Cesare Pavese |
Delle sante feste comandate, feste della santa famiglia, ricordo con gioia 2 natali e 2 capodanni (inverni di gioie 1995-96 e 1999-2000) in cui le mie amanti sposate si rifugiavano nella latrina o nel garage per telefonarmi furtivamente e sussurrarmi tante parole buone e belle. Ne ero felice. Non ho mai udito parole più dolci, gradite e profumate di quelle sospirate di lì.
“Val la pena esser solo per essere sempre più solo?” (Pavese) Risposta: sì, data la feccia dei più tra i viventi. In questo primo giorno dell’anno mi trovo in casa coperto di cenci e mi tiene compagnia non tanto il gatto che mi fa da scaldino, né il cane pieno di zecche che mi fiata sulle mani quasi intirizzite e inabili a scrivere, quanto Aristofane che accresce la mia forza comunicativa con l'umanità superstite, la residua non feccia che vuole imparare cose nobili e antiche. I miei allievi e i miei lettori insomma.
Hanno trovato il farmakòs, il capro espiatorio: raddoppio dei rimpatri, (eufemismo per espulsioni). E i rimpatri dei nostri giovani emigrati? Più che i rimpatri degli emigranti venuti in Italia, ci stanno a cuore i rimpatri dei nostri giovani espulsi dall'Italia dei raccomandati e dei ruffiani. Basta con le ipocrisie e le menzogne della televisione che corrompe un popolo intero!
Il Papa l'ha capito: abbiamo preferito la speculazione, ha detto, al lavoro dignitoso e abbiamo condannato i giovani all'emigrazione.
Questa notte ho sognato sacerdoti santi che invece del matrimonio celebravano l'adulterio e benedicevano la lussuria mie e delle mie amanti nei loro riti sacri.
Una volta, con Augusto per esempio, si cercava il favore dei re, la gratia regum con la cultura, con l'arte, Pieriis modis, con le melodie delle Pieridi, che significa, per chi non lo sapesse, con la poesia; ora rimangono vicino alla greppia di Stato i tromboni onnipresenti che fanno strafalcioni bestiali come quelli che ho segnalato di recente senza alcun riscontro da parte dei denunciati, senza alcuna loro scusa per non essersi informati nemmeno su un Bignami. So di rischiare con tali denunce, ma continuerò a farle scrivendo e parlando, per rispetto dei miei non pochi lettori, dei miei ascoltatori, dei miei autori e del mio studiare con lena e con gioia.
Credo, scrivendo queste note e tenendo le mie conferenza, di essere forse piacevole o almeno non spiacevole e certamente non inutile, anzi utile, quindi di meritare omne punctum:
“omne tulit punctum qui miscuit utile dulci
lectorem delectando pariterque monendo” (Orazio, Ars poetica, 343-344)
Vi lascio il compito della traduzione. Buon anno!
giovanni ghiselli
Un abbraccio a te, che hai animo buono dal quale nascono parole gentili. Giovanna Tocco
RispondiEliminacondivido e godo delle citazioni ad hoc spesso spiritose sempre pertinenti Margherita
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