venerdì 17 ottobre 2025

Lettura di Delitto e castigo. Settima parte. Svidrigailov.


 

 

Raskolnikov passava dei giorni nella confusione mentale. Lo preoccupava Svidrigajlov. Si incontravano a volte a casa di Sonja. Nella sua testa tutto si aggrovigliava, formava una specie di gomitolo. Va a trovarlo Razumichin (499)

Parlano di Svidrigajlov che inquieta Rodion come un enigma. Anche Porfirij inquietava Raskolnikov:  pensava che quell’inquisitore non credesse alla colpevolezza di Nikolka e, appunto per questo, va a trovarlo. Oramai erano arrivati ai ferri corti. Porfirj gli dice che lo stima e prova dell’affetto per lui, ragazzo insofferente e malato. Poi aggiunge che il reo confesso non c’entra con il delitto.

Qui si tratta di sogni libreschi, di un cuore esasperato dalle teorie. L’assassino ha ucciso due persone per obbedire a una sua teoria.

Allora chi ha ucciso?

Ma le avete uccise voi Rodiòn Romànovič, voi le avete uccise! Sono venuto qui per giocare a carte scoperte.

Rodion nega ma il giudice insiste.

Dice che non lo mette in prigione dove starebbe in pace. La psicologia è un’arma a doppio taglio e il secondo è molto più affilato del primo.

Gli consiglia di costituirsi e gli promette attenuanti per l’ ottenebramento della ragione. Avrebbe una riduzione di pena. Forse Dio vi aspettava al varco proprio qui. Non dovete cavillare troppo: abbandonatevi alla vita senza ragionare, vi porterà sulla riva e vi rimetterà in piedi

(cfr. l’aristocrazia della vita),.

 La vita vi porterà in salvo finirà col piacervi. Diventate un sole e tutti vi vedranno (520)

La sofferenza è una grande cosa, nella sofferenza c’è un’idea. Lo so anche se sono diventato grasso. Se pensate di suicidarvi, lasciate un bigliettino circostanziato a proposito di quella pietra. Sarebbe più nobile.

 

Svidrigaiolov, un tipo strano.

Raskolnikov poi va da Svidrigailov. Era in una trattoria tra gli strilli di un disperato coro di cantanti e mercanti, impiegati e gente di ogni specie che sorbiva il tè.

Svidrigailov aveva davanti a sé una bottiglia di Champagne già cominciata. Vicino a lui una ragazzetta Katja, sana e rubiconda con una gonna succinta e un cappello alla tirolese cantava una canzone da lacché. Svidrigailov le offrì un bicchiere e la congedò. Katja vuotò il bicchiere d’un fiato come fanno le donne, senza staccare le labbra. Baciò la mano dell’uomo e se ne andò con il ragazzino che suonava l’organetto. Intorno a Svidrigailov ogni cosa aveva preso un andazzo patriarcale. La sala di quella sudicia trattoria era riservata a lui. Parla di Pietroburgo: è difficile trovare da qualche altra parte tanti elementi cupi, violenti, inspiegabili.

 Basti pensare all’nflusso del clima (cfr. il determinismo geografico).

Questo è il  centro amministrativo della Russia e le sue caratteristiche si riflettono sull’intero paese. Il volto di Svidrigailov era simile a una maschera: bianco e rubicondo, era biondo e con gli occhi celesti. C’era qualche cosa di tremendamente sgradevole in quel volt pur o bello e, nonostante l’età, giovanile.

Disse che non aveva nulla da fare: se fossi almeno un proprietario terriero, oppure un padre, un ulano (soldato a cavallo armato di lancia).

Sono stato un baro e sono venuto qui per le donne.

Perché lasciar perdere le donne, visto che almeno loro mi piacciono? Perlomeno è un’occupazione. Nel libertinaggio c’è qualcosa di costante, di fondato sulla natura, di non soggetto alla fantasia; una specie di scintilla sempre accesa nel sangue, una scintilla che non si spenge con gli anni.  Poi è un’ occupazione.

Raskolnikov replica che è una malattia e per di più pericolosa.

Svidrigailov racconta la sua vita. Era in prigione per debiti e Màrfa lo tirò fuori, era più vecchia di me e teneva costantemente un chiodo di garofano in bocca. Io ero così porco e onesto da dirle che non le sarei stato sempre fedele. Promisi però che non l’avrei lasciata e non mi sarei fatto mai un’amante fissa: potevo adocchiare le ragazze di servizio, ma non innamorarmi di una donna del nostro ceto.

Marfa che è intelligente mi considerava un dissoluto e un donnaiolo incapace di innamorarmi sul serio. Durante i litigi io avevo un contegno da gentleman, tacevo e non mi irritavo e a lei questo piaceva, anzi ne era orgogliosa.

