martedì 28 ottobre 2025

Dostoevskij Memorie del sotto suolo. Terza parte.


 

Un giorno il Nostro incontra tre compagni di scuola

“Era chiaro che mi consideravano come una comune mosca” (83). Parlavano di un altro compagno che volevano festeggiare: monsiù Zverkov. Il Nostro lo ricorda come la propria antitesi: era ricco, aveva santi in paradiso e la natura stessa lo aveva colmato di doni. Le esperienze gli avevano fornito la sapienza mondana e le buone maniere. Questo imbestialiva il Nostro. “Odiavo il suono stridente e pieno di sufficienza della sua voce”.

Abbiamo già visto che la persona contenta di sé stessa è  incline all’amore. Possiamo constatare che viceversa la scontentezza di sé conduce all’odio.

“Odiavo la sua faccia bella ma stupida- contro la quale però si capisce , avrei cambiato volentieri la mia intelligente”.

Chi è scontento di sé sottovaluta le proprie qualità e si associa ai giudizi dei più.

Ricorda la sfacciataggine di questo bellimbusto che già da ragazzo vantava con i compagni il fatto che nessuna forosetta della campagna di proprietà della sua famiglia sarebbe rimasta priva delle proprie attenzioni e aggiungeva che questo era il droit de seigneur , e se i contadini avessero protestato li avrebbe fatti frustare”. Un tipo del genere dovrebbe suscitare disprezzo. Invece i suoi cortigianelli plaudivano e corteggiavano  “un tale meschino scarabeo” (85). Col passare del tempo la prestanza di Zverkov declinava. “ in tre anni si era come gonfiato, aveva cominciato a ingrassare; era evidente che sui trent’anni si sarebbe completamente afflosciato”

La bellezza per conservarsi ha bisogno di cure: esercizio fisico, cibo sano e misurato, niente fumo, poco alcol come si sa, e necessita pure di intelligenza come non tutti sanno. Quei compagni di scuola “fin d’allora si erano avvezzati a inchinarsi soltanto al successo”. Viceversa “schernivano crudelmente e ignominiosamente tutto quanto fosse giusto ma umiliato e prostrato. Scambiavano gli onori per merito, e a sedici anni già parlavano di posticini sicuri. Erano mostruosamente corrotti.” 91

Il Nostro è incerto se andare a un incontro di questi ex compagni di scuola per festeggiare Zverkov. Si aspettava di venire disprezzato per la sua bassa situazione socio- economica.

Questo sarebbe stato “non letterario, comune” ma lo avrebbero comunque umiliato. Del resto aveva una speranza : “sognavo di trionfare su di loro, di vincerli, affascinarli, costringerli ad amarlo per l’elevatezza delle concezioni e per l’indiscutibile arguzie mie” (94).

Questo risultato è possibile soltanto nell’ambiente congeniale all’intelligente studioso e arguto, poiché in un contesto diverso, magari opposto, le sue qualità sono considerate difetti. I porci insomma non apprezzano le perle. Purtroppo per una persona intelligente, sensibile e colta non è facile trovare persone in grado di apprezzare tali qualità poiché sono tutt’altro che diffuse soprattutto in determinati sistemi organizzati dagli affaristi-crhmastikoiv-.

 Platone nella Repubblica scrive che l’uomo d’affari oJ crhmastikov~ dirà che il piacere di essere onorato e di apprendere non vale nulla rispetto al guadagnare, a meno che qualche cosa dell’onore e dell’apprendimento serva al denaro (581d ).

Nella società dai valori capovolti o priva di valori autentici, nichilista dunque, gli affaristi dettano legge.

Pensate ai cortigianelli delle banche i quali affermano che queste non sono vacche da mungere mentre milioni di lavoratori vengono macellati come bovini.

 

ologna 28 ottobre 2025 ore 10, 53 giovanni ghiselli

p. s.

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