Raskolnikov passava dei giorni nella confusione
mentale. Lo preoccupava Svidrigajlov. Si incontravano a volte a casa di Sonja.
Nella sua testa tutto si aggrovigliava, formava una specie di gomitolo. Va a
trovarlo Razumichin (499)
Parlano di Svidrigajlov che inquieta Rodion come un
enigma. Anche Porfirij inquietava Raskolnikov: pensava che quell’inquisitore non credesse alla
colpevolezza di Nikolka e, appunto per questo, va a trovarlo. Oramai erano
arrivati ai ferri corti. Porfirj gli dice che lo stima e prova dell’affetto per
lui, ragazzo insofferente e malato. Poi aggiunge che il reo confesso non
c’entra con il delitto.
Qui si tratta di sogni libreschi, di un cuore
esasperato dalle teorie. L’assassino ha ucciso due persone per obbedire a una
sua teoria.
Allora chi ha ucciso?
Ma le avete
uccise voi Rodiòn Romànovič, voi le avete uccise! Sono venuto qui per giocare a
carte scoperte.
Rodion nega ma il giudice insiste.
Dice che non lo mette in prigione dove starebbe in
pace. La psicologia è un’arma a doppio taglio e il secondo è molto più affilato
del primo.
Gli consiglia di costituirsi e gli promette attenuanti
per l’ ottenebramento della ragione. Avrebbe una riduzione di pena. Forse Dio
vi aspettava al varco proprio qui. Non
dovete cavillare troppo: abbandonatevi alla vita senza ragionare, vi porterà
sulla riva e vi rimetterà in piedi
(cfr. l’aristocrazia della vita),.
La vita vi porterà in salvo finirà col
piacervi. Diventate un sole e tutti vi vedranno (520)
La
sofferenza è una grande cosa, nella sofferenza c’è un’idea. Lo so anche se sono
diventato grasso. Se pensate di
suicidarvi, lasciate un bigliettino circostanziato a proposito di quella
pietra. Sarebbe più nobile.
Svidrigaiolov, un tipo strano.
Raskolnikov poi va da Svidrigailov. Era in una
trattoria tra gli strilli di un disperato coro di cantanti e mercanti,
impiegati e gente di ogni specie che sorbiva il tè.
Svidrigailov aveva davanti a sé una bottiglia di
Champagne già cominciata. Vicino a lui una ragazzetta Katja, sana e rubiconda
con una gonna succinta e un cappello alla tirolese cantava una canzone da
lacché. Svidrigailov le offrì un bicchiere e la congedò. Katja vuotò il
bicchiere d’un fiato come fanno le donne, senza staccare le labbra. Baciò la
mano dell’uomo e se ne andò con il ragazzino che suonava l’organetto. Intorno a
Svidrigailov ogni cosa aveva preso un andazzo patriarcale. La sala di quella
sudicia trattoria era riservata a lui. Parla
di Pietroburgo: è difficile trovare da qualche altra parte tanti elementi cupi,
violenti, inspiegabili.
Basti pensare
all’nflusso del clima (cfr. il determinismo geografico).
Questo è il
centro amministrativo della Russia e le sue caratteristiche si
riflettono sull’intero paese. Il volto di Svidrigailov era simile a una
maschera: bianco e rubicondo, era biondo e con gli occhi celesti. C’era qualche
cosa di tremendamente sgradevole in quel volt pur o bello e, nonostante l’età,
giovanile.
Disse che non aveva nulla da fare: se fossi almeno un
proprietario terriero, oppure un padre, un ulano (soldato a cavallo armato di
lancia).
Sono stato un baro e sono venuto qui per le donne.
Perché lasciar perdere le donne, visto che almeno loro mi piacciono? Perlomeno è un’occupazione. Nel libertinaggio c’è qualcosa di
costante, di fondato sulla natura, di non soggetto alla fantasia; una specie di scintilla sempre accesa nel
sangue, una scintilla che non si spenge con gli anni. Poi è un’ occupazione.
