La cultura greca prima di Platone non arriva a negare né a soffocare la natura. Quando c'è questo pericolo, interviene il vino a ravvivare l'elemento naturale e ad attivare quella poesia che scaturisce dalla sfera emotiva dell'autore per arrivare a colpire quella del lettore, mettendo in moto il pathos più della logica.
Un saggio indiano, Shree Rajneesh, commentando Eraclito (in L'armonia nascosta) ricorda che"la vita non è logica. E' logos, ma non è logica.".
Talora il paravlogon può prevalere sulla logica
Il filosofo di Efeso il quale, come il signore di cui c'è l'oracolo a Delfi"ou[te levgei ou[te kruvptei ajlla; shmaivnei", non dice né nasconde ma significa (fr.120 Diano), ha indagato se stesso (fr.126 Diano), al pari di Edipo, e ha scorto un'armonia nascosta più forte di quella che vedono tutti:"aJrmonivh ajfanh;" fanerh'" kreivsswn" (fr.27 Diano).
Ebbene Sofocle che del signore di Delfi è, con Erodoto, uno dei portavoce più convinti, rappresenta personaggi i quali, nel bene e nel male, giungono là dove la sola logica non può arrivare.
La loro
grande passione può essere definita dalla massima delfica"Conosci te
stesso". Essi intraprendono una ricerca che li porta fino all'inconscio e
oltre; le loro parole vanno molto al di là della logica. Costituiscono un ponte verso l'inconscio.
Sofocle apre i sotterranei dell’anima molto tempo prima di Freud.
Sul versante dionisaco della cultura greca tragica, quello dionisiaco, c'è innanzitutto il Bacco di Euripide che guida un esercito di Menadi contro l'unilateralità della logica. Le donne di Tebe invasate dal bel dio figlio di Zeus e di Semele cantano che il sapere non è sapienza:"to; sofo;n d j ouj sofiva"(Baccanti, v.395).
Il baccantismo cui il tragediografo ateniese ha dato voce poetica nel più discusso dei suoi drammi, è stato una reazione, anche fisiologica , tanto all'oppressione subita dalle donne, alla repressione del loro istinto, quanto a un uso spropositato della presunta razionalità, ossia della logica meschina con la quale i burocrati"scemi" come Penteo vogliono ridurre in formule e rendere grigia la vita varia e variopinta del mondo.
La baccante è lieta come puledra che, insieme con la madre al pascolo, muove a salti l'agile piede "hJdomevna d j a[ra, pw'lo" o{pw" a{ma matevri- forbavdi, kw'lon a[gei tacuvpoun skirthvmati" (Baccanti, vv.166-167); mentre Penteo, il capo che si crede razionale, è scemo e dice cose sceme:"mw'ra ga;r mw'ro" levgei"(v.369). Non è un ossimoro vivente, un finto pazzo come Bruto o Amleto; è un mw`ro~ un cretino integrale.
Pasolini ebbe a scrivere:
“Quanti Pentei, nella nostra società…I Pentei italiani sono dei mediocri, dei meschini imbecilli, neanche degni di essere dilaniati dalle Menadi ”[1].
Una reazione del genere è avvenuta in tempi recenti: precisamente nel movimento del 1976-77, dove c'era una forte componente femminista animata anche dalla volontà di rivalutare la fantasia, l'istinto, in particolare quello delle donne, contro gli angusti schemi della burocrazia del "compromesso storico". Poi però la fantasia è stata ricacciata indietro dalle stragi, e l'istinto è decaduto nella subrazionalità e nell'ignoranza imposta dalla televisione attraverso il "genocidio culturale" denunciato, invano, da Pasolini. Un genocidio che si è ritorto contro i manovratori che l'hanno voluto, aprendo la strada a padroni nuovi, ancora più rozzi dei precedenti. Così nell'antica Atene la libertà anarchica delle Baccanti è decaduta nel disimpegno politico e nella chiusura dentro la sfera privata, nell'egoismo e nella "calva assennatezza" della commedia di Menandro.
Bologna 23 marzo 2025 ore 19, 22 giovanni ghiselli.
p. s.
Link per seguire da lontano la conferenza che terrò nella biblioteca Ginzburg di Bologna lunedì 24 marzo dalle 17 alle 18, 30 https://meet.google.com/tuy-dqhu-osh
Presenterò Sofocle e il suo Edipo re commentandone alcune parti.
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