F.
Marcucci Pinoli di Valfesina: DIALOGHI TRA E CON LE PAROLE –
EDIZIONI
GIUSEPPE LATERZA , Bari, 2022.
Il nono capitolo paragona le
parole PARALOGISMO e SOFISMA
“La prima parola è un
sostantivo che raffigura un ragionamento che deriva da una imperfezione insita
nel procedimento logico e quindi erroneo, fallace. Mentre la seconda
rappresenta proprio il SOFISMA, cioè l’errore nell’argomentazione che è
intenzionale”.
Molto chiaro è l’esempio che
posso trarre dalle Baccanti di
Euripide su questa seconda parola.
Nel secondo episodio della
tragedia, Penteo il re di Tebe che si oppone a Dioniso arrivato nella città
dov’è nato per introdurvi dei baccanali corrotti secondo la supposizione
malevola e maliziosa del sovrano, dice al dio suo cugino: “Tu devi pagare il
fio dei tuoi
espedienti malvagi
” divkhn se dou`nai
dei` sofismavtwn kakw`n
(v. 389) 389 Espedienti in greco è dunque sofísmata.
Dunque
“SOFISMA esprime chiaramente la malafede” (p. 35)
Aristotele
nella Poetica
evidenzia quattro tipi di
riconoscimento nelle tragedie : il quarto avviene ejk sullogismou'
(1455a, 4 ), attraverso un sillogismo ,
come nelle Coefore di Eschilo, dove Elettra deduce
che il fratello Oreste è arrivato, con
un ragionamento fatto dopo avere trovato sulla tomba del padre "un
ricciolo tagliato" (oJrw' tomai'on tovnde bovstrucon tavfw/, Coefore, v.168), una ciocca di capelli
simili ai propri: qualcuno che mi assomiglia è stato qui, ma solo Oreste mi somiglia, dunque quello era Oreste.
Quindi Elettra trova un secondo indizio:
tracce di piedi simili alle sue:” kai; mh;n stivboi ge, deuvteron
tekmhvrion,-podw'n, oJmoi'oi, toi'~ t j ejmoi'sin” ( Coefore, vv.205-206).
Non è il
riconoscimento ottimo questo,
bensì quello che deriva dagli stessi
fatti (pasw'n
de; beltivsth ajnagnwvrisi~ hJ ejx aujtw'n tw'n pragmavtwn1455a, 16), come nell’Edipo re di Sofocle e nell’Ifigenia in Tauride poiché era verosimile voler mandare una lettera da
parte della giovane lontana dalla patria e dalla famiglia (eijko;~ ga;r bouvlesqai
ejpiqei'nai gravmmata,
1455a, 19 ).
Questo riconoscimento delle Coefore che secondo Aristotele deriva da un sillogismo, viene invece criticato
duramente quale paralogismós da
Euripide nella tragedia Elettra [1] dove la stessa figlia di Agamennone polemizza con il presunto sillogismo di Eschilo riproposto dal
vecchio che l’ha allevata, in quanto, dice, i capelli di Oreste non possono
essere simili ai miei, siccome egli è un uomo cresciuto nelle palestre; io
invece sono una donna che usa il pettine; del resto molti hanno riccioli simili
senza essere parenti ( Elettra ,
vv.527-531).
Ma torniamo al Nostro autore
che ricorda la sua esperienza di avvocato penalista, una professione esercitata
per 14 anni durante i quali ha visto imputati che si proclamavano non colpevoli
in buona fede, ossia consci della propria innocenza, e altri che si
professavano innocenti pur sapendo di non esserlo.
Questa è la conclusione:
“Ebbene, ora lascio a Voi decidere e dire quale dei due sia nel campo del
PARALOGISMO e quale invece del SOFISMA. (Coraggio!)”
Dovreste andare sul sicuro,
cari lettori, dopo avere sentito tali maestri. “Sì ch’ io fui quarto tra
cotanto senno”. Quarto dopo Euripide,
Aristotele e l’amico Nani l’ autore di questo bel libro che mi ha offerto lo
spunto per rinverdire o miei classici
Bologna
28 ottobre 2025 ore 9, 22 giovanni ghiselli
p.
s.
Statistiche
del blog
All time1836571
Today383
Yesterday917
This
month18374
Last
month14471
Nessun commento:
Posta un commento