Raskolnikov replica che è una malattia e per di più
pericolosa.
Svidrigailov racconta la sua vita. Era in prigione per
debiti e Màrfa lo tirò fuori, era più
vecchia di me e teneva costantemente un chiodo di garofano in bocca. Io ero
così porco e onesto da dirle che non le sarei stato sempre fedele. Promisi però
che non l’avrei lasciata e non mi sarei fatto mai un’amante fissa: potevo
adocchiare le ragazze di servizio, ma non innamorarmi di una donna del nostro
ceto.
Marfa che è intelligente mi considerava un dissoluto e
un donnaiolo incapace di innamorarmi sul serio. Durante i litigi io avevo un
contegno da gentleman, tacevo e non mi irritavo e a lei questo piaceva, anzi ne
era orgogliosa.
Dunja provò compassione per me. Una fanciulla che
prova pietà per un uomo è in pericolo: vuole salvarlo. Cfr Desdemona[1] nell’ Otello
in Shakespeare
L’uccellino
stava volando da sé nella rete. Io fui preso dal più irresistibile impulso
sensuale. Ma vostra sorella è di una
castità perfino morbosa. Arrivò una domestica con gli occhi neri, molto bellina
ma straordinariamente stupida. Dunja pretese che io la lasciassi in pace. Lei
faceva propaganda alla castità. Io mi
finsi assetato di luce poi ricorsi alla adulazione. Un mezzo sicuro. Una
volta sedussi una signora fedele al marito prosternandomi davanti alla sua
castità. Se facevo progressi, davo la colpa a me stesso quale individuo
vizioso. L’amante era convinta di essere innocente e si arrabbiò quando lui le
dichiarò che anche lei aveva cercato il piacere
Poi Svidrigailov perse la testa per Dunja e le offrì
30 mila rubli perché fuggisse a Pietroburgo con lui. Andò male, anche perché
Marfa organizzò il fidanzamento di Dunja con quello schifosissimo impiegatucolo
di Luzin
Il fratello rinfaccia a Svidrigailov di avere ancora
delle mire su Dunja.
Ma il maturo libertino sta per sposare una sedicenne
(meno un mese), dunque tra un mese potrà sposarla. Che importa se ho 50 anni?
Lei porta ancora il vestitino corto, è un bocciolo ancora chiuso, arrossisce a
avvampa come l’aurora, tutto questo vale più della bellezza, per giunta è
bellina, un tipetto delizioso. Capelli chiari, labbra vermiglie e due gambette
che sono una meraviglia. Avvampa tutta come l’aurora e io non faccio che
baciarla: allora lei diventa come un lampone. Ha un visino che sembra una
madonna di Raffaello, il viso di una demente dolorosa (542). La riempie di
regali ma la ragazzina dice che vuole solo il suo rispetto
Raskolnikov gli dice: è questa mostruosa differenza di
età in altre parole che eccita la vostra sensualità
Perché no. Io sono un peccatore!
Del resto, il popolo si ubriaca, la gioventù istruita
a causa dell’ozio si consuma in sogni irrealizzabili e si rovina con le teorie,
gli ebrei nascondono il denaro mentre tutti gli altri sono in preda al vizio.
Una sera vado in una cloaca di locale dove c’era un
can can. Vedo una ragazzina di 13 anni vestita con molta grazia. Danzava con un
virtuoso.
Poi ho riportato a casa con la sua carrozza la madre e
la figlia
Quindi Svidrigailov offre la sua protezione alle due che non hanno un soldo.
Cfr. Don Giovanni di Mozart- Da Ponte (I, 8)askolnikov
.
Don Giovanni
Voglio che siamo amici. Il vostro nome?
Zerlina
E il tuo?
Masetto.
Don Giovanni
O caro il mio
Masetto!
