Il nostro prova interesse per questa povera ragazza e
le presenta la propria parte benevola: “Io sono infatti convinto che qualcuno
ti ha offesa e che loro sono colpevoli dinanzi a te, più di quanto non lo sia
tu dinanzi a loro (…) una ragazza come
te non è certo per suo capriccio che è capitata qui” (119).
La giovane risponde con intelligenza: “Perché, che
ragazza sono io?”. L’uomo capisce di avere sbagliato tono e pensa: “Diavolo, la
sto lusingando. E’ cosa bassa. Ma forse è anche bene”. Ella taceva. Vediamo che non si tratta di due persone
volgari nonostante l’ambiente.
L’uomo trova una giustificazione della propria
insensibilità nel fatto che non ha mai avuto una famiglia e offre tale scusante
alla ragazza che però non risponde.
Quindi lui pensa: “forse non capisce; eppoi è
ridicolo: questa è morale”.
Credo che trovare ridicola la morale sia l’estremo del
nichilismo e nello stesso tempo un estetismo male inteso.
Quindi prova un altro tono a proposito di famiglia: “
Se io fossi padre e avessi una figlia, credo davvero che le vorrei più bene che
ai figli maschi”-ripresi obliquamente, come a caso, come volessi soltanto
divertirla. Confesso che arrossii”.
Il tema dell’amore speciale, esclusivo per le
figlie rispetto ai figli si trova nell’esodo dell’ Edipo re di Sofocle e in tutto l’ Edipo a Colono.
“Obliquamente”
è una parola chiave che rappresenta il
carattere di quest’uomo.
La ragazza domanda: “e perché?”. Le domande
incoraggiano chi le riceve: sono segno di interesse e di attenzione.
“Ah dunque mi stava a sentire!” pensa l’uomo.
In effetti non è per niente cosa scontata.
Quindi l’uomo racconta di un padre che adorava la
propria figlia.
Credo che in
questa predilezione entri l’eterno richiamo dei sessi, comunque, e pure il
narcisismo se la figlia assomiglia al padre come capita spesso. Magari anche il
rimpianto della moglie giovane se la figlia assomiglia alla madre.
Quindi l’uomo passa a parlare di quanto amerebbe un
figlia. E’ un corteggiamento obliquo a questa ragazza: “E mi sembra che mia
figlia non la lascerei sposare” (120)
“Come mai?- domandò Lisa un poco sorridendo.
La giovane lo incoraggia
“Ne sarei geloso, veriddio. Ma pensa, dovrebbe baciare
un altro! Amare un estraneo più di suo padre! Fa senso solo a pensarci”.
Capisco tale sentimento al punto di credere che il
destino o Dio, chiunque egli sia, mi ha tolto la figlia che aspettavo da una
donna amabile amata perché avrei l’avrei amato troppo se fosse nata.
La ragazza risponde parlando della propria esperienza:
“Ma c’è chi è contento di vendere sua figlia, anziché darla in sposa
onorevolmente” disse lei all’improvviso”.
Credo che succeda più spesso di quanto si creda: quando
la ragazza è indirizzata a un matrimonio di convenienza piuttosto che d’amore.
L’uomo del sottosuolo commenta l’espressione desolata
e, credo, autobiografica della giovane: “Questo, Lisa, succede nella famiglie
maledette, dove non c’è Dio né amore-replicai clamorosamente,- e dove non c’è
amore non c’è neppure la ragione”
E’ vero: la ragione è sempre associata al pathos,
positivamente o in maniera contrastiva.
Nel romanzo Una
vita di Svevo leggiamo che Alfonso “ragionò ancora una volta sui motivi che
lo avevano indotto a lascire Annetta, ma come sempre il suo ragionamento non
era altro che il suo sentimento travestito”(capitolo XVI, p. 239 “I CORVI”
DALL’OGLIO).
Quindi l’uomo compatisce la ragazza. “tu a quel che
pare nella tua famiglia non sei stata felice, che parli così”.
Lisa ribatte ancora una volta con intelligenza: “Ma
forse che nelle famiglie dei signori va meglio? Anche povera, la gente onesta
vive bene” (p.
Bologna 30 ottobre 2025 ore 11, 04 giovanni ghiselli
p. s.
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