domenica 30 marzo 2025

Ifigenia I. L’incontro con la Kore.


 

Nel ginnasio liceo Marco Minghetti di Bologna era  suonata da poco la campanella dell’intervallo delle 11. Stavo uscendo in fretta dal piano terreno buio per andare nel bar di via Nazario Sauro situato di fronte alla scuola. Quando fui vicino al portone, sentìi che qualcuno mi stava arrivando alle spalle. Mi girai e vidi una collega giovane molto e bella, una supplente arrivata da poco.  Disse che voleva parlarmi.

Divinam ego putabam, pensai che fosse mandata da Dio.

 

Era lei, la Kore  immaginata e invocata durante il solitario giro ciclistico di agosto dell’Ellade tra Andros, Mykonos, Maratona, Brauron, Atene,  Corinto, Epidauro, Micene, Patrasso. Era questa la ragazza invocata fra le gioie e i triboli di quel viaggio pieno di sogni e di segni. Il dio non mi aveva mentito. Probabilmente era questa nuova collega la kore, la figlia che cercavo dopo avere perduto quella concepita quattro anni prima con Päivi che l’aveva abortita.

Avevo notato  questa ragazza mi guardava mentre parlavo durante un’assemblea studentesca. Il 1978 era stato per me un anno di abbondante messe amorosa,  ma tale  fanciulla era  la spiga più bella del mazzo, il fiore dai colori più vivi, il frutto probabilmente più saporito, succoso e significativo.

“Come ti chiami?” Le domandai, simulando noncuranza.

“Ifigenia”disse con un sorriso aperto fin dentro l’anima.

Hoc erat in votis”, pensai.

“Io gianni”, risposi.

“Lo so. Posso darti del tu?”.

Certo, come no, siamo colleghi e magari diventeremo amici! Che cosa posso fare per te?”

“ I ragazzi  mi dicono che sei molto bravo. Vorrei che lo dicessero anche di me. Insegnami come si fa. Per ora mi trattano con simpatia, come se fossi una di loro, ma non credo che mi ritengano brava”.

“Ci vuole tempo. Immagino che tu sia una laureata precoce: avrai poco più di vent’anni”

“Venticinque a dicembre”

 “Io ne compirò trantaquattro in novembre. Quando ho iniziato al liceo,  tre anni fa, ne avevo già quasi trenta e non sapevo come fare per ottenere l’ attenzione degli studenti. Ci ho messo un paio di mesi per farmi ascoltare e altri due anni prima che le ragazze e i ragazzi mi considerassero bravo. Ho dovuto studiare molto, imparare i classici greci, latini e altri europei disporli in una visione  comparativa non senza corredarli  di giudizi critici, condividendoli o criticandoli a mia volta. Mi tenevo  su con la speranza di una borsa  di studio”.

“Cioè?”

“L’attenzione  degli studenti. E ora magari la tua: my Fellow-ship I call you”: potresti essere tu la mia prossima borsa di studio”.

“Non so se merito tanto interesse”

“Sto solo contraccambiando il tuo, molto gradito. ”

“Ne sono felice”.

La simpatia aperta che durante quell’intervallo, la giovane collega mi manifestava, la fiducia che mi dichiarava guardandomi apertamente negli occhi, e chiedendomi di insegnarle il nostro mestiere, la curiosità e la vitalità prorompente che tutta la sua luminosa persona irradiava, mi riempiva di gioia e non mi consentiva di simulare né dissimulare l’attrazione che sentivo per questa ragazza vagheggiata e  auspicata mentre pedalavo per l’Ellade, eppure inopinata in quel preciso momento. Contraccambiavo apertamente i suoi sorrisi mentre  ne osservavo le membra slanciate e armoniose, formose ma snelle, il viso illuminato dagli occhi grandi, scuri, ridenti, la piccola testa incorniciata dai folti capelli neri e ondulati. Mi sovvenne Helena, la finnica amata sette anni prima, l’Augusta della mia vita, immagine sacra eppure vivente di  Afrodite dal dolce sorriso. Donne che amano e fanno amare la vita.

 

 

Bologna  30 marzo 2025 ore 10, 35  giovanni ghiselli

p. s

Oggi è iniziata l’ora legale. Significa che la luce, la più rallegrante delle cose, rimarrà ad allietarci fino alle otto di sera. Il buio del nostro scontento si sta ritirando. Spero lo stesso del freddo che ha imperversato già troppo a lungo.

 

 

 

 

 

 

Nessun commento:

Posta un commento