Cara la mia Zerlina! v’esibisco
la mia protezione, Leporello?
(a Leporello che fa scherzi alle altre contadine)
Cosa fai lì, birbone?
Leporello
Anch’io, caro
padrone,
esibisco la mia protezione (I, 8)
Raskolnikov gli
dà del depravato
Svidrigailov lo chiama idealista e Schiller.
Rodio replica con “vecchio libertino incancrenito”
Si guardò allo specchio: non c'era da dire era
ancora un bell'uomo. “'Rudere
libertino!' Scherza pesante quella canaglia! Vorrei vederlo alla
mia età, quattro ossa incatenate come è lui.” Il passo vigoroso faceva tinnire
i vetri dei saloni che attraversava (Il
Gattopardo).
I due uscirono e si separarono (546)
Poi però Raskolnikov
segue Svidrigailov e lo avvicina solo per dirgli non deve più avere
delle mire sulla sorella.
In effetti più tardi il libertino incontra Dunja e la
invita a salire in casa sua per rivelarle un segreto sul fratello. Salgono e
lui le dice di avere origliato mentre le mostra le stanze. Le aveva già scritto una lettera dove alludeva a un
delitto commesso dal fratello. Le racconta quanto ha sentito origliando: Rodion
ha ucciso due donne.
Le espone anche la teoria del fratello: il fascino
esercitato da Napoleone, l’immaginazione di essere un uomo di genio, un
legislatore per gli altri uomini che sono il materiale grezzo, i rifiuti.
I Russi sono
gente larga come la loro terra e inclini al fantastico e al disordine, ed è un guaio essere larghi senza essere
particolarmente geniali.
Dunja conosce l’articolo del fratello. Gliel’ha
portato Razumichin.
Svidrigailov promette di salvarle il fatello con i
soldi e le conoscenze e le chiede di poter baciare l’orlo del vestito il cui
fruscio lo fa impazzire. Dunja cerca di fuggire ma la porta è chiusa a chiave e
Svidrigailov la minaccia. Dunja tira fuori una rivoltella che aveva preso in
casa di Marfa
“Lo so che sparerai, graziosa belvetta. E allora spara!”
Dunja spara e il colpo scalfisce la pelle del cranio
di Svidrigailov che non desiste e
si avvicina.
Dunja preme di nuovo il grilletto ma l’arma fa cilecca,
Svidrigaikov le
fa: “ricaricatela ancora, io vi aspetterò”.
Dunja gettò via la rivoltella. L’uomo le cinse la vita
e la ragazza disse “lasciami andare” con un tono supplicante. Svidrigailov fu
colpito da quel tu e le diede la chiave per uscire (ha visto una figlia).
Quindi uscì con la pistola in tasca e andò in vari
postacci schifosi finché trovò Katja, la ragazzetta istriona, cui offrì da bere.
Poi si recò da Sonja. Le dà 3000 rubli e manda saluti a Razumichin da parte di
Arkàdij Ivànovič Svidrigàjlov. Poi andò a trovare la fidanzatina che però era
andata a dormire. Parlò con la madre, poi volle vedere la fanciulla. Le disse
che doveva partire e le lasciava 15mila rubli con titoli vari. Quindi andò a camminare sul prospekt. In fondo al
corso vide un edificio di legno, entrò e chiese una stanza a uno straccione
incontrato nel corridoio. Ebbe una
camera afosa e angusta, chiese della vitella e del tè. Lo straccione si
allontanò deluso. La stanza era uno stambugio, il letto orrendamente sudicio.
Sentì rumore e guardò attraverso una fessura quello
che succedeva in una camera attigua: uno in posa da oratore e dandosi dei pugni
sul petto rimproverava l’altro di essere un pezzente, nonostante il suo aiuto.
