domenica 14 giugno 2015

"Ifigenia in Aulide" di Euripide, versi tradotti da Giovanni Ghiselli

Il sacrificio di Ifigenia (1632-1633)
di François Perrier 
Versi tradotti da Giovanni Ghiselli che verranno recitati nel convegno di Siracusa la sera del 19 giugno sulle tragedie Ifigenia in Aulide di Euripide e Medea di Seneca rappresentate nel teatro greco le sere precedenti

Traduzione dei vv. 1146-1208 dell’Ifigenia in Aulide di Euripide

Clitennestra
Ora ascolta: parlerò apertamente infatti,
 e non faremo più uso di arzigogoli evasivi.
Innanzitutto, comincio a rinfacciarti  questo, 
 mi hai sposata costretta e mi hai preso con la violenza, 
dopo avere ammazzato il precedente marito Tantalo  1150 
e avere scagliato al suolo il mio bambino vivo
  strappato con violenza dal mio seno.
Allora i due figli di Zeus, miei fratelli,
mossero guerra contro di te lampeggiando sui cavalli:
ma il padre mio, il vecchio Tindaro ti salvò  1155
e in quanto ti rendesti supplice, avesti a tua volta il mio letto.
Dove mi riconciliai  con te, e confermerai che
ero una moglie irreprensibile verso di te e la tua casa,
casta nell’amore e in grado di accrescere 
la tua dimora, tanto che quando entravi 1160
eri contento e uscendo di casa eri felice.
Raro bottino per un uomo prendere una moglie
siffatta: mentre non è una rarità avere una sposa da poco.
Poi ti partorisco questo bambino, oltre 1165  
tre ragazze e tu di una di queste vuoi privarmi sciaguratamente.
E se qualcuno ti chiedesse per quale motivo intendi ucciderla,
dimmi, che cosa potrai rispondere? O devo dire io le tue ragioni?
Perché Menelao riprenda Elena. Bello davvero
pagare il prezzo di una figliola per una donna cattiva.
Le cose più odiose compreremo con gli affetti più cari 1170.
Suvvia, se andrai a fare la guerra lasciandomi a casa
e rimarrai là con lunga assenza,
quali sentimenti credi che avrò io nel palazzo,
quando vedrò vuoti tutti i seggi di questa figliola,
vuote  le stanze della ragazza, mentre io sto seduta 1175
da sola tra le lacrime, compiangendola sempre così:
“Ti ha ucciso, figliola mia, il padre che ti ha generato,
con il darti la morte lui stesso, non un altro, né con altra mano?”
Tale odio lasciando alla casa 
te ne vai, e allora basterà solo un pretesto piccolo 1180
per cui io e le figlie lasciate vivere
ti si accolga con l’accoglienza con la quale sarà necessario accoglierti.
No, dunque, per gli dèi, non costringermi
a diventare malvagia verso di te, e non diventarlo tu.  
Poniamo che
tu sacrifichi la figlia: poi quali preghiere dirai? 1185
quale bene per te potrai chiedere con una preghiera se sgozzi la tua figliola?/
Un ritorno segnato dal crimine, visto che parti da casa così turpemente?
Ma come, sarebbe giusto  che io ti augurassi del bene? 
 Vale a dire: non riterremmo stupidi gli dèi,
se vorremo bene agli assassini? 1190
Tornato ad Argo abbraccerai i tuoi figli?
No, non ne avrai il diritto. E quale dei figli
ti guarderà in faccia, laddove dopo gli abbracci ne ammazzi uno?
Hai già tenuto conto di questo, oppure ti sta a cuore
solo portare lo scettro e guidare l’esercito in guerra? 1195
Avresti dovuto tenere questo discorso in mezzo agli Argivi:
“Volete, Achei, salpare verso la terra dei Frigi?
Sorteggiate la figlia di chi deve morire”.
Questo sarebbe stato nei termini del giusto, e non che tu offrissi
la figlia tua ai Danai come prescelta vittima. 1200
Oppure che Menelao, visto che si trattava di fatti suoi, uccidesse
 Ermione per avere in cambio la madre. Ora invece sono io
che pur rispettando il tuo letto, verrò privata di una figlia,
mentre colei che ha sbagliato, sarà premiata dalla fortuna
 tenendosi la figlioletta sotto il tetto a Sparta. 1205
Se non  dico bene qualcuna di queste parole, rispondimi.
Ma se  ho detto bene, ravvediti e non ammazzare
 la  figlia tua e mia, e sarai saggio. 1208 
Traduzione di giovanni ghiselli

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