mercoledì 15 ottobre 2025

Lettura di Delitto e castigo Seconda parte.


 

 

Anche Raskolnikov gode del proprio abbrutimento. “si era completamente appartato da tutti, rinchiudendosi come una testuggine nel suo guscio.

 Torna nella stanza armadio dove trova una lettera della madre Pulcheria che come la sorella Dunja lo adora: “tu sei il nostro tutto, la nostra unica speranza (p. 34)”. Dunja è bella e ha un pretendente benestante Petr Petrovic Lùžin  consigliere di corte, un uomo di aspetto abbastanza gradevole di 45 anni. Durante una visita, il pretendente le aveva detto che era deciso a sposare una ragazza onesta ma senza dote in quanto è bene che la moglie consideri il marito quale suo benefattore (41). La sorella è disposta a maritarsi per aiutare il fratello.

Questo legge la lettera della madre e si sente più che mai avvilito. Non vuole che quel matrimonio si faccia con il sacrificio della sorella . Se avesse incontrato Luzin lo avrebbe ucciso

Pensa che la sorte di Dunja non sarebbe migliore di quella di Sonja.

Cfr. il matrimonio come prostituzione legalizzata.

Ricordo C. Pavese il quale nega ogni possibilità di benessere nello stare con la donna:"E' carino e consolante il pensiero che neanche l'ammogliato ha risolto la sua vita sessuale. Lui credeva di godersela ormai virtuoso e in pace, e succede che dopo un po' viene il disgusto della donna, viene un sòffoco come di prostituzione soltanto a vederla. Ci si accorge allora che con la donna si sta male in ogni modo"[1]. E ancora:"Ogni sera, finito l'ufficio, finita l'osteria, andate le compagnie-torna la feroce gioia, il refrigerio di esser solo. E' l'unico vero bene quotidiano"[2].

 

La pulizia con quel marito sarebbe la stessa pulizia di Sonja, anzi forse ancora più sordida e abietta.

Raskolnikov incontra un’adolescente ubriaca con il vestito strappato

Era una ragazzina estremamente giovane sui sedici, forse solo 15 anni con un visino minuto, grazioso ma infiammato e gonfio, i capelli biondicci

 E ‘seguita da un bellimbusto e Rodion lo attacca. I due stanno per scontrarsi ma arriva una guardia che dice di occuparsene lui. Chiama il molestatore Svidrigajlov, un signore che sembra sulla trentina robusto, grasso, bianco e rosso come una mela (p.53). Il ragazzo dà venti copeche al poliziotto perché chimi una carrozza. L’agente invece andò dietro al bellimbusto e alla ragazza (p. 56). Tutto è fuori posto.

Rimasto solo l’ex studente va a trovare Razumichin un vecchio compagno di università, un giovane allegro, esuberante, buono sino al candore. Nessun insuccesso lo turbava mai (58)

In piazza Sennàja vede Lizaveta Ivanovna la sorella minore dell’usuraia Alëna dalla quale il giorno prima era andato a impegnare l’orologio e a fare la sua prova. Lizaveta era una zitella alta e goffa, timida e buona, quasi un’idiota, sui 35 anni. Viveva in casa della sorellastra in condizione di schiavitù. Erano figlie di madri diverse.

Sentì che un bottegaio e la moglie invitavano Lizaveta da loro per la sera dopo verso le sette. Dunque Alëna sarebbe stata sola in casa a quell’ora.

A Rodion il caso di aver avuto questa notizia sembrò un segno del destino.

Sono i segni vocali e casuali tipo Cauneascave ne eas-per Crasso in Plutarco.

 

Il giovane fin dal primo incontro con l’usuraia aveva provato una ripugnanza invincibile. Gli era venuta subito una strana idea che accarezzava con curiosità. Uscito da quella casa era entrato in una trattoriuccia di infimo ordine e aveva sentito due uomini, uno studente e un ufficiale, parlare della strozzina come di una strega, una che, pur piccola e magra picchiava la sorella  che era alta un metro e ottanta a dir poco.

