Il nono capitolo paragona le
parole PARALOGISMO e SOFISMA
“La prima parola è un
sostantivo che raffigura un ragionamento che deriva da una imperfezione insita
nel procedimento logico e quindi erroneo, fallace. Mentre la seconda
rappresenta proprio il SOFISMA, cioè l’errore nell’argomentazione che è
intenzionale”.
Molto chiaro è l’esempio che
posso trarre dalle Baccanti di
Euripide su questa seconda parola.
Nel secondo episodio della
tragedia, Penteo il re di Tebe che si oppone a Dioniso arrivato nella città
dov’è nato per introdurvi dei baccanali corrotti secondo la supposizione
malevola e maliziosa del sovrano, dice dio suo cugino: “Tu devi pagare il fio
dei tuoi espedienti malvagi ” Espedienti in greco è sofísmata.
Dunque
“SOFISMA esprime chiaramente la malafede” (p. 35)
Aristotele
nella Poetica
evidenzia quattro tipi di
riconoscimento nelle tragedie : il quarto avviene ejk sullogismou'
(1455a, 4 ), attraverso un sillogismo ,
come nelle Coefore di Eschilo, dove Elettra deduce
che il fratello Oreste è arrivato, con
un ragionamento fatto dopo avere trovato sulla tomba del padre "un
ricciolo tagliato" (oJrw' tomai'on tovnde bovstrucon tavfw/, Coefore, v.168), una ciocca di capelli
simili ai propri: qualcuno che mi assomiglia è stato qui, ma solo Oreste mi somiglia, dunque quello era Oreste.
Quindi Elettra trova un secondo indizio:
tracce di piedi simili alle sue:” kai; mh;n stivboi ge, deuvteron
tekmhvrion,-podw'n, oJmoi'oi, toi'~ t j ejmoi'sin” ( Coefore, vv.205-206).
Non è il
riconoscimento ottimo, ma quello che deriva dagli stessi fatti (pasw'n de; beltivsth
ajnagnwvrisi~ hJ ejx aujtw'n tw'n pragmavtwn1455a, 16), come nell’Edipo rei di Sofocle e nell’Ifigenia in Tauride poiché era verosimile voler mandare una lettera da
parte della giovane lontana dalla patria e dalla famiglia (eijko;~ ga;r bouvlesqai
ejpiqei'nai gravmmata,
1455a, 19 ).
Questo riconoscimento delle Coefore comunque noni fatti bensì da un sillogismo,
mentre viene criticato duramente quale paralogismós da Euripide nella tragedia Elettra [1] dove la stessa figlia di Agamennone polemizza con il presunto sillogismo di Eschilo riproposto dal
vecchio che l’ha allevata, in quanto, dice, i capelli di Oreste non possono
essere simili ai miei, siccome egli è un uomo cresciuto nelle palestre; io invece
sono una donna che usa il pettine; del resto molti hanno riccioli simili senza
essere parenti ( Elettra ,
vv.527-531).
Ma torniamo al Nostro autore
che ricorda la sua esperienza di avvocato penalista, una professione esercitata
per 14 anni durante i quali ha visto imputati che si proclamavano non colpevoli
in buona fede, ossia consci della propria innocenza, e altri che si
professavano innocenti pur sapendo di non esserlo.
Questa è la conclusione:
“Ebbene, ora lascio a Voi decidere e dire quale dei due sia nel campo del
PARALOGISMO e quale invece del SOFISMA. (Coraggio!)”
Dovreste andare sul sicuro,
cari lettori, dopo avere sentito tali maestri. “Sì ch’ io fui quarto tra
cotanto senno”
Bologna
17 ottobre 2025 ore 17, 52 giovanni ghiselli
p.
s.
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