Carlo
Izzo, Storia della letteratura inglese,
Nuova accademia, Milano, 1961
Ampiezza
della gamma. Varia umanità.
La
corda del riso in A midsummer - night’s
dream e nel Falstaff delle due parti dello Henry IV o Le allegre comari
di Windsor.
Nell’Enrico IV del 1598 Falstaff fa un
autoritratto (I parte, III, 3): Thou
seest I have more flesh than another man, and therefore more frailty - fragilitas”,
vedi nene che io ho più carne indosso che qualunque altro uomo e quindi più
debolezza.
In
questa stessa prima parte (V, 4) Falstaff si finge morto Il principe lo
compiange e dice di volerlo imbalsamare. Ma lui si alza e dice di non avere
simulato la morte ma salvato la vita. La migliore qualità del valore è la discrezione
The better part of valor - valēre - is discretion e con questa ho salvato la
pelle
Cfr.
Guicciardini: E’ grande errore parlare delle cose del mondo indistintamente e
assolutamente e, per così dire, per regola; perché quasi tutte hanno
distinzione e eccezione per la varietà delle circunstanze, le quali non si
possono fermare con una medesima misura: e queste distinzione e eccezione non
si trovano scritte in su’ libri, ma bisogna le insegni la discrezione” (Ricordi, 6)
Quindi pugnala il cadavere di un nemico morto
e si vanta di averlo ucciso lui (cfr. Pirgopolinice il miles gloriosus di Plauto)
Nella
seconda parte (II, 4, 309 - 310) il principe Henry, suo compagno di bagordi, lo
apostrofa facendone un ritratto epicamente grandioso: “Thou globe - globus, palla - of sinful continents”, tu globo di
continenti peccaminosi.
Nell’Enrico V che per il suo carattere epico
non poteva tollerare la figura comica di Falstaff troviamo la morte del
crapulone. Il racconto della dipartita è fatto dall’ostessa, la moglie di
Pistol: “ha fatto una bella morte, se n’è andato come un bambino in veste
bianca. Brancicava le lenzuola e aveva il naso sottile come una piuma his nose was as a sharp as a pen, e
parlottava di prati verdi. Gridò Dio tre o quattro volte. Mi pregò di mettergli
altre coperte sui piedi. I put my hand into the bed and felt them, and they
were as cold as any stone - stiva pietruzza; then
I felt to his knees, and they were as cold as any stone, and so upward and
upward and all was as cold as any stone” (Enrico V, II, 3, 10 - 28)
“Le
ultime parole, velatamente lubriche, e che possono suggerire una non
improbabile precedente intimità fra la donna e il morente, sono quanto di più
concreto si sia mai scritto in rapporto con la morte. Nessuno è mai riuscito a
mettere in parole altrettanto semplici, e tuttavia dense di atterrito sgomento,
il senso tattile di un corpo nel punto in cui è invaso dall’ultimo gelo”[1].
Progressivo
accumularsi di sconsolato disgusto di fronte alle vicende umane.
Cfr. L’epilogo
della Tempesta con le ultime parole
di Prospero: my ending is despair, unless
I be reliev’d by prayer which pierces - pertundo – pertusūm - foro - so, that it assaults - ad e salio - saltum - saltus - mercy itself, and free - liberi - also children - allied to friend - all faults. As
you from crimes - crimen - accusa
- krivnw
giudico - would pardon’ed be, let your indulgence - indulgentia
- set me free” , la mia fine è disperata,
a meno che io sia sollevato da preghiere tanto penetranti da assalire la Pietà divina e liberare da
tutte le colpe. Come voi vorreste essere perdonati dai vostri peccati, lasciate
che la vostra indulgenza me ne liberi
e
il pessimismo pedagogico di queste parole di Prospero a proposito del
fallimento educativo nei confronti di Calibano “ a devil, a born - bear portare e generare - fevrw - fero - devil, on whose nature nurture - nutrīre - can never stick untrodursi
- stivzw, instīgo, stimolo
- segno con un marchio - ; on whom my pains - poinhv, humanely taken, all, all lost - luvw e luo, quite lost; and as with age - aijwvn - aevum
- his body uglier grows, so his mind - mens
- cankers - cancrum acc of cancer.. I will plague
- plhghv - plāga - colpo - them all, even roaring.” (IV, 1, 188 - 192),
li tormenterò fino a farli ruggire.