Dicevano che Lizaveta era una zitella terribilmente malfatta, altissima, con certi piedacci lunghi e un po’ rivolti in fuori . Tuttavia curava la pulizia personale e restava continuamente incinta.  Un altro personaggio strano, estremo.

E’scura di pelle tanto che sembra un  soldato diceva lo studente, ma non è un mostro. Ha gli occhi e il viso molto dolci, e ha un bel sorriso. Piace a tanti per la sua stranezza. Io quella maledetta vecchia la ucciderei e la deruberei senza il minimo rimorso aveva aggiunto lo studente.

Poi: “pensa un po’, da un lato una vecchietta assurda, miserabile, cattiva, malata, inutile anzi dannosa, che non sa perché vive, e comunque presto morirà. Ucciderla per aiutare decine di famiglie dalla miseria, dalla corruzione, dalle malattie venerèe. Una sola morte e cento vite in cambio: ma questa è matematica! La vita di quella vecchia tisica, stupida e malvagia non conta più di quella di un pidocchio e di uno scarafaggio, anzi meno perché la vecchia è dannosa, rovina la vita agli altri. Giorni fa per la rabbia ha morsicato un dito alla sorella al punto che dovettero quasi amputarglielo.

Raskolnikov notò che gli stessi pensieri stavano germogliando nella sua mente. Questa coincidenza gli sembrò una indicazione (74).

 

Tornò nello stambugio, dormì e fece un cappio per reggere la scure da tenere nascosta sotto il soprabito di cotone, appesa sotto l’ascella. Il soprabito era largo, un vero sacco. Con una mano in tasca avrebbe tenuta ferma la scure. Preparò anche un falso pegno.

Non poteva più tornare indietro, come se un lembo di un suo vestito si fosse impigliato nell’ingranaggio di una macchina.

Cfr. il destino, la series causarum di Seneca.

 Il delitto, pensava, viene scoperto se c’è un indebolimento della volontà e dell’intelletto, mentre egli sarebbe rimasto inalterato.

 Ci sarebbe riuscito perché il suo non era un delitto (89).

Ma velle non discitur (Seneca, Ep. 81, 13).

Perde qualche minuto perché in cucina c’era la serva Nastasja e quindi deve prendere la scure dallo sgabuzzino vuoto del portinaio. Arrivò che erano le sette e mezzo. Suonò 3 volte poi la porta venne aperta. Due occhi pungenti e sospettosi lo fissavano nel buio. Colpisce la vecchia in testa più volte con il rovescio della lama mentre lei scarta il finto pegno.

Prende un borsellino, poi oggetti d’oro ma arriva Lizaveta terrorizzata.

 R le assesta un colpo di taglio e le spacca il cranio

Infine riuscì ad allontanarsi dalla casa non visto e a infilare un vicolo. Ma era tutto sudato e un passante gli gridò dietro: “che sbronza!” Rimise la scure al suo posto, sotto la panca del portinaio che non c’era

 

Nastasja e il portinaio gli portano l’avviso che deve recarsi all’ufficio di polizia. Il cinismo della rovina si impadronì di lui: purché finisca presto.

Fuori c’era un caldo insopportabile, tanfo di bottegucce e di bettole, ubriachi, venditori ambulanti finlandesi e polacchi malvestiti.

Pensava: entrerò, mi inginocchierò e racconterò tutto” (107).

Inginocchiarsi è un topos gestuale frequente in Dostoevskij

Ma l’avviso era solo un’ingiunzione di pagamento dell’affitto.

Il suo istinto di conservazione trionfava, la sensazione di essere scampato a un pericolo incombente gli diede un minuto di gioia animale.

