Un altro capitolo del libro di Alessandro Ferruccio Marcucci Pinoli di Valfesina: DIALOGHI TRA E CON LE PAROLE –EDIZIONI GIUSEPPE LATERZA , Bari, 2022.
Avevo già pubblicato questa recensione il 19 settembre quando ero a Pesaro con pochi libri. La ripropongo ora riveduta e corretta nel mio studio di Bologna
Il capitolo 8 mette a confronto DIMENTICARE e SCORDARE.
“Dimenticami ma non scordarti di me, perché dimenticare significa togliere dalla mente, ma scordare significa togliere dal cuore”.
Mens –mentis (f.) dunque e cor- cordis- (n.)
Il cuore della persona nobile conserva la gratitudine del bene ricevuto.
La mente rammenta o dimentica la congerie di nozioni apprese come i calcoli fatti non sempre a fin di bene.
L’imperatore Marco Aurelio scrive:"getta via la tua sete di libri, perché tu possa morire non balbettando ma davvero sereno e grato agli dèi dal profondo del cuore"( ajpo; kardiva" eujcavristo" toi'" qeoi'". Ricordi , II, 3).
Diceva anche a se stesso: bada di non cesarizzarti, resta l’uomo semplice e buono che la filosofia ha plasmato- {ora mh; ajpokaisarwqh'"- (VI, 30). Vivi semplicemente e piamente. Suggerisce a se stesso di essere i[lew", benevolo.
Per scrivere parole siffatte non si deve mai scordare di essere uomo soggetto al destino anche se padrone del mondo.
“Insomma sono simili ma non uguali. Infatti se pensiamo alle etimologie dei due verbi, possiamo subito notare che il primo è formato da due parole latine “de” e “mentis”, allontanarsi, quindi togliere, allontanarsi, sfuggire dalla mente. Mentre il secondo deriva da “s” e “cordis”, quindi da una “s” privativa e cuore” (p. 33) .
Nell’Odissea i tre compagni di Ulisse mandati a informarsi sui Lotofagi furono invitati a mangiare il dolcissimo frutto del loto- lwtoi`o melihdeva karpovn (IX, v. 94). Dopo tale pasto gli inviati non volevano tornare indietro ma rimanere con i mangiatori di loto- met j ajndravsi lwtofavgoisi ( 96) e tanto scordare quanti dimenticare il ritorno
“ novstou te laqevsqai” (97).
Scordare il ritorno è la dimenticanza che Odisseo vuole e deve evitare. Questo verbo lanqavnw, latino lateo, contiene l’idea della latenza, cui si oppone l’ajlhvqeia, la verità che è “non latenza”, è disvelamento. A Odisseo che giungerà a Itaca da solo dopo avere perduto tutti i compagni e avere rifiutato l’amore e l’immortalità che gli offriva Calipso, per arrivare da Penelope e Telemaco dopo avere superato prove terribili, servono tanto il cuore quanto la mente. Dunque l’eroe di Itaca pietrosa non può scordare né dimenticare. Per l’aedo, che canta l’Odissea a memoria, addirittura la compone secondo la teoria oralistica di Milmam Parry, e per il rapsodo che la ricanta, sempre a memoria, laqevsqai è il verbo più proibito.
Questa è la conclusione dell’autore: “D’altronde chi ha amato veramente non potrà mai SCORDARE. E se lo fa, se si “SCORDA”, allora vuol dire, significa che non aveva mai amato, neppure prima. Poiché una persona che si ama…non è un mazzo di chiavi che si dimentica a casa!!!
Ancora un breve commento, ricorrendo questa volta al latino. In Properzio la rappresentazione dell'amore eterno, che continuerà dopo la morte, si colora addirittura di accenti macabri, nell'immagine delle ossa del poeta che si strofinano e si confondono con quelle della sua amata. Sentiamo le parole dell'umbra di Cinzia già morta a Properzio:"nunc te possideant aliae: mox sola tenebo:/mecum eris et mixtis ossibus ossa teram " (IV, 7, 93-94), ora ti possiedano altre: presto ti avrò io sola: sarai con me e sfregherò le ossa con le ossa mescolate. L'amante defunta finalmente aderisce al Cynthia prima fuit, Cyntia finis erit auspicato nel I libro ( 12, 20).
Vediamo infine un esempio di fides che non si scorda nella letteratura contemporanea: G. G. Marquez racconta la storia di un uomo che per cinquantatré anni, sette mesi e undici giorni aspetta la donna di cui si era innamorato da ragazzo, Fermina Daza, quando lei era la più bella ragazza del Caribe e aveva "un'andatura da cerva". Al funerale del marito, il dottor Urbino che l'aveva sposata per amore, riamato, Florentino Aziza, l'innamorato a vita, le disse:"Fermina, ho atteso questa occasione per più di mezzo secolo, per ripeterti ancora una volta il giuramento della mia fedeltà eterna e del mio amore per sempre" (Gabriel Garcia Màrquez, L'amore dei tempi del colera (1985), p. 58
Bologna 25 ottobre 2025 ore 11, 20 giovanni ghiselli
p. s.
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