giovedì 30 ottobre 2025

Dostoevskij Memorie del sotto suolo. Ottava parte. Padri e figlie.


 

Il nostro prova interesse per questa povera ragazza e le presenta la propria parte benevola: “Io sono infatti convinto che qualcuno ti ha offesa e che loro sono colpevoli dinanzi a te, più di quanto non lo sia tu dinanzi a loro  (…) una ragazza come te non è certo per suo capriccio che è capitata qui” (119).

La giovane risponde con intelligenza: “Perché, che ragazza sono io?”. L’uomo capisce di avere sbagliato tono e pensa: “Diavolo, la sto lusingando. E’ cosa bassa. Ma forse è anche bene”. Ella taceva.  Vediamo che non si tratta di due persone volgari nonostante l’ambiente.

L’uomo trova una giustificazione della propria insensibilità nel fatto che non ha mai avuto una famiglia e offre tale scusante alla ragazza che però non risponde.

Quindi lui pensa: “forse non capisce; eppoi è ridicolo: questa è morale”.

 

Credo che trovare ridicola la morale sia l’estremo del nichilismo e nello stesso tempo un estetismo male inteso.

 

Quindi prova un altro tono a proposito di famiglia: “ Se io fossi padre e avessi una figlia, credo davvero che le vorrei più bene che ai figli maschi”-ripresi obliquamente, come a caso, come volessi soltanto divertirla. Confesso che arrossii”.

 Il tema dell’amore speciale, esclusivo per le figlie rispetto ai figli si trova nell’esodo dell’ Edipo re di Sofocle e in tutto l’ Edipo a Colono.

 “Obliquamente” è  una parola chiave che rappresenta il carattere di quest’uomo.

La ragazza domanda: “e perché?”. Le domande incoraggiano chi le riceve: sono segno di interesse e di attenzione.

“Ah dunque mi stava a sentire!” pensa l’uomo.

In effetti non è per niente cosa scontata.

Quindi l’uomo racconta di un padre che adorava la propria figlia.

 

 Credo che in questa predilezione entri l’eterno richiamo dei sessi, comunque, e pure il narcisismo se la figlia assomiglia al padre come capita spesso. Magari anche il rimpianto della moglie giovane se la figlia assomiglia alla madre.

 

Quindi l’uomo passa a parlare di quanto amerebbe un figlia. E’ un corteggiamento obliquo a questa ragazza: “E mi sembra che mia figlia non la lascerei sposare” (120)

“Come mai?- domandò Lisa  un poco sorridendo.

La giovane lo incoraggia

“Ne sarei geloso, veriddio. Ma pensa, dovrebbe baciare un altro! Amare un estraneo più di suo padre! Fa senso solo a pensarci”.

 

Capisco tale sentimento al punto di credere che il destino o Dio, chiunque egli sia, mi ha tolto la figlia che aspettavo da una donna amabile amata perché avrei l’avrei amato troppo se fosse nata.

 

La ragazza risponde parlando della propria esperienza: “Ma c’è chi è contento di vendere sua figlia, anziché darla in sposa onorevolmente” disse lei all’improvviso”.

 

Credo che succeda più spesso di quanto si creda: quando la ragazza è indirizzata a un matrimonio di convenienza piuttosto che d’amore.

 

L’uomo del sottosuolo commenta l’espressione desolata e, credo, autobiografica della giovane: “Questo, Lisa, succede nella famiglie maledette, dove non c’è Dio né amore-replicai clamorosamente,- e dove non c’è amore non c’è neppure la ragione”

E’ vero: la ragione è sempre associata al pathos, positivamente o in maniera contrastiva.

 

Nel romanzo Una vita di Svevo leggiamo che Alfonso “ragionò ancora una volta sui motivi che lo avevano indotto a lascire Annetta, ma come sempre il suo ragionamento non era altro che il suo sentimento travestito”(capitolo XVI, p. 239 “I CORVI” DALL’OGLIO).

 

Quindi l’uomo compatisce la ragazza. “tu a quel che pare nella tua famiglia non sei stata felice, che parli così”.

Lisa ribatte ancora una volta con intelligenza: “Ma forse che nelle famiglie dei signori va meglio? Anche povera, la gente onesta vive bene” (p. 121”

 

Bologna 30 ottobre 2025 ore 11, 04 giovanni ghiselli

p. s.

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