Quello che ascoltava sembrava che avesse una gran
voglia di starnutire, senza riuscirci. Sulla tavola c’era una caraffa di vodka
quasi vuota, bicchierini, pane, bicchieri grandi, cetrioli e tazze per il tè
vuote
Lo straccione di prima andò da Svidrigailov con il tè
e la carne di vitella. Svidrigailov si
sentiva la febbre, si avvolse nella coperta e pensò: vorrei sentirmi meglio per
l’occasione. In un angolo si muoveva un topo. Pensa a Dunja al momento in cui
aveva provato compassione per lei. Un topo gli toccò una gamba. Gli appaiono
immagini.
Il sogno di Svidrigailov
Sogna: vede un
luogo pieno di fiori, poi, in una bara, una bambina di 14 anni che si era
uccisa dopo avere subito un oltraggio. Apre la finestra, prende freddo, cadeva
una pioggia gelata, sente un colpo di cannone, “il segnale della piena”, pensa.
Si vestì e uscì nel corridoio per scovare lo straccione che doveva essersi addormentato in qualche
bugigattolo, tra ciarpame d’ogni sorta e mozziconi di candela (cfr. Kafka Il processo). Voleva pagare. Girando per
il corridoio vide una cosa bizzarra che sembrava viva: era una bambina di non
più di cinque anni con un vestitino che sembrava uno straccio per pavimenti.
Tremava e piangeva. Lo guardava con due grandi occhi neri pieni di ottuso
stupore, singhiozzava ogni tanto ed era intirizzita. Temeva di prendere le
botte dalla madre, forse una cuoca eternamente ubriaca. Svidrigaiolov la portò
nella sua stanza, le tolse i vestiti bagnati e la coprì, l’avvolse in una
coperta. Ma poi c’è una metamorfosi: la bambina assume il volto e i gesti di
una prostituta e l’uomo si sveglia.
Ha sognato le proprie perversioni piene di
contraddizioni.
Il suicidio
Erano le cinque e fuori c’era la nebbia. Le mosche
ormai sveglie si erano appiccicate alla carne di vitella. Diede la caccia a una
mosca ma poi si rese conto a quale interessante operazione si stava dedicando e
uscì. C’era una nebbia fitta e lattiginosa.
Un individuo ubriaco fradicio con addosso un pastrano
era disteso bocconi attraverso il marciapiede. Poi passò vicino alla torre dei
pompieri. Davanti al cancello c’era un ometto imbacuccato in un pastrano, un
cappotto da soldato, con in testa un elmo di rame simile a quello di Achille.
Si osservarono “Sul suo viso si leggeva quell’eterna, cupa tristezza che è così
crudelmente impressa su tutti i volti di razza ebraica[2], senza
eccezione” (577)
Achille gli chiese che cosa cercasse. Svidrigailov
rispose che se ne andava in America, poi tirò fuori la pistola e si sparò (578)
Bologna 17 ottobre 2025 ore 18, 55 giovanni ghiselli.
p. s.
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[1] Può essere che in Nausicaa si muova anche un sentimento simile a quello
di Desdemona di fronte ai discorsi e ai trascorsi di Otello :"Finita la mia storia, ella mi diede per le mie pene
un mondo di sospiri: ella giurò, in fede, era strana, era oltremodo strana, era
pietosa, era meravigliosamente pietosa...ella mi amò per i pericoli ch'io aveva
passati, ed io l'amai perché ella n'aveva pietà (She loved me for the dangers I had pass'd,/and I loved her that she did
pity them )" W. Shakespeare, Otello , I, 3.
[2]
Cfr. Saba:
“ Ho parlato a una capra.
Era sola sul prato, era legata.
Sazia d’erbe, belava.
Quell’uguale belato era fraterno
Al mio dolore. Ed io risposi, prima
per celia poi perché il dolore è eterno,
ha una voce e non varia.
Questa voce sentivo
Gemere in una capra solitaria.
In una capra dal viso semita
sentivo querelarsi ogni altro male
ogni altra vita”.
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