Stefano Fassina foto di Salvatore Contino |
La crisi politica e umana
Questa economia e questa "cultura" per sopravvivere
necessitano di un ceto di schiavi, come le antiche. La differenza è che gli
schiavi di oggi stanno peggio
Il sapere non è sapienza. La sapienza sa di vita, sa di uomo e, ancora
più, sa di donna.
Le menti appuntite, i dottori sottili possiedono qualche
sapere ma non hanno sapienza.
Il prototipo del ruffiano televisivo: se un ospite ride, lui si
sganascia dalle risate, se vede uno commuoversi, piange, se uno dice "ho
caldo", lui suda.
Ai miti vigenti della sopraffazione e della prepotenza
dovrebbero sostituirsi, con l'educazione, quelli della giustizia e dell'eguaglianza.
Non basta la calva assennatezza di Fassino a salvare il PD:
fa disperare meno il villoso mangiafuoco che si è candidato alla segreteria.
Giulio Cesare preferiva gli uomini grassi e con capelli
curati (cfr. Plutarco e Shakespeare). A me invece piace la magrezza ascetica e
la testa non intronata di Fassina. Su Emiliano, vedremo.
Renzi e la
Boschi , i due chiacchieroni, non hanno capito quello che
Annibale aveva compreso già prima di Zama: che la Fortuna
( Tuvch) è mutevole, capricciosa e
gioca con noi come se trattasse dei bambini infanti. Costoro devono tornare
all’asilo.
Cercheranno di spaventarci, come negli anni di piombo,
poiché chi è impaurito è incline a credere e obbedire: nihil falsum trepidis (Stazio, Tebaide
VII, 131).
Matthaeus (Salvini) Arabum
metum iniciendum ratus est.
Preferisco l'onesta, oscura diligenza di Fassina alla
strombazzata negligenza dal fosco bagliore nato dall’incendio distruttivo di
Renzi e dei suoi seguaci sonoramente trombati.
giovanni ghiselli 23 febbraio 2017
Giovanna Tocco
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