Agathe dunque arrivò a casa del fratello. Ulrich le lasciò il tempo di riposare dicendo che non aveva potuto disdire un impegno e uscì di casa. Quando si svegliò Agathe vide che le pareti erano coperte di libri come quelle dello studio paterno.
I libri con i loro autori disposti in una casa sono spesso segni di riconoscimento di chi vi abita,
In un’altra stanza c’erano attrezzi sportivi. Altro segno distintivo: mens sana in corpore sano. Agathe notò una certa confusione e ne ebbe paura. Ulrich ebbe l’impressione che il proprio ambiente fosse sgradito alla sorella. Si scusò dicendo che aveva messo su casa in modo sbagliato. Agathe lo smentì e consolò carinamente: “Ma è tutto molto grazioso”. La borghesia quando assume i modi dell’aristocrazia può diventare più educata e raffinata di quella che è tale per il sangue.
Ulrich aggiunse che se avesse una casa fatta su misura gli sembrerebbe di avere assoldato un ambientatore.
Questa è una bella battuta che indicherei a chi va dallo psicologo, dal dietologo e così via.
Il fratello pensava che con la sorella in casa la sua vita sarebbe cambiata. Amanti non se le era fatte mancare, però Agathe era la prima donna che aveva invitato a coabitare. Un’abitudine da faraoni e da Tolomei. In effetti è più facile trovare congenialità in una sorella che in altre donne.
Ulrich aggiuse che la loro convivenza poteva essere reciprocamente educativa, catecontica: “come fratello e sorella non possiamo concederci certe cose che isolatamente ci permettevamo; appunto per questo vogliamo vivere insieme” 866. Tale impedimento to; katevcon al disordine totalr piacque ad Agathe. Il suo sguardo era gaio.
Agathe veniva da un primo marito morto ante diem e da un secondo che detestava.
Il fratello le domandò come fosse la sua casa.
“Da borghesi. Da Hagauer. “Tanto carina”. Falsa come la tua!”
Ulrich diede voce al proprio scetticismo: “Metter su una casa è come erigere una facciata dietro alla quale non c’è niente”.
Parlava in tono salottiero. In fondo pure quello che diceva era niente. Comunque tende a fare il maestro della sorella che aveva cinque anni meno di lui. Poco più di venticinque lei, poco più di trenta lui.
Agathe però va al sodo: proporresti di vivere in un albergo?
“No, tutt’al più quando saremo in viaggio”
Agathe lo provoca: “e per il resto dobbiamo costruirci una capanna di frasche” . La ragazza supera il fratello nell’ironia corrosiva.
Il giovane uomo si fa serio e domanda: “come devo vivere?”
Ulrich era bello, colto, intelligente pieno di qualità dunque, ma non sapeva come applicarle alla sua vita. Viveva come un ragazzo in vacanza o un pensionato svogliato. Quasi un vecchio sibarita disgustato della vita. Agathe fa: “bisogna tentare!” poi va sul concreto e chiede aiuto per disfare le valigie. Il fratelli si adopera per rimediare alla propria trascuratezza ma lo fa con imperizia: “vuotò gli armadi come un cacciatore sbudella una bestia” e cedette la camera alla sorella. A lui sarebbe bastato un divano.
Qui appare la sui neglegentia petroniana non senza una certa generosità. Di fatto creava disordine. Veniva distrutta la comodità della sua vita tanto piacevole quanto vana. Le cosettine della sorella, finemente piegate nelle valigie, uscendone si allargavano e fiorivano in aria come un centinaio di rose tirate fuori dal cappello di un prestigiatore.
Qui si vede lo scrittore dotato che con intelligenza-suvnesi~- coglie le analogie e scrivendo mette insieme paragoni e metafore. Così confeziona lo strano, il peregrino to; xenikovn del linguaggio senza perderne la chiarezza.
I due fratelli continuarono tra incidenti e risate. Come avviene tra amici. Ulrich pensava ripetutamene “Adesso c’è Agathe” con lo stupore di un bambino cui è stato donato un giocattolo. Si chiedeva se quella ragazza fosse bella. Forse non proprio, però da lei emanava un fascino più intenso di quello della grazia. Pensava che una consanguinea può essere considerata con affetti maschili mettendo da parte il costume invalso e le complicazione dell’igiene e della morale. Loro due poi non erano stati allevati insieme e questo aveva impedito il formarsi dei sentimenti fraterni sterilizzati nella famiglia europea. Tuttavia Ulrich non aveva osato trovare bella la propria sorella. Gli piaceva oltre misura, eppure pensava: “Non si può veramente trovar bella la propria sorella, tuttavia si può essere lusingati che la trovino bella gli altri” 869.
Ma poi sente la sua voce e avverte ondate di profumo che accompagnavano le sue vesti, si muoveva ora un ginocchio di lei, ora le dita delicate o c’era la disubbidienza di un ricciolo.
Agathe era lì dove prima non c’era nulla. Era come quando il sole riempie di luce e calore un luogo ombroso e si sente il profumo di erbe che si aprono.
Ulrich insomma è un giovane irresoluto, molto educato eppure agitato da onde di provenienza diversa mosse da venti contrari.
Anche Agathe sentiva e godeva l’intensità della loro riunione.
La giovane donna entrò nel bagno e uscendone aveva solo la biancheria. Entrò risoluta nella stanza dove il fratello fumava ed entrambi rimasero turbati senza però darlo a vedere. Del resto pensavano che sulla spiaggia ci si trova in costume. Si mossero insieme per recuperare le calze e il vestito. Il fratello notò che la sorella camminava come un ragazzo con gusto protervo e gli sovvenne che le donne fanno così quando non si sento protette dalle vesti. Quindi Ulriche aiutò la sorella ad agganciare il vestito trafficando dietro la sua schiena e Agathe capì senza gelosia che il fratello si intendeva di vestiario femminile.
Il fratello invece era molto turbato: si trovava nella propria pelle eppure si sentiva attratto fuori da se stesso come se gli venisse assegnato un secondo corpo molto più bello.
Quando ebbe raddrizzato la schiena disse: “Adesso ho capito chi sei tu! Sei il mio amor proprio!”
Fu il primo tentativo di fermare in un giudizio l’arrivo della sorella p. Bologna 21 marzo 2025 ore 18, 22 giovanni ghiselli
p. s.
Statistiche del blog
Sempre1704051
Oggi745
Ieri319
Questo mese11106
Il mese scorso23432
Nessun commento:
Posta un commento