martedì 21 ottobre 2025

Seneca Epistola 18 Feste licenziose. I Saturnali di allora e di oggi.


 

Dal 17 al 23 dicembre a Roma c’erano i Saturnali con allegria sfrenata e libertà per gli schiavi.

Ius luxuriae publice datum est (1) è stato dato in forma ufficiale il diritto alla dissolutezza.

 Ma non c’è grande differenza inter Saturnalia et dies rerum agendarum tra i Saturnali e i giorni lavorativi: infatti uno disse senza sbagliare che una volta dicembre era un mese, ora è un anno.

 Cambiamo vestito voluptatis causa (2) per il piacere non certo per difendere la patria in pericolo. Seneca consiglia di comandare all’animo ut tunc voluptatibus solus abstineat ( 3) di astenersi dai piaceri da solo, proprio allora, cum in illas omnis turba procubuit quando tutta la folla vi si è inclinata.    

E’ un segno di forza ebrio ac vomitante populo siccum ac sobrium esse: licet enim sine luxuria agere festum diem (4), rimanere asciutto e sobrio mentre il popolo ubriaco vomita: è possibile celebrare i giorni di festa senza sfrenatezza.

Bisogna esercitarsi alla povertà per tre o quattro giorni o anche di più ut non lusus sit sed experimentum: perché sia un gioco ma una prova; grabattus ille verus sit et sagum et panis durus ac sordidus (7), ci sia un vero lettuccio, un saio e un pezzo di pane duro e grossolano.

Nemo alius est deo dignus quam qui opes contempsit (18, 13) nessun altro è degno di dio tranne chi ha disprezzato i fasti.

 Infine Seneca paga in debito citando ancora una volta Epicuro: Immodica ira gignit insaniam (18, 14), un’ira smodata produce pazzia.

 

Breve commento

Pensate al Natale che sia la nascita di Gesù o il dies natalis Solis invicti diventata da tempo la festa del consumismo delle abbuffate che producono obesità e malattie.

Pensate alle adunate oceaniche della plebe che applaudiva i deliri di Mussolini anche quando annunciava la guerra.

 Oppure, anche oggi, le folle in delirio per cantanti che propongono spesso il “me ne frego” con il rumore che stordisce.

Per quanto riguarda la similitudine tra l’uomo e Dio, nell’Eracle di Euripide il protagonista eponimo, guarito dalla pazzia, dice che il dio, se è davvero dio, non manca di nulla: “ dei`tai  oJ qeov~, ei[per e[st  j ojrqw`~ qeov~-oujdenov~ (vv. 1345-1346).

Bologna 21 ottobre 2025 ore 10, 57 giovanni ghiselli

p. s.

Statistiche del blog

All time1830720

Today40

Yesterday292

This month12523

Last month14471

 


Nessun commento:

Posta un commento