venerdì 31 ottobre 2025

Dostoevskij Memorie del sotto suolo. decima parte. Le lettere: verba e Verbum.


Il nostro commediante da bordello pensa di avere messo troppo pathos nelle sue parole “al punto che stavo per soggiacere a una crisi di soffocazione. Pathos dunque provocato e vissuto, quindi recitato da attore con lungo mestiere.

Sentiva anche di avere spezzato il cuore della ragazza. “Il gioco mi trascinava”. E’ uno che gioca con il cuore proprio e di chi gli capita a tiro.

Si osserva come in uno specchio: “Mi accorgevo di star parlando pesantemente, affettatamente, librescamente addirittura”.

E’ difficile non diventare libresco quando si passa molto tempo sui libri. Il tono libresco può aiutare se non è esagerato.

La ragazza dava segni di disperazione. Aveva abbrancato il cuscino e “il suo petto pareva spezzarsi”. “Tremava come in preda alle convulsioni” (130) Non mancano gemiti e grida. Viene in mente Dimitri Karamazov.

 I segni di angoscia e disperazione totale si moltiplicano. Nessuna croce, nessuna pena manca. L’uomo voleva scappare ma era buio. Accese una candela. Allora Lisa “saltò su, sedette e mi guardò come smemorata, col viso distorto e un sorriso semifolle.

L’uomo siede vicino alla giovane e comincia a chiederle scusa. Ma si accorge che “stava parlando di traverso e smette”.

L’uomo obliquo è sempre messo di traverso perché mente.

Quindi fa una mossa da buon soccorritore: le dà l’indirizzo e le dice:

“vieni a trovarmi”. Questo funziona. Lisa risponde “verrò”.

Poi l’uomo fa per andarsene ma Lisa dice: “aspettate trattenendolo per il msntello” 131 La ragazza si allontanò e  tornò subito dopo con un sorriso. Il suo sguardo era amorevole. Quindi gli tese una carta “Tutto il suo viso raggiava in quel momento del più ingenuo e quasi infantile trionfo”. Era la lettera di uno studente di medicina con una dichiarazione d’amore assai ampollosa e fiorita ma estremamente rispettosa; attraverso quello stile aulico traspariva un sentimento sincero”. Lisa racconta che  si erano conosciuti già a Riga da adolescenti poi una sera si erano ritrovati a una festa, in una casa di gente per bene senza che lui sapesse niente della vita di lei. Quindi le era arrivata quella lettera.

 

Non si deve dare troppa importanza alle lettere. Scripta volant più o meno quanto i verba. Solo il Verbum pieno di grazia è stabile

Una amante amata, incinta di me, partita dal luogo del nostro incontro, un collegio universitario nella puszta magiara, mi scrisse I miss you, mi manchi, e aggiungeva che la distanza era un bene perché le lasciava capire quanto mi amava. Poi abortì e quando la raggiunsi nella sua terra lontana, iperborea, e le telefonai, rispose: “non voglio vederti!” I don’t want to see you. Andai a Capo nord incerto se finir dentro quell’acque fredde, popolate da mostri voraci, le pene e il viver mio. Decisi di vivere per raccontare la nostra storia con parole mai scritte in prosa né in rima. Mi proposi di cogliere di raggiungere il Verbum della kalokajgaqiva.

 

“La poverina conservava la lettera dello studente come un tesoro” e l’aveva mostrata per significare “che anche lei poteva essere amata onestamente e sinceramente, che anche con lei si poteva parlare rispettosamente”. Voleva riscattarsi agli occhi di quest’uomo. Lui uscì schiacciato e perplesso ma già traspariva una abominevole verità  (p. 132)

Bologna 31 ottobre 2025 ore 10, 12 giovanni ghiselli

p. s

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