I pensieri vagabondi poi vertono sull’aiutante Apollon
“con le sue impertinenza”. Per l’uomo del sottosuolo tutto è problematico
“Quello sì che mi faceva perdere l’equilibrio!”
Perché, il resto no?
“Era la mia piaga, un flagello mandatomi dalla
Provvidenza!
Non lo salva nemmeno la “provvida sventura” dal
momento che la provvidenza presto o tardi porta il bene secondo Seneca poi
anche Manzoni.
“Io lo odiavo. Dio mio, come lo odiavo!”
Evidentemente questo personaggio si nutre di odio.
“Non si sa perché aveva per me un disprezzo senza
limiti, e mi trattava dal’alto in basso in modo intollerabile”
Evidentemente il nostro si metteva in tale condizione.
Gli sembrava
che il suo aiutante, Apollon, non dubitasse mai di sé. Era pedante e pieno di
orgoglio
“Con me si comportava come un despota”.
Tutti i rapporti instaurati da quest’uomo sono ribaltati.
Questi due incarnano la dialettica hegeliana di servo e signore.
“Accettava di non far nulla per un compenso di sette
rubli al mese”. Il nostro seguita a elencare i difetti odiosi di quest’altro
disgraziato. “Ma non potevo scacciarlo, quasi fosse chimicamente combinato con
la mia propria esistenza”
Una simbiosi malata dunque. Come ce ne sono tante del
resto.
“Il mio quartiere era il mio rifugio, il mio guscio,
il mio astuccio, in cui mi nascondevo a tutta l’umanità, e Apollon mi pareva
far parte del quartiere, sicché per sette anni interi non potei scacciarlo. Il
“quartiere è la tana di quest’uomo
Il nostro volle dare una lezione a quel poveretto
sospendendogli il salario e senza dargli spiegazioni. “No volevo darglielo
perché così mi piaceva.. perché tale era la mia volontà padronale”.
La vita di costui è sempre un pendolo tra masochismo e
sadismo.
Ma la sua volontà non resse nemmeno quattro giorni.
L’aiutante lo fissava severamente. Tra i due correvano sguardi di sfida. A
volte l’aiutante sospirava a lungo per fare capire in quale abisso era caduto
il suo datore di lavoro; allora questo si infuriava e gridava ma poi pagava il
dovuto. Di solito le cose andavano in tale maniera.
Questa volta invece scoppia una lite tra i due.
Raccontarla e udirla sarebbe bassa voglia. Mi limito a riferire che il padrone
dava in escandescenze mentre l’aiutante “rispondeva con disumana sicumera”. Era
sul punto di passare alle mani quando Apollon andò verso la porta, tornò e
disse: “C’è di là una che chiede di voi” e lasciò entrare Lisa. “Non se ne
voleva andare e ci considerava con aria beffarda. Via!Via! gli ordinai
smarrito. L’orologio batté le sette.
Bologna 31 ottobre 2025 ore 17, 48 giovanni ghiselli
p. s
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