giovedì 16 febbraio 2017

Carlo Izzo, "Storia della letteratura inglese"


Carlo Izzo, Storia della letteratura inglese, Nuova accademia, Milano, 1961
Ampiezza della gamma. Varia umanità.


La corda del riso in A midsummer - night’s dream e nel Falstaff delle due parti dello Henry IV o Le allegre comari di Windsor.
Nell’Enrico IV del 1598 Falstaff fa un autoritratto (I parte, III, 3): Thou seest I have more flesh than another man, and therefore more frailty - fragilitas”, vedi nene che io ho più carne indosso che qualunque altro uomo e quindi più debolezza.
In questa stessa prima parte (V, 4) Falstaff si finge morto Il principe lo compiange e dice di volerlo imbalsamare. Ma lui si alza e dice di non avere simulato la morte ma salvato la vita. La migliore qualità del valore è la discrezione The better part of valor - valēre -  is discretion e con questa ho salvato la pelle
Cfr. Guicciardini: E’ grande errore parlare delle cose del mondo indistintamente e assolutamente e, per così dire, per regola; perché quasi tutte hanno distinzione e eccezione per la varietà delle circunstanze, le quali non si possono fermare con una medesima misura: e queste distinzione e eccezione non si trovano scritte in su’ libri, ma bisogna le insegni la discrezione” (Ricordi, 6)
 Quindi pugnala il cadavere di un nemico morto e si vanta di averlo ucciso lui (cfr. Pirgopolinice il miles gloriosus di Plauto)
Nella seconda parte (II, 4, 309 - 310) il principe Henry, suo compagno di bagordi, lo apostrofa facendone un ritratto epicamente grandioso: “Thou globe - globus, palla -  of sinful continents”, tu globo di continenti peccaminosi.
Nell’Enrico V che per il suo carattere epico non poteva tollerare la figura comica di Falstaff troviamo la morte del crapulone. Il racconto della dipartita è fatto dall’ostessa, la moglie di Pistol: “ha fatto una bella morte, se n’è andato come un bambino in veste bianca. Brancicava le lenzuola e aveva il naso sottile come una piuma his nose was as a sharp as a pen, e parlottava di prati verdi. Gridò Dio tre o quattro volte. Mi pregò di mettergli altre coperte sui piedi. I put my hand into the bed and felt them, and they were as cold as any stone - stiva pietruzza; then I felt to his knees, and they were as cold as any stone, and so upward and upward and all was as cold as any stone” (Enrico V, II, 3, 10 - 28)
“Le ultime parole, velatamente lubriche, e che possono suggerire una non improbabile precedente intimità fra la donna e il morente, sono quanto di più concreto si sia mai scritto in rapporto con la morte. Nessuno è mai riuscito a mettere in parole altrettanto semplici, e tuttavia dense di atterrito sgomento, il senso tattile di un corpo nel punto in cui è invaso dall’ultimo gelo”[1].

Progressivo accumularsi di sconsolato disgusto di fronte alle vicende umane.
Cfr. L’epilogo della Tempesta con le ultime parole di Prospero: my ending is despair, unless I be reliev’d by prayer which pierces -  pertundo – pertusūm - foro -  so, that it assaults - ad e salio - saltum - saltus -  mercy itself, and free - liberi -  also children - allied to friend -  all faults. As you from crimes - crimen - accusa - krivnw giudico -  would pardon’ed be, let your indulgence - indulgentia -  set me free” , la mia fine è disperata, a meno che io sia sollevato da preghiere tanto penetranti da assalire la Pietà divina e liberare da tutte le colpe. Come voi vorreste essere perdonati dai vostri peccati, lasciate che la vostra indulgenza me ne liberi
e il pessimismo pedagogico di queste parole di Prospero a proposito del fallimento educativo nei confronti di Calibano “ a devil, a born - bear portare e generare - fevrw -  fero -  devil, on whose nature nurture - nutrīre -  can never stick untrodursi -  stivzw, instīgo, stimolo -  segno con un marchio - ; on whom my pains - poinhv, humanely taken, all, all lost - luvw e luo, quite lost; and as with age - aijwvn - aevum -  his body uglier grows, so his mind - mens -  cankers - cancrum acc of cancer.. I will plague - plhghv - plāga -  colpo -  them all, even roaring.” (IV, 1, 188 - 192), li tormenterò fino a farli ruggire.
Pessimismo pedagogico: cfr. Pindaro Olimpica II: sofo;ς oJ polla; eijdw;ς fua'/ (86) sapiente è chi sa molto per natura
Ecuba nella tragedia di Euripide di cui è eponima dice che la terra non buona se ottiene l’occasione da un dio produce buona spiga (eu\ stavcun fevrei, v.593), mentre tra gli uomini il malvagio non può essere altro che malvagio oJ me;n ponhro;ς oujden a[llo plh;n kakovς (596). Il buono è buono né per avversità guasta la natura, ma rimane sempre una bella persona
Allora la differenza la fanno i genitori, la stirpe o l’educazione? Certo, una buona educazione ha un insegnamento di bene, e se uno la apprende bene, sa almeno che cosa è il male, se ha imparato con il canone del bene (Ecuba, 592 sgg.).
Macbeth chiama la vita a walking shadowskovtoς - skotiva - (IV, 5) e pure a tale told by an idiot; e Riccardo II ricorda che dei re some have been deposed, altri sono rimasti ossessionati dagli spettri degli spodestati, some poisoned by their wives, some sleeping killed; all murdered: for within the hollow crown that rounds the mortal temples of a king, keeps Death his court (III, 2)

