Dialoghi tra e con le
parole di
Alessandro –Ferruccio Marcucci Pinoli di Valfesina. EDIZIONI GIUSEPPE LATERZA , Bari, 2022.
Aggiungo
Leopardi, Erodoto e Cazzullo.
Capitolo
35 INFORMAZIONE MANIPOLAZIONE.
Sono contrapposti questi due personaggi. Fanno venire in mente
i dialoghi del “beffardo Luciano” che
Leopardi menziona come modello delle
sue Operette morali.
“Così
a scuotere la mia povera patria, e secolo, io mi troverò avere impiegato le
armi dell’affetto e dell’entusiasmo e dell’eloquenza e dell’immaginazione nella
lirica, e in quelle prose letterarie ch’io potrò scrivere, le armi della
ragione, della logica, della filosofia, ne’ Trattati filosofici ch’io dispongo;
e le armi del ridicolo ne’ dialoghi e
novelle Lucianee ch’io vo preparando” (Zibaldone,
1394)-
Il
tono del Nostro non è quello del censore che castiga i costumi accigliato;
piuttosto castigat ridendo mores.
Vediamo
dunque il dialogo con il contrasto tra INFORMAZIONE e MANIPOLAZIONE.
Mi
interessa molto perché uno dei compiti giornalieri che mi sobbarco è seguire le
notizie per commentarle secondo le
reazioni che suscitano nel mio abito critico.
Lo
sguardo di Pinoli-“Nani per gli amici”- come si legge nella quarta di copertina
è più olimpico e sereno. I suoi dialoganti possono anche litigare urlando con furia
ma il loro esegeta conclude con
nobile semplicità e quieta grandezza.
I
due personaggi di questo dialogo dunque “stavano litigando e…litigando alla
brutta!” tanto che “Si sentiva urlare a squarciagola!” (p. 117)
L’INFORMAZIONE
accusa
Afferma dunque il relativismo di ogni credenza e
costume.
E’ possibile far risalire a Erodoto tale critica
rivolta contro ogni ortodossia di pensieri e di usi. Ciascuno pensa e vive
secondo la propria soggettività.
Questo è vero solo in parte secondo me. Di fatto
molti seguono le orme del gregge.
Cito comunque il passo di Erodoto relativo alla relatività dei costumi
Nel terzo libro troviamo un episodio che afferma il
valore della tolleranza. Lo riferisco subito poiché mi sembra uno dei più alti
insegnamenti della storiografia antica. Il re Dario dunque aveva domandato a
dei Greci se sarebbero stati disposti a cibarsi dei loro padri morti, ed essi
risposero che non l'avrebbero fatto per niente al mondo. Quindi il re dei
Persiani chiese agli Indiani chiamati Callati" oi{ tou;" goneva"
katesqivousi"(
III, 38, 4) che mangiano i genitori, a quale prezzo avrebbero accettato di
bruciarli nel fuoco, e quelli, gridando forte, lo invitavano a non dire tali
empietà. Così, conclude Erodoto, queste usanze sono diventate
tradizionali, e a me sembra che Pindaro
abbia fatto affermando che la
consuetudine è regina di tutte le cose ("novmon pavntwn basileva
fhvsa" ei\nai").
Ma queste duellanti discutono sofisticamente per prevalere
più che per affermare la verità.
L’INFORMAZIONE
replica affermando che si attiene ai fatti e che riferisce solo questi.
Aggiungo
che l’informazione manipola non solo scegliendo i fatti ma presentando anche
una gerarchia dell’importanza di questi.
Quelli che devono essere considerati prevalenti hanno una collocazione e un tempo che significa la loro supremazia.
L’IMFORMAZIONE
si infuria e reagisce rivendicando la propria buona fede anche quando si
sbaglia, mentre rinfaccia alla sua rivale di questo torneo oratorio “l’uso di
‘macchinazioni’, imbrogli veri e propri (...) al fine di manovrare secondo i
tuoi fini e interessi gli orientamenti politici, morali, ecc. dei lettori e
ascoltatori; come tutte le persone più colte e preparate ben sanno”.
In
effetti la cultura è un buon farmaco contro la volontà manipolatoria di queste
due contendenti.
Verità in greco è ajlhvqeia, non latenza mentre l’INFORMAZIONE omette e
nasconde quanto non le conviene rendere palese.
L’
INFORMAZIONE alza la voce e grida che il
sistema della MANIPOLAZIONE è costantemente volto a deformare i fatti per
cambiare il pensiero e il comportamento degli altri “usando schemi e metodi
davvero subdoli e ingannevoli, che possono anche sfociare perfino nell’abuso
psicologico (…) c’è sempre il tuo zampino, cioè una MANIPOLAZIONE dei fatti
realmente accaduti e delle verità nascoste, sottaciute o realmente travisate”
(p. 118) .
L’ultima
parola è giustamente quella dell’autore, sereno e olimpico come ho già scritto.
Non vuole entrare in questa rissa plebea che non si addice alla sua educazione
e al suo rango.
Sentiamolo
“Beh,
io direi di lasciarle litigare e di affidare il giudizio ai lettori o
ascoltatori preparati, alla loro Cultura, e alla speranza o consiglio che si
affidino a più fonti possibili, scegliendo le più serie e attendibili e
soprattutto all’Onestà intellettuale dei Divulgatori, Opinionisti, Giornalisti,
Cronisti e, perchè no, degli Storici,
che però a mio avviso…dovrebbero intervenire solo “a bocce ferme”, quando gli
interessati direttamente o indirettamente non ci sono più” (p. 119) .
Sulle
fonti che a parer mio sono sempre da consultare, talora addirittura da venerare
come la sacra Kastalìa del Parnaso, voglio fare una piccola aggiunta. Queste
sono spesso ignorate o trascurate o falsificate tanto dalla manipolazione
quanto dall’informazione. Faccio un esempio già utilizzato in un mio post di
due o tre giorni fa.
Da
qualche tempo il divulgatore principe è Cazzullo. Mercoledì scorso ha
presentato Cleopatra risalendo ai faraoni piuttosto che alla Macedonia originaria
della stirpe tolemaica. Fin qui può stare in quanto Cleopatra, se da una parte
discendeva da Tolomeo compagno d’armi di Alessandro Magno, dall’altra fu
l’ultima regina d’Egitto. E’ stato invece un errore nominare tra le fonti del
citato dramma di Shakespeare Antonio e
Cleopatra non precisati testi latini, mentre quel barbaro non privo
d’ingegno si è avvalso di una traduzione
della Vita di Antonio di Plutarco,
greco e sacerdote delfico. Se
Quando
divulgava
Bologna 26 ottobre 2025 ore 10, 42 giovanni ghiselli
p. s.
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