sabato 18 ottobre 2025

OTIUM E NEGOTIUM conferenza del 20 ottobre 2025 nella biblioteca Ginzburg di Bologna. Dalle 17 alle 18, 30



 


 Parlerò di otium e negotium in alcuni grandi autori della letteratura europea. Da Omero a Gončarov.

 E’ tutto gratuito ma è gradita la prenotazione (051-466307) 

Questo è il link per il prossimo incontro nella biblioteca Ginzburg di Bologna, lunedì 20 ottobre dalle 17 alle 18, 30. 

https://meet.google.com/anr-nqiu-bux?authuser=0&hs=122&ijlm=1759235335386&pli=1

 

 

 

 

L’ amore carnale trova esche e nutrimento nell’otium, nei cibi eccitanti, nel vino. Diversi autori greci, latini, russi.

 

 In Catullo e nella tradizione elegiaca latina l’amore sottrae il poeta ai negotia del civis  (politica) e  del miles  (guerra) siccome coloca l’amante nella nequitia, nell’ indolenza, nell’otium di chi si sottrae ai doveri politici e militari.

 

 

Catullo, 51, 13-16

 Otium, Catulle, tibi molestum est;

otio exsultas nimiumque gestis.

Otium et reges prius et beatas

perdidit urbes.

 

Tutt’altra cosa è, naturalmente, l’otium cum dignitate, il tempo libero dedicato allo studio e alla riflessione, all’indagare se stesso, che è altra cosa  dall’accumulo dell’erudizione.

 

Nel De oratore (del 55), Cicerone scrive che nella respublica optima sono possibili, successivamente, il negotium sine periculo e l’ otium cum dignitate (I, 2)

Lo studio del resto deve servire alla vita, essere produttivo, non sterile. Talora arriva a essere malsano.

Seneca disapprova un approccio devitalizzante ai testi classici: nel De brevitate vitae[1] il filosofo sconsiglia di accorciare la vita perdendo tempo in occupazioni che non giovano allo spirito: "Graecorum iste morbus fuit quaerere quem numerum Ulixes remigum habuisset, prior scripta esset Ilias an Odyssia, praeterea an eiusdem esset auctoris, alia deinceps huius notae, quae sive contineas nihil tacitam conscientiam iuvant, sive proferas non doctior videaris sed molestior" (13) questa fu una malattia dei Greci, cercare quale numero di rematori avesse avuto Ulisse, se sia stata scritta prima l'Iliade o l'Odissea, inoltre se siano del medesimo autore, e successivamente altre notizie di questo tipo, nozioni che se le tieni per te non giovano per niente al puro fatto di saperle, se le tiri fuori, non sembri più dotto ma più pedante.

Quando ero scolaro poi studente diversi professori ci facevano studiare nozioni tipo questa disapprovata da Seneca. Per fare un solo esempio, il corso di latino consisteva nella corrispondenza poetica tra Giovanni del Virgilio e Dante. In latino per carità ma io una volta laureato avrei dovuto insegnare la letteratura latina da Ennio ad Ammiano Marcellino senza che nessuno mi avesse mai parlato della maggior parte degli autori. Quando ebbi l’incarico al liceo, già trentenne, dovetti studiare giorno e notte per due anni. Volevo fare bella figura con le ragazze e i ragazzi miei studenti. Ce l’ho fatta ma è stata dura.

 Il classicista e pedagogista  Quintiliano (35-96)  vuole  escludere l'ombra, la solitudine e la muffa dall'educazione del ragazzo che deve diventare un buon  oratore:"Ante omnia futurus orator, cui in maxima celebritate et in media rei publicae luce vivendum est, adsuescat iam a tenero non reformidare homines neque illa solitaria et velut umbratica vita pallescere. Excitanda mens est et adtollenda semper est, quae in eiusmodi secretis aut languescit et quendam velut in opaco situm ducit, aut contra tumescit inani persuasione; necesse est enim nimium tribuat sibi, qui se nemini comparat "[2] , prima di tutto il futuro oratore che deve vivere frequentando moltissime persone, e in mezzo alla luce della politica, si abitui  fin da ragazzo a non temere gli uomini e a non impallidire in quella vita solitaria e come umbratile. Va tenuta sveglia e sempre innalzata la mente che in solitudini di tal fatta o si infiacchisce, e nella tenebra prende un certo puzzo di muffa, o al contrario si gonfia di vuoti convincimenti: è infatti inevitabile che attribuisca troppo a se stesso chi non si confronta con nessuno.