Dunja provò compassione per me. Una fanciulla che prova pietà per un uomo è in pericolo: vuole salvarlo. Cfr  Desdemona[1]  nell’ Otello in Shakespeare

 

 L’uccellino stava volando da sé nella rete. Io fui preso dal più irresistibile impulso sensuale. Ma  vostra sorella è di una castità perfino morbosa. Arrivò una domestica con gli occhi neri, molto bellina ma straordinariamente stupida. Dunja pretese che io la lasciassi in pace. Lei faceva propaganda alla castità. Io mi finsi assetato di luce poi ricorsi alla adulazione. Un mezzo sicuro. Una volta sedussi una signora fedele al marito prosternandomi davanti alla sua castità. Se facevo progressi, davo la colpa a me stesso quale individuo vizioso. L’amante era convinta di essere innocente e si arrabbiò quando lui le dichiarò che anche lei aveva cercato il piacere

Poi Svidrigailov perse la testa per Dunja e le offrì 30 mila rubli perché fuggisse a Pietroburgo con lui. Andò male, anche perché Marfa organizzò il fidanzamento di Dunja con quello schifosissimo impiegatucolo di Luzin

Il fratello rinfaccia a Svidrigailov di avere ancora delle mire su Dunja.

Ma il maturo libertino sta per sposare una sedicenne (meno un mese), dunque tra un mese potrà sposarla. Che importa se ho 50 anni? Lei porta ancora il vestitino corto, è un bocciolo ancora chiuso, arrossisce a avvampa come l’aurora, tutto questo vale più della bellezza, per giunta è bellina, un tipetto delizioso. Capelli chiari, labbra vermiglie e due gambette che sono una meraviglia. Avvampa tutta come l’aurora e io non faccio che baciarla: allora lei diventa come un lampone. Ha un visino che sembra una madonna di Raffaello, il viso di una demente dolorosa (542). La riempie di regali ma la ragazzina dice che vuole solo il suo rispetto

Raskolnikov gli dice: è questa mostruosa differenza di età in altre parole che eccita la vostra sensualità

Perché no. Io sono un peccatore!

Del resto, il popolo si ubriaca, la gioventù istruita a causa dell’ozio si consuma in sogni irrealizzabili e si rovina con le teorie, gli ebrei nascondono il denaro mentre tutti gli altri sono in preda al vizio.

Una sera vado in una cloaca di locale dove c’era un can can. Vedo una ragazzina di 13 anni vestita con molta grazia. Danzava con un virtuoso.

Poi ho riportato a casa con la sua carrozza la madre e la figlia

Quindi Svidrigailov offre la sua protezione alle due che non hanno un soldo.

 

Cfr. Don Giovanni di Mozart- Da Ponte (I, 8)askolnikov .

Don Giovanni
Voglio che siamo amici. Il vostro nome?

Zerlina

E il tuo?

Masetto.

Don Giovanni

O caro il mio Masetto!
Cara la mia Zerlina! v’esibisco
la mia protezione,
Leporello?
(a Leporello che fa scherzi alle altre contadine)
Cosa fai lì, birbone?

Leporello

Anch’io, caro padrone,
esibisco la mia protezione  (I, 8)

 

Raskolnikov  gli dà del depravato

Svidrigailov lo chiama idealista e Schiller.

Rodio replica con “vecchio libertino incancrenito”

 

 Si guardò allo specchio: non c'era da dire era ancora un bell'uomo. “'Rudere libertino!' Scherza pesante quella canaglia! Vorrei vederlo alla mia età, quattro ossa incatenate come è lui.” Il passo vigoroso faceva tinnire i vetri dei saloni che attraversava (Il Gattopardo).

 

 

 

I due uscirono e si separarono (546)

Poi però Raskolnikov  segue Svidrigailov e lo avvicina solo per dirgli non deve più avere delle mire sulla sorella.

In effetti più tardi il libertino incontra Dunja e la invita a salire in casa sua per rivelarle un segreto sul fratello. Salgono e lui le dice di avere origliato mentre le mostra le stanze. Le aveva  già scritto una lettera dove alludeva a un delitto commesso dal fratello. Le racconta quanto ha sentito origliando: Rodion ha ucciso due donne.

Le espone anche la teoria del fratello: il fascino esercitato da Napoleone, l’immaginazione di essere un uomo di genio, un legislatore per gli altri uomini che sono il materiale grezzo, i rifiuti.

I Russi sono gente larga come la loro terra e inclini al fantastico e al disordine, ed è un guaio essere larghi senza essere particolarmente geniali.

Dunja conosce l’articolo del fratello. Gliel’ha portato Razumichin.

Svidrigailov promette di salvarle il fatello con i soldi e le conoscenze e le chiede di poter baciare l’orlo del vestito il cui fruscio lo fa impazzire. Dunja cerca di fuggire ma la porta è chiusa a chiave e Svidrigailov la minaccia. Dunja tira fuori una rivoltella che aveva preso in casa di Marfa

“Lo so che sparerai, graziosa belvetta. E allora spara!”

Dunja spara e il colpo scalfisce la pelle del cranio di Svidrigailov che non desiste e

 si avvicina. Dunja preme di nuovo il grilletto ma l’arma fa cilecca,

 

Svidrigaikov  le fa: “ricaricatela ancora, io vi aspetterò”.

Dunja gettò via la rivoltella. L’uomo le cinse la vita e la ragazza disse “lasciami andare” con un tono supplicante. Svidrigailov fu colpito da quel tu e le diede la chiave per uscire (ha visto una figlia).

