Arnold Böcklin, Ulisse e Calipso |
Fuvsi~ è imparentata etimologicamente con il latino fuit e futurus. Dunque la fuvsi~ è ciò che è da sempre e
sarà per sempre.
Nella religione ebraico-cristiana
c’è la sdivinizzazione della fuvsi~. “Se
esiste un Dio altro dal mondo, la natura non è per sé divina: a partire da qui,
viene disanimata, ridotta a semplice materia…la natura era considerata
sufficiente di per sé a esistere, non dipendeva da altro da sé e meno che mai
aveva bisogno d’essere giustificata: la natura esiste da sempre e per sempre nonostante
le sue innumerevoli trasformazioni La fuvsi~, quand’anche ridotta a materia, riposa ugualmente e per
intero in sé. Nella
Bibbia mondo e natura si configurano in modo totalmente diverso dai Greci. La
natura non solo non è divina, ma è soprattutto insufficiente a se stessa,
incapace di esistere per sé e mai sarebbe esistita se Dio non avesse creato il
mondo, se non lo avesse posto in essere traendolo dal nulla”[1].
Natoli
prosegue affermando che il dio biblico è forte poiché si sottrae ad ogni
misura. “La forza del dio biblico sta proprio nel suo sottrarsi, nel suo
sfuggire, in breve nell’avere voce e non figura, nel chiamare da lontano o nel
sussurrare all’intimo del cuore; è presente “nel mormorio di un vento leggero (
I Re 19, 12) o, verosimilmente, nemmeno
in quello”[2].
Una
cosa del genere aveva detto Auerbach.
“Inopinato ed enigmatico egli
arriva sulla scena da altezze o profondità sconosciute, e grida: "Abramo!... Si
pensi, per ben convincersi della differenza, alla visita d'Ermete alla grotta
di Calipso, dove l'incarico, il viaggio, l'arrivo e il ricevimento del
visitatore, la condizione e l'occupazione della visita sono ampiamente narrati
in molti versi… "[3].
Ma torniamo a Natoli: “Tommaso
d’Aquino-e certo non è stato il solo-nel momento in cui fa sua l’eredità greca,
e nello specifico quella aristotelica, appone innanzi alla fuvsi~
dei greci un segno negativo. Un’operazione semplicissima, ma decisiva che
annulla l’autosufficienza del mondo, ne dichiara esplicitamente l’incapacità a
essere, l’infondatezza ontologica…L’esito del cristianesimo è l’acosmismo. Dio,
nonostante la sua infinità, aveva disegnato un cosmo a misura d’uomo…Dio
garantiva l’ordine del cosmo e si presentava come normativo per l’uomo. Oggi
abitiamo in uno spazio acosmico-senza più alcun Dio-e non possiamo altrimenti
misurarlo se non muovendoci, passo passo, in esso. L’infinito in cui siamo
allocati è la cifra della nostra finitezza.”[4].
Lovgo~ e fuvsi~ del resto non sono estranei alla poesia ispirata dalle
Muse, anche se non sempre concordano. Nel Filottete
di Sofocle il lovgo~ invadente di
Odisseo, il sofisthv~ che ha progettato il sovfisma, lo stratagemma per
catturare l’uomo abbandonato nella solitudine di Lemno, non può indurre la fuvsi~
schietta di Neottolemo a essere complice del tranello. Il figlio di Achille
rifiuta la propria complicità dicendo che tutto diventa sgradevole quando un
uomo, lasciata la propria natura (th;n auJtou' fuvsin-o{tan lipwvn),
fa le cose che non gli si addicono poiché non gli somigliano (dra'/ ta; mh; proseikovta, vv. 902-903).
Insomma: Diventa dunque quello che sei![5]
Alla fine del Filottete il lovgo~ del linguacciuto Odisseo che vuole essere pratico e da un
lato non è etico e del resto non è nemmeno capace di risolvere la difficile
situazione, viene smontato da Sofocle il quale smonta anche il lovgo~
di Edipo: la sua smontatura del lovgo~ è sistematica.
Nella Medea di Euripide, la fuvsi~ della donna prevale sul lovgo~
pragmatico di Giasone tutto inteso all’utile.
Nell’Odissea il protagonista eponimo oltre che poluvtropo~ (I, 1), capace di volgersi da tante parti è polumhvcano~ (I, 205), pieno di risorse. Ma, come ha scritto Remo Bodei
“in origine il termine mechané significa
“astuzia”, “inganno”, “artificio”[6].
Insomma trucco.
[1] Natoli, Op. cit., p. 120.
[2] Op. cit., p. 123.
[3]E. Auerbach, Mimesis , pp. 8-9.
[4] Op. cit., p. 124 e p. 128.
[6] Remo Bodei, “il sole 24 ore”, Domenica 11
settembre 2011, p. 33.
Giovanna Tocco
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