Il maestro pallido, ossia tedioso, desta una diffidenza o addirittura una ripugnanza istintiva, anche fisica nel giovane discepolo.

 

Egisto: imboscato e seduttore.

Torno all’ozio deleterio e aggiungo un esempio mitico traendolo da Omero: quello di Egisto la cui attività seduttiva nei confronti della donna sposata Clitennestra è descritta e biasimata da Omero nel III canto dell'Odissea : Nestore racconta che mentre gli eroi della guerra troiana erano laggiù a compiere molte imprese, quello se ne stava tranquillo nella parte più sicura (eu[khlo"  mucw'/ , v. 263)  di Argo che nutre cavalli e molto cercava di  sedurre con le parole (qevlgesken e[pessin, v. 264 ) la moglie di Agamennone la quale dapprima rifiutava l'indegno misfatto poiché aveva un'anima nobile ed era sorvegliata da un aedo di fiducia del suo sposo, ma alla fine cedeva (vv. 265-272).

 L'interpretazione di Ovidio non è troppo diversa da quella di Omero:"Quaeritis Aegisthus quare sit factus adulter;/in promptu causa est; desidiosus erat " (Remedia amoris vv. 161-162), volete sapere perché Egisto divenne adultero? il motivo è a portata di mano: non aveva nulla da fare.  Gli altri Greci infatti facevano la guerra e ad Argo non c'erano processi a impegnarlo. Dunque:"Quod potuit, ne nil illic ageretur, amavit " (v. 167), fece quello che poté per non stare là senza far niente: fece l'amore.

 

Flaubert.

Anche Madame Bovary (1856) divenne adultera poiché si annoiava:"per lei, ecco, l'esistenza era fredda come un solaio esposto a settentrione, il silenzioso ragno della noia tesseva e ritesseva la tela nell'ombra, in ogni cantuccio del suo animo" (p. 36).

 

 All'ozio che corrompe ( pensa la vecchia Bovary dei grilli della nuora:"Ci vorrebbe un'occupazione, un bel lavoro manuale! Se come tante altre fosse costretta a guadagnarsi il pane, non avrebbe mica tanti fumi per la testa. Sai da dove vengono? Da quel mucchio di idee balorde, dal troppo ozio in cui vive"[3] 

 

Già Teofrasto  definiva l'amore:"pavqo" yuch'" scolazouvsh" "(in Stobeo, IV,20,66), la sofferenza di un'anima disoccupata.

L' amore di Catullo procede attraverso un avvicendarsi di esaltazioni e sconforti.

Teofrasto 371-287 fu scolarca del Liceo dopo Aristotele.

 

Ovidio  43 a. C. 17 d. C. nato a Sulmona, morto relegato a Tomi.

“otia si tollas, periere Cupidinis arcus,

contemptaeque iacent et sine  luce faces" (Remedia smoris, 139-140), se togli di mezzo il tempo libero, si rompono gli archi di Cupido, e le sue fiaccole rimangono a terra disprezzate e senza luce.

Invece dell'otium dunque viene consigliato un qualsiasi negotium[4] che tolga a Eros il terreno fertile della  desidia  lo stare seduto senza fare niente

 

    Menandro (342-291)

Nel Duvskoloς di Menandro ( Gorgia diffida Sostrato dal cercare di sedurre la sorella approfittando della sua superiorità economica:

"non è giusto

che il tuo tempo libero danneggi noi

che tempo libero-scolhvn- non abbiamo. Sappi che il povero il quale

subisce ingiustizia è l'essere più arrabbiato del mondo" (vv.293-296). E' questo un invito a non esasperare il malessere dei poveri attraverso la loro umiliazione che invece va attenuata con il rispetto e la filantropia

L'amore comunque ha bisogno di tempo libero, come lo studio: Sostrato, l'innamorato ricco, domanda al fratello della ragazza, Gorgia:"ma per gli dèi, non sei mai stato innamorato di una, tu ragazzo?" ( oujpwvpot j hjravsqh" tinov", meiravkion; v. 341). Il futuro cognato, che ricco non è, risponde: "Non me lo posso permettere, caro mio" ( oujd j e[xestiv moi, bevltiste, v.342).

 Sostrato non ne capisce la ragione e domanda:" come, chi te lo impedisce?" (pw'" ;  tiv" e[sq j oJ kwluvwn; 344)  pensando magari al vecchio misantropo, ma Gorgia fa vedere un panorama negativo più ampio:"il calcolo dei miei guai (oJ tw'n o[ntwn kakw'n logismov"-344).

/che non mi dà un momento di respiro".

.