Per quanto riguarda l’amore
vediamo la battuta tra puerile e carnalmente appassionata di Cleopatra (Antonio e Cleopatra, I, 4): O Charmian, dove credi che egli sia ora? Sta in piedi o è seduto? Stands - e[sthn - sto -  he, or sits - e[zomai - sedeo -  he? Or does he walk? Or is he on his horse? O happy horse, to bear the weight of Antony!

O le evanescenze fantasiose di A Midsummer - Night’s dream (1595) come quando il tessitore Bottom vuole fare la parte del leone e promette ruggiti tali che il duca Teseo esclamerà “Let him roar again, let him roar again!”(I, 1) ma quando gli viene obiettato che spaventerà la duchessa Ippolita aggiunge che ruggirà dolcemente come fosse una colombella o un usignolo.

Poetica: l’occhio del poeta roteando in sublime frenesia si sposta rapido dal cielo alla terra e dalla terra al cielo, e mentre la mente immagina figure di cose sconosciute, la penna de poeta le traduce in forma (turns them to shape) e all’aereo nulla dona suo luogo e nome ( and gives to airy - aer - ajhvr -  nothing a local habitation and name, V, 1).
Sono parole di Teseo, duca di Atene.

 Cfr. Pseudolo di Plauto: “Sed quasi poeta, tabulas cum cepit sibi,/quaerit quod nusquams gentium, reperit tamen,/facit illud veri simile quod mendacium est,/nunc ego poeta fiam: viginti minas, /quae nusquam nunc sunt gentium, inveniam tamen” (Pseudolus, I, 4, vv. 401 - 405)

O l’ingioiellato canto funebre di Ariel in The Tempest (I, 2)

O il nonsense della Dodicesima notte (1602) dove il buffone Feste dice: ho intascato la mancia, perché il naso di Malvolio non è un manico di frusta : la mia signora ha le mani bianche e i Mirmidoni non sono caverne” (II, 3). Oppure il nonsense di una filastrocca delle streghe del Macbeth (1606) che finisce: like a rat without a tail,/I’ll do, I’ll do, and I’ll do (I, 2).
Rientra in quella categoria del “nonsense” avanti lettera che è una costante nelle opere della letteratura inglese più lontane dall’influsso delle letterature continentali.
Oppure la risposta ridanciana di Beatrice a don Pedro che si propone come marito in Much Ado about Nothing (1600): “No, my lord, unless I might have another for working days: your grace is too costly for every day” (II, 1)
Nelle Troiane di Euripide troviamo i deliri di Cassandra, del resto più lungimiranti del buon senso; nelle Eumenidi la paratassi ossessiva delle Erinni: “labe; labe; labe; labev: fravzon (130), prendilo, prendilo, prendilo, prendilo, fai attenzione, in un mugolio acuto e ripetuto.
Forse ricordato e parodiato da Aristofane che nelle Rane fa dire a Dioniso cai'r j w\ Cavrwn 3 volte (v. 184). A meno che alluda alla sordità di Caronte.


continua




[1] Carlo Izzo.  Storia della letteratura inglese, I, p. 383

1 commento:

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