona quel pover’uomo del preside nostro, entrata nella mia prima liceo abbia detto alla zia che le mie lezioni sono troppo difficili. Sicché la cricca  dei docenti senatori si è accordata per mettere al mio posto una collega dai voli più bassi, una buona persona per carità, ma quasi tutti i miei studenti vogliono me, hanno chiesto che io rimanga con loro e questo ha creato una forte ostilità dei dirigenti  nei miei confronti.  La mia difesa nella nostra scuola sono questi allievi che si sentirebbero traditi se me ne andassi senza avercela messa tutta per restare con loro.

 Mi sento in dovere di ringraziarli del loro appoggio, necessario dal momento che voglio  evitare la regressione, e mi impegno a fare lezioni sempre più ricche, più belle, e per questo devo studiare molto: tutto il pomeriggio. Voglio dare una visione della cultura europea insegnando greco e latino. Di sera qualche volta mi vengono a trovare un paio di donne, una alla volta, due amanti che non amo, né loro amano me, per cui le lascerò appena potrò fare l’amore con te. Ma non è ancora il momento. Facciamo così collega carissima, deliziosa signora dal marito di levatura non confacente alla tua: prendiamo un poco di tempo prima di provare a imbarcarci in una relazione amorosa. Intanto possiamo parlare a scuola e magari, se puoi, vederci qualche volta di sera, anche per verificare se oltre la brama erotica che trafigge le ossa, le mie di sicuro, e forse anche le tue, c’è anche dell’ altro nutrimento per il nostro amore e un viatico sufficiente per una bella traversata insieme su un vascello nostro. Sono  cresciuto a Pesaro e le metafore marine mi piacciono, quanto il pesce che qui non si mangia”. Tendevo a sdrammatizzare e banalizzare ma Ifigenia mi richiamò all’ordine, alla parte della mia identità che più le piaceva.

 

“Quello della brama che trafigge le ossa chi è?”, domandò manifestando attenzione a quanto dicevo e una certa complicità “sapienziale” oserei dire.

“Archiloco: “povqw/ peparmevno~ di’ ojstevwn”, risposi.

“Dimmi anche una metafora marina tratta da un testo greco, per piacere”

“Volentieri: “povli~ h[dh saleuvei

“Questo chi è, e che cosa fa la città?”

“E’ l’Edipo re di Sofocle, la città è Tebe che fluttua agitata dalle onde della peste e della sterilità, come il nostro liceo da quando l’onesto gentiluomo Piero Cazzani è andato in pensione”

“Vedi che funzioniamo?” fece lei sorridendo amabilmente come Afrodite.

“E come no!” risposi tutto contento.

Intanto il suo autobus era arrivato e Ifigenia vi salì facendomi il segno di un bacio che ricambiai. Tornando a scuola, poi a casa in bicicletta pensavo che potevamo funzionare. Ci eravamo accordati  di vederci per la mattina seguente lì alla fermata di via Rizzoli, Saremmo andati al lavoro facendo la strada insieme, da buoni colleghi: una giovane assai, e bella molto, l’altro pur sempre  un giovanotto di trentaquattro anni non ancora compiuti, per lo meno piacente, un lepido moretto  di belle speranze. Così mi sentivo.

 

Bologna 31 marzo 2025 ore 18, 37 giovanni ghiselli

p. s.

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