Anche l’apprendimento ha bisogno di tempo libero

L'araldo tebano delle Supplici di Euripide ribatte che il governo di un solo uomo non è male: infatti il monarca esclude i demagoghi, i quali, gonfiando la folla con le parole, la volgono di qua e di là a proprio profitto. Del resto chi lavora la terra non ha tempo né per imparare né per dedicarsi alle faccende pubbliche:" oJ ga;r crovno" mavqhsin ajnti; tou' tavcou" -kreivssw divdwsi (vv. 419-420), è infatti il tempo che dà un sapere più forte, invece della fretta.

 (Cfr. Kierkegaard e Kafka che non si sposano)

 

Isocrate nell’Areopagitico (del 356) scrive che nel buon tempo antico

I più poveri venivano indirizzati all'agricoltura e al commercio:" ejpi; ta;" gewrgiva" kai; ta;" ejmporiva"" (44). Gli abbienti invece si dedicavano alla ginnastica, ippica, caccia, e alla filosofia.  La cultura dello spirito equiparata alla ginnastica fa parte di quella concezione della paideia come gioco elevato espressa da Callicle nel Gorgia.

Anche Senofonte vuole associare equitazione ginnastica e caccia con l'amore per la cultura intellettuale. Pure il  Protagora (326c) di Platone fa dipendere la durata dell'istruzione dai mezzi dei genitori.

 

 

Tolstoj

Pòzdnyshev l'uxoricida della Sonata a Kreutzer di Tolstoj (1889)  mette l'ozio tra le esche ingannevoli della sua infausta passione amorosa:"Ma in realtà quel mio amore era prodotto, da una parte, dall'affaccendata madre e dalla sarta, dall'altra-dalla grande abbondanza di cibi che ingoiavo, e in più dalla vita oziosa che menavo" (p. 327). La sonata per piano e violino è di Beethovem (1805)

Depravazione, si dice è quando ci si libera dai rapporti morali verso una .donna cui si è stati carnalmente congiunti. Il fatto è che l’amore dipende solo dall’attrazione fisica. Agli uomini interessa solo il corpo e le donne lo mettono in risalto, anche con mezzi artificiosi.. I giovani innamorati fanno presto a diventare teneri, come i cetrioli sul vapore. I nostri sensi si infiammano per l’alimentazione sovrabbondante e l’inattività

Il cibo pruriginoso: selvaggina, pesce, vini scelti va tutto a finire in eccessi dei sensi. Poi la trappola del matrimonio. Finita la passione, abbiamo iniziato a litigare. La donna è felice e soddisfatta solo quando è riuscita a intrappolare un uomo e quando ci è riuscita il suo scopo è tenerlo sotto i piedi. I figli possono placarla. Arrivammo al punto che non era la discordia a provocare l’inimicizia ma l’inimicizia a provocare la discordia. A trent’anni aveva una bellezza che rendeva inquieti gli uomini: era nel fiore dei suoi trent’anni: la donna che non genera, pienotta, allettante. Gli uomini la guardavano. Era simile a un cavallo ben pasciuto, già troppo tenuto a freno, cui siano state tolte le briglie.

Arriva l’adulterio con un uomo che ricevuto in casa la guardava come tutti i lussuriosi guardano le donne belle. Lei faceva l’indifferente, ma era agitata. Il marito era geloso. Fra i due si stabilì una corrente elettrica tale da produrre identici sorrisi, identici sguardi. La bestia si era acquattata in entrambi

Il marito la insulta, furibondo per la gelosia. Di lei conosceva solo la parte animale. Ma la sofferenza maggiore consisteva nel dubbio.

Coglie in flagrante i due amanti.

 Dissero che facevano della musica. L’amante scappa e il marito la colpisce prima con una gomitata poi con un pugnale

Mentre la moglie muore, per la prima volta il marito vede in lei un essere umano. Allora tutta la sua gelosia gli parve una cosa meschina.

Bologna 18 ottobre 2025 ore 10, 15, giovanni ghiselli

p. s.

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In biblioteca hanno l’intero percorso con il greco non traslitterato. Potete farvelo mandare se vi interessa. E’ gratuito.

 



[1]  Del 49 ca d. C.  La brevità della vita umana ha dato parecchio da dire agli scrittori e ai loro personaggi:"Scostatevi, vacche, che la vita è breve", gridava Aureliano secondo in Cent'anni di solitudine di G. G. Marquez (p. 202).

[2] Institutio oratoria I, 2, 18.

[3] Madame Bovary, (1857)  p. 104.

[4] Composto dalla negazione nec + otium .


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