 

Cfr. Sofocle e gli stasimi gioiosi che precedono la catastrofe

In quattro tragedie, e cioè Antigone, Aiace, Edipo re, Trachinie, poco prima della catastrofe, il Coro, convinto o illuso che le cose stiano cambiando in meglio, si abbandona a una danza allegra, l'iporchema. Teatralmente è una trovata geniale. Il pubblico che è, per così dire, preveggente in quanto conosce la trama della vicenda, soffre per la cecità del Coro, per la sua incapacità di prepararsi al peggio…La tragedia di Sofocle è il resoconto di un assedio a cui il protagonista è sottoposto, per lo più in modo terribile, e che si conclude con l'espugnazione del suo mondo. Si può individuare una linea che ora ascende e ora discende, c'è un momento in cui l'eroe sembra spuntarla sul male e sui nemici. Almeno così ritiene il Coro in quattro tragedie su sette. Il suo comportamento sottolinea l'inadeguatezza della ragione umana nel cogliere i movimenti profondi del divenire"[3].

 

Poi però Raskolnikov prova un nuovo sentimento e gli viene voglia di confessare tutto al commissario Nikodìm Fòmič ma quando sente che parla con il suo vice Iljà Petròvič dell’assassinio delle due donne, sviene.

Quindi pensa che sospettino di lui.

 Tornò nella sua stanza a prendere la roba rubata che aveva nascosto in un buco del muro sotto la tappezzeria. Voleva buttare via tutto  e si aggirava lungo il canale Ekaterininskij, ma c’era un brulicare di gente che poteva vederlo , lavandaie inginocchiate, barche all’ormeggio. Decise che era meglio arrivare alla Neva.

 Si avviò verso la Neva per la  prospettiva pensando che forse la cosa migliore era  sotterrare la roba in un boschetto sulle Isole. Ma sbucando dalla prospettiva in una piazza notò un cortile oltre un portone aperto. Entrò e vide una grossa pietra. Nessuno lo vedeva: sollevò la pietra, sotto c’era una piccola cavità dove mise la roba rubata. Tornò in piazza ed ebbe un altro momento di gioia intensa, quasi insopportabile. Rideva mentre camminava. Poi lo invase la rabbia passando davanti alla panchina dove si era seduto il giorno prima, pensando al poliziotto cui aveva dato 20 copeche, e anche per quanto aveva visto e fatto nell’ufficio (p. 123)

Si chiede come mai non abbia nemmeno aperto il borsellino rubato dopo un’azione così vile, disgustosa e bassa. Deve essere perché sono molto malato. Sentiva una repulsione smisurata, quasi fisica per tutto quanto lo circondava. Andò a casa di Razumìchin. Poi ne uscì senza avere detto quasi niente. Per strada si prese una frustata da un cocchiere di una carrozza cui ostruiva il passaggio, e una mercantessa gli fece l’elemosina, un obolo di 20 copeche. Si affacciò sulla Neva che aveva l’acqua quasi azzurra, cosa che capita di rado. Vedeva la cupola della cattedrale e il cielo del tutto senza nuvole. In quella veduta stupenda avvertiva la presenza di uno spirito muto e sordo. Provava un’impressione cupa e arcana che non riusciva a risolvere poiché non aveva fiducia in se stesso. Pensava al passato. Gettò la moneta in acqua e si avviò verso casa. Era già sera. Si mise a dormire tremando in tutto il corpo, come un cavallo esausto.

 Sogna che c’è una rissa e il vicecommissario picchia la padrona di casa.

Stette male in stato di semi incoscienza per qualche giorno.

Razumichin va a trovarlo. La madre gli manda dei soldi, la padrona di casa, una mora grassoccia e piacente lo tratta bene. Nastasja, l’nserviente della padrona, lo imbocca addirittura e lui lascia fare dissimulando la guarigione per osservare e capire che cosa stesse succedendo. Razumichin ha messo insieme una relazione con Pàšenka la padrona di casa: “è costruita a dovere, sia di sopra che di sotto”.

“Sentilo il porco” disse Nastasia molto divertita

Dice di averne 36 e ne ha diritto, ma ne ha 40.

Razumichin che ha assistito Raskolnikov nella malattia gli dice che nel delirio parlava del portinaio, del commissario, di calze, di frange di pantaloni.

