“ I “bennati” sentivano se stessi come “felici”…poi essi, uomini superdotati di forza e perciò stesso necessariamente attivi, riuscivano a non separare l’agire dalla felicità-l’essere attivi era per loro considerato come qualcosa di attinente necessariamente alla felicità (da cui eu\ pravttein)-tutto ciò in netto contrasto con la “felicità” a livello degli impotenti, degli oppressi, dei piagati”[1].
L’Edipo a Colono di Sofocle mostra nel modo più puro l’accento di una conciliazione proveniente da un altro mondo. Ismene dice al padre: nu`n ga;r qeoiv sj ojrqou`si, provsqe d’ w[llusan (394)
La logica imperialistica. L’iper attivismo ateniese.
Alcibiade "svolge dinanzi all'assemblea popolare il disegno vertiginoso della conquista di tutta la Sicilia e del dominio su tutta la Grecia, dichiarando che lo sviluppo di una potenza come quella d'Atene non si può razionare: chi la detiene, non può conservarla che con l'estenderla sempre più, giacché la sosta significa pericolo di decadenza"[2]. Meritano di essere trascritte alcune parole di questo seduttore delle donne e del popolo :" kai; th;n povlin, eja;n me;n hJsucavzh/, trivyesqaiv te aujth;n w{sper kai; a[llo ti"(VI, 18, 6) e la città, se rimarrà tranquilla si logorerà da sola, come qualsiasi altra cosa. Ecco dunque un personaggio in cui il " carattere di tutta la stirpe è genialmente personificato: ciò spiega la sua influenza irresistibile sul volgo, sebbene a questo egli fosse inviso per il suo atteggiamento presuntuoso e altezzoso nella vita privata"[3].
Cfr. I Corinzi su gli Ateniesi in Tucidide
Insomma, sintetizzano i Corinzi, se uno, riassumendo, dicesse che sono nati per non avere pace loro e non lasciare in pace[4] gli altri uomini, direbbe la verità:"w{ste ei[ ti" aujtou;" xunelw;n faivh pefukevnai ejpi; tw'/ mhvte aujtou;" e[cein hJsucivan mhvte tou;" a[llou" ajnqrwvpou" eja'n, ojrqw'" aj;n ei[poi", I, 70, 9).
Questo dinamismo psicologico degli Ateniesi dunque ne spiega i successi:"In contrasto con lo sfondo della lentezza e indolenza, dell'onestà di antico stampo e della ristretta perseveranza di Sparta, risalta la descrizione della vivacità ateniese, in cui si mescolano l'invidia, l'odio e l'ammirazione dei Corinzi: perpetua intraprendenza, grande slancio nel concepir disegni come nell' osare, una flessibilità che fronteggia ogni situazione e non viene meno neanche nell'insuccesso, anzi ne è spronata a più alte imprese", commenta Jaeger[5].
Gli Ateniesi assomigliano al primo Edipo di Sofocle.
Un Greco vecchio non esiste, voi Greci siete sempre fanciulli. Lo racconta Platone nel Timeo (22b4)
L’irrisolutezza
Una confutazione della supposta sintonia e complicità tra Euripide e Socrate[6] la fornisce Fedra quando nell'Ippolito di Euripide dice:"bisogna considerare questo:/il bene lo conosciamo e riconosciamo,/ma non lo costruiamo nella fatica (oujk ejkponou'men: il bene topicamente costa povno" , fatica) , alcuni per infingardaggine (ajrgiva" u{po),/ alcuni anteponendogli qualche altro piacere./ E sono molti i piaceri della vita:/lunghe conversazioni, l'ozio, diletto cattivo[7], (scolhv, terpno;n kakovn) l'irrisolutezza (aijdwv" te, una forma brutta di aijdwv" ) "(vv.379-385). Può essere anche la malattia come nel caso di Myškin
Bologna 10 ottobre 2025 ore 16, 57 giovanni ghiselli
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[1] Nietzsche, Genealogia della morale, 7.
[2] Jaeger, Op. cit. p. 675.
[3] Jaeger, Op. cit. p. 676.
[4] Cfr. la Medea di Seneca quando entra in scena Creonte che manifesta timore per la donna barbara:"cui parcet illa, quemve securum sinet?" (v. 182), chi risparmierà quella o chi lascerà in pace?
[5]Op. cit., pp. 663-664.
[6] Il quale nell'opera di Platone sostiene che facciamo il male per ignoranza del bene, e, se solo conosciamo il bene. non possiamo fare il male.
[7] Il piacere dell'ozio come sirena che distoglie dal fare cose egregie è denunciato anche da Tacito nell'Agricola:"subit quippe etiam ipsius inertiae dulcedo, et invisa primo desidia postremo amatur " (3), infatti si insinua anche il piacere della stessa passività, e alla fine si ama l'accidia dapprima odiosa.
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