venerdì 28 marzo 2025

Aristofane Lisistrata XX. Lisistrata è maestra di Pace. Ricorda le benemerenze reciproche tra Ateniesi e Spartani.


 

Lisistrata dà lezione di buone maniere e di conciliazione a uomini e donne, a Spartani e Ateniesi. E’ la magistra pacis come Diotima nel Simposio platonico è la professoressa dell’amore

 

Lisistrata sostiene che non è difficile risolvere le contese se una ha a che fare con gente matura  che non cerca il cimento degli uni contro gli altri.

Tavca  d j ei[somai. Lo saprò presto.

  domanda dove sia la Pace pou`  jstin hJ Diallaghv; la riconciliazione (1114);   quindi dall’alto scende con un argano una bella ragazza nuda che la personifica. Lisistrata le chiede di recarsi a Sparta, poi  di ritornare portando con sé gli Spartani, e la prega di farlo mh; caleph`/ th`/ ceiriv non con mano dura e arrogante, né come facevano i nostri uomini da ignoranti- ajmaqw`" 1117 bensì come conviene alle donne- 1116 ajll j wJ" gunai`ka" eijkov" (1119) in modo del tutto affabile- oijkeivw" pavnu.

 

Lisistrata biasima la cattiva educazione e la condanna come disdicevole e improduttiva. Il maleducato aggressivo è spesso un ignorante e un frustrato, ed è quasi sempre un debole.

 

 Del resto bisogna agire con decisione. E se qualcuno fa il cane e non ti dà la mano, prendilo per la coda (th'" savqh" a[ge 1119 cfr. saivnw scodinzolo).

Poi  la Pace dovrà portare  lì da Lisistrata anche gli Ateniesi

Quindi Lisistrata cita un verso di Melanippe la saggia di Euripide (fr. 487)

ejgw; gunh; mevn eijmi, nou'" d j  e[nestiv moi  (1124), sono una donna ma ho senno!

 

Queste citazioni dei tragici soprattutto di Euripide, rende l’idea di quanto dovevano essere popolari ossia noti al popolo le tragedie rappresentate.

 

Quindi Lisistrata rimprovera i maschi che vanno a purificare con l’acqua gli altari a Olimpia, alle Termopili, a Delfi, e in altri luoghi che sarebbe lungo elencare, e mentre incombono i nemici barbari con gli eserciti, voi -li apostrofa-  fate morire uomini e città della Grecia  [Ellhna" a[ndra" kai; povlei" ajpovllute (1135).

 

I veri nemici  vuole dire Aristofane sono i Persiani, anticipando l' Ifigenia in Aulide di Euripide di un lustro e Isocrate di vari decenni.

 

Il  Pritano ribatte  sono io che muoio, così arrapato (scappellato)- ejgw;  d j ajpovllumai ajpeywlhmevno" –ajpoywlevw- ywlhv , hJ-è il glande fuori dal rivestimenti.

 

Lisistrata ricorda agli Spartani che Cimone portò 4000 opliti  ateniesi in loro aiuto contro i Messeni ribelli e o{lhn e[swse th;n Lakedaivmona (1144), salvò l’intera Sparta (cfr. Plutarco Vita di Cimone, 16;  Tucidide I, 102).

In quel tempo Messene incombeva sopra i voi e anche il dio con le scosse di terremoto-hj de; Messhvnh tovte- ujmi`n ejpevkeito cwj qeo;" seivwn a{ma- 1141-1142 

 

Era il 462 durante la III guerra messenica (464-455). A Sparta ci fu un terremoto che fece cadere anche alcune rocce del Taigeto. Si ribellarono gli iloti della Laconia, della Messenia e un paio di comunità perieciche dell’area montuosa. I Messeni si arroccarono sull’Itome 800 metri

Gli Spartani temettero collusioni tra gli insorti e alcuni Ateniesi, sicché  il contingente di Cimone venne bruscamente rimandato a casa. Atene allora si alleò con Argo, con i Tessali  in senso antispartano e con Megara in funzione anticorinzia. Cimone venne ostracizzato nel 461. L’ostracismo serviva già a regolare i conti tra i partiti.

 

Lisistrata dunque rinfaccia questo aiuto dell'ateniese Cimone e l’ingratitudine degli Spartani che hanno devastato l’Attica più volte.

 Il Pritano le dà ragione. Lo Spartano ammette il loro torto e ammira il culo della Pace, indicibilmente bello: “ ajdikivome": ajll j oj prwktov" a[faton wJ" kalov" (1148)

Lisistrata poi, per par condicio, rimprovera gli Ateniesi ingrati verso gli Spartani che cacciarono Ippia nel 510 e liberarono la povli" dalla tirannide.

Quindi lo Spartano elogia Lisistrata come la donna più buona e il Pritano dice di non avere mai visto kuvsqon  kallivona 1158 una fica più bella (cfr. cunnus).

 

Ora euripidaristofaneggio, come Cratino.

Tale richiesta di pace si trova anche nelle Fenicie di Euripide rappresentate nello stesso periodo di tempo (tra il 411 e il 409).

Giocasta strappa a Eteocle l’aura eschilea del re preoccupato del bene comune. La madre contrappone all’ambizione del figlio  l’ jisovthς, l’uguaglianza, una norma del cosmo come si vede nella distribuzione di ore di luce e di buio, uguali nel corso dell’anno. La brama del più è invece il principio della discordia. Contro le trame oligarchiche.

 

 Tucidide ricorda che nello stesso governo dei Quattrocento prevalevano invidie e rancori poiché nessuno voleva l’uguaglianza ma ciascuno pretendeva di essere il primo. Tali sforzi portarono alla rovina di una oligarchia nata da una democrazia (VIII, 89, 3).

 

Giocasta dunque professa un atto di fede nella democrazia e nell’uguaglianza e nella pace.

Il più ha soltanto un nome: tiv d’ ejsti; to; plevon; o[nomj e[cei movnon ( 553) , poiché ai saggi basta il necessario (ejpei; tav g j ajrkounq j iJkana; toi'ς ge swvfrwsin 554), le ricchezze non sono proprietà privata dei mortali (ou[toi ta; crhvmat j i[dia kevkthntai brotoiv  555), noi siamo curatori di cose che gli dèi possiedono (ta; tw'n qew'n d j e[conteς ejpimelouvmeqa, 556) e quando essi vogliono ce le ritolgono o{tan de; crhv/zw's j , au[t j ajfairou'ntai pavlin (557).

 Nella Consolatio ad Marciam  (10, 2) Seneca scrive:"mutua accepimus. Usus fructusque noster est ", abbiamo ricevuto delle cose in prestito. L'usufrutto è nostro

A Polinice Giocasta fa notare che i favori di Adrasto sono ajmaqei'ς cavriteς (569) favori disumani e tu sei venuto qua porqhvswn povlin a distruggere la città ajsuvneta, dissennatamente (Cfr. le Troiane).

Euripide attraverso Giocasta si rivolge ai politici ateniesi di quegli anni: mevqeton to; livan, mevqeton ( imp. aor m. duale di meqivhmi. 584), abbandonate l’eccesso, abbandonatelo. E’ un monito alla parte oligarchica e a quella democratica.

 

Bologna 28 marzo 2025 ore 19, 22 giovanni ghiselli

 

 

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