Poi gli dà un cappello: è l’indumento principe, dice, una specie di raccomandazione. Quindi gli porge all’amico vestiti, usati ma decorosi. Compràti con  soldi i soldi mandati dalla mamma.

Arriva Zosimov un giovane medico di 27 anni, vestito elegantemente e ben curato. La presunzione accuratamente nascosta traspariva in lui di continuo. Come medico era considerato. Razumichin dice che vuole inaugurare il suo nuovo alloggio offrendo agli amici tè, vodka e aringhe poi un pasticcio di carne.

 

 Non sono annoverati tra gli afrodisiaci dai latini

Nell'Ars amatoria Ovidio consiglia i cibi afrodisiaci a chi non deve risparmiare i lombi:"bulbus et, ex horto quae venit herba salax/ovaque sumantur, sumantur Hymettia mella/quasque tulit folio pinus acuta nuces" ( II, 422-424), si prenda la cipolla, e la rucola eccitante che viene dall'orto, le uova e si prenda il miele dell'Imetto e i pinoli che produce il pino dalle foglie aghiformi.

 

Ci sarà Porfirij Petròvič, un giurista , un giudice istruttore, poi un ufficiale Zamëtov che prende le bustarelle.

Ha dei lati buoni dice Razumichim e può essere corretto siccome è giovane

“Respingendo un uomo non lo correggi e tanto meno un ragazzo. Con un ragazzo ce ne vuole il doppio di prudenza, Non capite niente voi, teste di rapa progressiste! Non rispettate gli altri e finite con il non rispettare voi stessi” (150)

  Razumichin e il medico parlano del crimine e dell’imbianchino incriminato. Razumichin è  critico  con i metodi polizieschi: “si può arrivare in base ai soli dati psicologici a individuare la traccia giusta.

L’imbianchino Nikolàj è andato da un contadino gestore di una bettola e gli ha portato una scatoletta con due orecchini d’oro e delle pietruzze. Ha detto di averla trovata sul marciapiede e ha chiesto due rubli lasciandola in pegno. Razumichin dice che hanno fatto confessare l’imbianchino a furia di pressioni. In questura ha detto di avere trovato la scatoletta nell’appartamento che imbiancava, dietro la porta. In effetti dietro quella porta si era nascosto Raskolnikov.

  Razumichin considera inoppugnabili i fatti a discolpa: che subito dopo il dellitto l’imbianchino si azzuffò in maniera monellesca con un collega, tra le risate e in mezzo alla gente. C’è una impossibilità psicologica e un fatto inoppugnabile che distrugge tutte le prove materiali (158)

Razumichin ricostruisce la storia come davvero è avvenuta per quanto riguarda la parte dell’imbianchino.

Arriva Luzin , un signore non più giovane, di bella presenza (160). Indugiò sulla soglia con aria manierata circospetta e schizzinosa guardandosi intorno con palese e offensiva meraviglia, come se si stesse domandando: dove sono andato a finire? Esaminava l’angusta con una certa affettazione di spavento e quasi di sdegno. Poi si rese conto che con quel piglio esageratamente sostenuto non poteva ottenere niente, allora si ammansì un poco e in tono cortese, seppure velato di sussiego, si rivolse al dottore e domandò: Rodion, Romànič Raskòlnikov?

Si vede la persona carica di volgare affettazione.

Razumichin disse: eccolo lì, disteso sul divano. E voi che volete?

La domanda smontò del tutto l’altezzoso signore che si volse di nuovo al dottore.

Rodion  si sollevò di scatto a sedere sul letto e disse: “sono io”.

Allora il visitatore lo guardò con attenzione e disse: “ Pëtr Petròvič Lùžin , oso sperare che il mio nome non vi sia del tutto sconosciuto” (161)

Raskolnikov non rispose. Razumichin si presentò come ex studente e invitò Luzin a sedere. Questo riprese coraggio per l’invito . Rodion disse che era al corrente del fidanzamento.