Pessimismo
pedagogico: cfr. Pindaro Olimpica II:
sofo;ς oJ polla; eijdw;ς fua'/ (86)
sapiente è chi sa molto per natura
Ecuba
nella tragedia di Euripide di cui è eponima dice che la terra non buona se ottiene
l’occasione da un dio produce buona spiga (eu\ stavcun fevrei, v.593), mentre tra gli uomini il
malvagio non può essere altro che malvagio oJ me;n ponhro;ς oujden a[llo plh;n kakovς (596).
Il buono è buono né per avversità guasta la natura, ma rimane sempre una bella
persona
Allora
la differenza la fanno i genitori, la stirpe o l’educazione? Certo, una buona
educazione ha un insegnamento di bene, e se uno la apprende bene, sa almeno che
cosa è il male, se ha imparato con il canone del bene (Ecuba, 592 sgg.).
Macbeth chiama la
vita a walking shadow –skovtoς - skotiva - (IV, 5) e pure
a tale told by an idiot; e Riccardo
II ricorda che dei re some have been
deposed, altri sono rimasti ossessionati dagli spettri degli spodestati, some poisoned by their wives, some
sleeping killed; all murdered: for within the hollow crown that rounds the
mortal temples of a king, keeps Death his court (III, 2)
Per
quanto riguarda l’amore
vediamo
la battuta tra puerile e carnalmente appassionata di Cleopatra (Antonio e
Cleopatra, I, 4): O Charmian, dove credi che egli sia ora? Sta in piedi o è
seduto? Stands - e[sthn - sto - he, or sits - e[zomai -
sedeo - he? Or does he walk? Or is he on his horse? O happy horse, to bear the weight of
Antony!
O
le evanescenze fantasiose di A Midsummer
- Night’s dream (1595) come quando il tessitore Bottom vuole fare la parte
del leone e promette ruggiti tali che il duca Teseo esclamerà “Let him roar again, let him roar again!”(I,
1) ma quando gli viene obiettato che spaventerà la duchessa Ippolita aggiunge
che ruggirà dolcemente come fosse una colombella o un usignolo.
Poetica:
l’occhio del poeta roteando in sublime frenesia si sposta rapido dal cielo alla
terra e dalla terra al cielo, e mentre la mente immagina figure di cose
sconosciute, la penna de poeta le traduce in forma (turns them to shape) e all’aereo nulla dona suo luogo e nome ( and gives to airy - aer - ajhvr - nothing a local habitation and name, V, 1).
Sono
parole di Teseo, duca di Atene.
Cfr. Pseudolo di Plauto: “Sed quasi poeta, tabulas cum cepit sibi,/quaerit quod nusquams gentium,
reperit tamen,/facit illud veri simile quod mendacium est,/nunc ego poeta fiam:
viginti minas, /quae nusquam nunc sunt gentium, inveniam tamen” (Pseudolus, I, 4, vv. 401 - 405)
O
l’ingioiellato canto funebre di Ariel in The
Tempest (I, 2)
O
il nonsense della Dodicesima notte (1602) dove il buffone
Feste dice: ho intascato la mancia, perché il naso di Malvolio non è un manico
di frusta : la mia signora ha le mani bianche e i Mirmidoni non sono caverne”
(II, 3). Oppure il nonsense di una filastrocca delle streghe del Macbeth (1606) che finisce: like a rat without a tail,/I’ll do, I’ll do,
and I’ll do (I, 2).
Rientra
in quella categoria del “nonsense” avanti lettera che è una costante nelle
opere della letteratura inglese più lontane dall’influsso delle letterature continentali.
Oppure la risposta
ridanciana di Beatrice a don Pedro che si propone come marito in Much Ado about Nothing (1600): “No, my lord, unless I might have another for
working days: your grace is too costly for every day” (II, 1)
Nelle
Troiane di Euripide troviamo i deliri
di Cassandra, del resto più lungimiranti del buon senso; nelle Eumenidi la paratassi ossessiva delle
Erinni: “labe;
labe; labe; labev: fravzon (130), prendilo, prendilo, prendilo,
prendilo, fai attenzione, in un mugolio acuto e ripetuto.
Forse
ricordato e parodiato da Aristofane che nelle Rane fa dire a Dioniso cai'r j w\ Cavrwn 3 volte (v. 184). A meno che alluda
alla sordità di Caronte.
continua
Giovanna Tocco
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