Quindi uscì con la pistola in tasca e andò in vari postacci schifosi finché trovò Katja, la ragazzetta istriona, cui offrì da bere. Poi si recò da Sonja. Le dà 3000 rubli e manda saluti a Razumichin da parte di Arkàdij Ivànovič Svidrigàjlov. Poi andò a trovare la fidanzatina che però era andata a dormire. Parlò con la madre, poi volle vedere la fanciulla. Le disse che doveva partire e le lasciava 15mila rubli con titoli vari. Quindi  andò a camminare sul prospekt. In fondo al corso vide un edificio di legno, entrò e chiese una stanza a uno straccione incontrato nel corridoio.  Ebbe una camera afosa e angusta, chiese della vitella e del tè. Lo straccione si allontanò deluso. La stanza era uno stambugio, il letto orrendamente sudicio.

Sentì rumore e guardò attraverso una fessura quello che succedeva in una camera attigua: uno in posa da oratore e dandosi dei pugni sul petto rimproverava l’altro di essere un pezzente, nonostante il suo aiuto.

Quello che ascoltava sembrava che avesse una gran voglia di starnutire, senza riuscirci. Sulla tavola c’era una caraffa di vodka quasi vuota, bicchierini, pane, bicchieri grandi, cetrioli e tazze per il tè vuote

Lo straccione di prima andò da Svidrigailov con il tè e la carne di vitella. Svidrigailov  si sentiva la febbre, si avvolse nella coperta e pensò: vorrei sentirmi meglio per l’occasione. In un angolo si muoveva un topo. Pensa a Dunja al momento in cui aveva provato compassione per lei. Un topo gli toccò una gamba. Gli appaiono immagini.

 

Il sogno di Svidrigailov

 Sogna: vede un luogo pieno di fiori, poi, in una bara, una bambina di 14 anni che si era uccisa dopo avere subito un oltraggio. Apre la finestra, prende freddo, cadeva una pioggia gelata, sente un colpo di cannone, “il segnale della piena”, pensa. Si vestì e uscì nel corridoio per scovare lo straccione  che doveva essersi addormentato in qualche bugigattolo, tra ciarpame d’ogni sorta e mozziconi di candela (cfr. Kafka Il processo). Voleva pagare. Girando per il corridoio vide una cosa bizzarra che sembrava viva: era una bambina di non più di cinque anni con un vestitino che sembrava uno straccio per pavimenti. Tremava e piangeva. Lo guardava con due grandi occhi neri pieni di ottuso stupore, singhiozzava ogni tanto ed era intirizzita. Temeva di prendere le botte dalla madre, forse una cuoca eternamente ubriaca. Svidrigaiolov la portò nella sua stanza, le tolse i vestiti bagnati e la coprì, l’avvolse in una coperta. Ma poi c’è una metamorfosi: la bambina assume il volto e i gesti di una prostituta e l’uomo si sveglia.

Ha sognato le proprie perversioni piene di contraddizioni.

 

Il suicidio

Erano le cinque e fuori c’era la nebbia. Le mosche ormai sveglie si erano appiccicate alla carne di vitella. Diede la caccia a una mosca ma poi si rese conto a quale interessante operazione si stava dedicando e uscì. C’era una nebbia fitta e lattiginosa.

Un individuo ubriaco fradicio con addosso un pastrano era disteso bocconi attraverso il marciapiede. Poi passò vicino alla torre dei pompieri. Davanti al cancello c’era un ometto imbacuccato in un pastrano, un cappotto da soldato, con in testa un elmo di rame simile a quello di Achille. Si osservarono “Sul suo viso si leggeva quell’eterna, cupa tristezza che è così crudelmente impressa su tutti i volti di razza ebraica[2], senza eccezione” (577)

 

Achille gli chiese che cosa cercasse. Svidrigailov rispose che se ne andava in America, poi tirò fuori la pistola e si sparò (578)

Bologna 17 ottobre 2025 ore 18, 55 giovanni ghiselli.

p. s.

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[1] Può essere che in Nausicaa si muova anche un sentimento simile a quello di Desdemona di fronte ai discorsi e ai trascorsi di Otello :"Finita la mia storia, ella mi diede per le mie pene un mondo di sospiri: ella giurò, in fede, era strana, era oltremodo strana, era pietosa, era meravigliosamente pietosa...ella mi amò per i pericoli ch'io aveva passati, ed io l'amai perché ella n'aveva pietà (She loved me for the dangers I had pass'd,/and I loved her that she did pity them )" W. Shakespeare, Otello , I, 3.

 

[2] Cfr. Saba:

 Ho parlato a una capra.

Era sola sul prato, era legata.

Sazia d’erbe, belava.

Quell’uguale belato era fraterno

Al mio dolore. Ed io risposi, prima

per celia poi perché il dolore  è eterno,

ha una voce e non varia.

Questa voce sentivo

Gemere in una capra solitaria.

In una capra dal viso semita

sentivo querelarsi ogni altro male

ogni altra vita”.

 

 


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