Osservava il pretendente della sorella: il suo abbigliamento era elegante e gli stava bene, tranne che per un piccolo particolare: era troppo nuovo e tendeva con troppa evidenza a un determinato scopo. Teneva in mano non infilati guanti color lillà di marca autentica perché venissero ammirati.  Portava molto bene i 45 anni. I capelli per la verità erano un pochino brizzolati e arricciati dal barbiere ma non avevano nulla di ridicolo o di sciocco come appaiono di solito i capelli arricciati che fanno spesso somigliare il volto a quello di un tedesco che vada all’altare con gli occhi da oca.

 Insomma la sua fisionomia era abbastanza bella e seria

Era avvocato alla corte suprema. Dice che c’è molto da imparare dai giovani. Elogia i progressi degli ultimi tempi “C’è un progresso, se non altro in nome della scienza e della verità economica”

Rodion  risponde che è un luogo comune.

E Luzin ribatte: la scienza dice: ama innanzitutto te stesso, se ti amerai, potrai fare bene i tuoi affari. Più attività private organizzate ci sono, più si svilupperà il bene comune e ci saranno caffetani interi invece che laceri.

 E’ una lunga veste con apertura anteriore e larghe maniche.

Razumichin gli chiede chi sia, poiché diffida dei trafficanti e dei chiacchieroni.

Parlano del delitto. Raskolnikov dice che i delitti sono conseguenti alla teoria economica presentata da Luzin cui rinfaccia di avere voluto truccare le carte, partendo in vantaggio “Ma non è forse vero che voi,” disse con una voce tremante d’ira in cui si sentiva il gusto di offendere, “non è forse vero che alla vostra fidanzata…proprio nel momento in cui ricevevate il suo consenso…voi avete detto che più di tutto eravate lieto che fosse povera…perché è più vantaggioso togliere la moglie dalla miseria in cui vive, per poi poterla dominare…e poterle rinfacciare d’averla beneficata?” (p. 171)

 

Lo aveva già detto Marziale (40 ca-104 d.C.) nella clausula di un suo epigramma:" Inferior matrona suo sit , Prisce, marito:/non aliter fiunt femina virque pares " (VIII, 12, 3-4), la moglie, Prisco, stia sotto il marito: non altrimenti l'uomo e la donna diventano pari.

 

Luzin risponde che l’idea è stata snaturata probabilmente anche per l’intervento della mamma esaltata e romantica nelle idèe.

Rodion lo minaccia di buttarlo giù dalle scale se nominerà ancora la mamma

Luzin se ne andò offeso. Poi Rodiòn caccia tutti. Quindi prende i soldi mandati dalla madre, 25 rubli ed esce, Erano le otto con il sole al tramonto.

Girava per luoghi degradati quando si sentiva disgustato per sentirsi ancora più disgustato: ubriachi, straccioni, puttane

Una belloccia lo invita a entrare in un locale e lui le fa: come sei carina!

E lei: anche voi siete molto bellino!

Un contadino sbronzo dal gabbano sbottonato e una faccia furba ridanciana disse: a guardarle sembrano tante figlie di generali, ma poi hanno il naso a patata! Un nonsense! Il naso camuso viene squalificato come brutto e volgare in alcuni testi greci. Attribuito per esempio a Socrate che però sarebbe bello dentro. Per Alcibiade personaggio del Simposio, non certo per Nietzsche!!!

Bologna 15 ottobre 2025 ore 18, 38 giovanni ghiselli

p. s.

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[1] C. Pavese, Il mestiere di vivere, 8 agosto 1944.

[2]C. Pavese, Il mestiere di vivere, 25 aprile, 1946. La gioia feroce della solitudine è anche quella del Misantropo di Menandro: Cnemone, come vede Sostrato davanti alla porta di casa sua  invoca il suo bene supremo:" ejrhmiva" oujk e[stin oujdamou' tucei'n " (v.169) non è possibile ottenere la solitudine da nessuna parte!

 

[3]        U. Albini, Nel nome di Dioniso, p. 51 e p. 251.


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