Comunismo e aristocrazia. Bertolt Brecht, Luchino Visconti e Pier Paolo Pasolini.
Sentiamo Bertolt Brecht che tra le due Germanie scelse la DDR.
“Io son cresciuto figlio
di benestanti. I miei genitori mi hanno
messo un colletto, e mi hanno educato
nelle abitudini di chi è servito
e istruito nell’arte di dare ordini. Però
quando fui adulto e mi guardai intorno
non mi piacque la gente della mia classe,
né dare ordini né essere servito.
E io lasciai la mia classe e feci lega
Con la gente del basso ceto” Scacciato per buone ragioni in Poesie di Svendborg del 1939
Quindi Luchino Visconti.
Leggevo su “la Repubblica” del 3 dicembre 2002 a pagina 19, queste parole del più grande regista italiano interrogato sul suo essere comunista e aristocratico: “Io voto contro i miei privilegi; se fossi santo, se fossi san Francesco, mi priverei di tutto. Ma non sono così eroico. Voto comunista perché credo che quella è la direzione verso cui deve andare la storia, voto per quell’avvenire più giusto, e lo so che sarà il funerale del mondo cui appartengo e che amo”.
.
Ora cito Pier Paolo Pasolini, un altro aristocratico mentale.
Il potere che esibisce l’ignoranza e promette consumi è il più pervasivo e il più difficile da confutare.
Tanto più che" il potere e il mondo che, pur non essendo del potere, tiene rapporti pratici col potere, ha escluso gli intellettuali liberi-proprio per il modo in cui è fatto-dalla possibilità di avere prove e indizi (…) Il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica sono due cose inconciliabili in Italia (…) Ma non esiste solo il potere: esiste anche un’opposizione al potere. In Italia questa opposizione è così vasta e forte, da essere un potere essa stessa: mi riferisco al Partito comunista italiano. E’ certo che in questo momento la presenza di un grande partito all’opposizione come il partito comunista italiano è la salvezza dell’Italia e delle sue povere istituzioni democratiche. Il Partito comunista è un paese pulito in un paese sporco, un paese onesto in un paese disonesto, un paese intelligente in un paese idiota, un paese colto in un paese ignorante, un paese umanistico in un paese consumistico" (P. P. Pasolini, Scritti corsari, pp. 113-114).
Infatti ora che non c’è più un partito comunista in Italia non c’è alcuna opposizione al potere dei consumi, della guerra e dell’ignoranza
Provo a fare tale opposizione alla volgarità attuale trasmettendo a chi mi ascolta e mi legge l’educazione alla bellezza e alla bontà ricevuta dai classici.
Infine una dichiarazione mia.
Io sono comunista in senso etimologico: vivo e mi adopero per il bene comune che coincide con il mio benessere spirituale.
Sono sempre stato incapace di una vita privata e familiare. Insomma egoista
Poi credo che comunismo, aristocrazia e cristianesimo evangelico costituiscano il bene comune e trovo spregevoli i voltagabbana che 50 anni fa mi accusavano di non essere abbastanza di sinistra quando votavo democrazia proletaria “invece di peparare la lotta armata” , e oggi affermano di non essere mai stati comunisti perché hanno raggiunto una qualche misera posizione di potere o messo insieme “quattro paghe per il lesso”.
Questa è la vera plebe, costoro sono i pezzenti spirituali.
Bologna 13 ottobre 2025 ore 16, 56 giovanni ghiselli
p. s.
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