Il nostro commediante da bordello pensa di avere messo troppo pathos nelle sue parole “al punto che
stavo per soggiacere a una crisi di soffocazione. Pathos dunque provocato e
vissuto, quindi recitato da attore con lungo mestiere.
Sentiva anche di avere spezzato il cuore della ragazza. “Il gioco mi
trascinava”. E’ uno che gioca con il cuore proprio e di chi gli capita a tiro.
Si osserva come in uno specchio: “Mi accorgevo di star parlando
pesantemente, affettatamente, librescamente addirittura”.
E’ difficile non diventare libresco quando si passa molto tempo sui
libri. Il tono libresco può aiutare se non è esagerato.
La ragazza dava segni di disperazione. Aveva abbrancato il cuscino e
“il suo petto pareva spezzarsi”. “Tremava come in preda alle convulsioni” (130)
Non mancano gemiti e grida. Viene in mente Dimitri Karamazov.
I segni di angoscia e
disperazione totale si moltiplicano. Nessuna croce, nessuna pena manca. L’uomo
voleva scappare ma era buio. Accese una candela. Allora Lisa “saltò su, sedette
e mi guardò come smemorata, col viso distorto e un sorriso semifolle.
L’uomo siede vicino alla giovane e comincia a chiederle scusa. Ma si
accorge che “stava parlando di traverso e smette”.
L’uomo obliquo è sempre messo di traverso perché mente.
Quindi fa una mossa da buon soccorritore: le dà l’indirizzo e le dice:
“vieni a trovarmi”. Questo funziona. Lisa risponde “verrò”.
Poi l’uomo fa per andarsene ma Lisa dice: “aspettate trattenendolo per
il msntello” 131 La ragazza si allontanò e tornò subito dopo con un sorriso. Il suo
sguardo era amorevole. Quindi gli tese una carta “Tutto il suo viso raggiava in
quel momento del più ingenuo e quasi infantile trionfo”. Era la lettera di uno
studente di medicina con una dichiarazione d’amore assai ampollosa e fiorita ma
estremamente rispettosa; attraverso quello stile aulico traspariva un
sentimento sincero”. Lisa racconta che
si erano conosciuti già a Riga da adolescenti poi una sera si erano
ritrovati a una festa, in una casa di gente per bene senza che lui sapesse
niente della vita di lei. Quindi le era arrivata quella lettera.
Non si deve dare troppa importanza alle lettere. Scripta volant più o meno quanto i verba. Solo il Verbum
pieno di grazia è stabile
Una amante amata, incinta di me, partita dal luogo del nostro incontro,
un collegio universitario nella puszta magiara, mi scrisse I miss you, mi manchi, e aggiungeva che la distanza era un bene
perché le lasciava capire quanto mi amava. Poi abortì e quando la raggiunsi
nella sua terra lontana, iperborea, e le telefonai, rispose: “non voglio
vederti!” I don’t want to see you.
Andai a Capo nord incerto se finir dentro quell’acque fredde, popolate da
mostri voraci, le pene e il viver mio. Decisi di vivere per raccontare la
nostra storia con parole mai scritte in prosa né in rima. Mi proposi di cogliere di raggiungere il Verbum
della kalokajgaqiva.
“La poverina conservava la lettera dello studente come un tesoro” e
l’aveva mostrata per significare “che anche lei poteva essere amata onestamente
e sinceramente, che anche con lei si poteva parlare rispettosamente”. Voleva
riscattarsi agli occhi di quest’uomo. Lui uscì schiacciato e perplesso ma già
traspariva una abominevole verità (p.
132)
Bologna 31 ottobre 2025 ore 10, 12 giovanni ghiselli
p. s
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