L’uomo del sottosuolo torna a casa sua calpestando la
neve fradicia che cadeva a falde. Fece
un sonno di piombo e la mattina svegliatosi restò persino stupito della propria
sentimentalità con Lisa. Questi
commedianti si spaventano quando sfugge loro un attimo di sincerità.
Gli spaventi e le compassioni gli sembravano “accessi
di nervi da donnetta isterica” (133)
“E poi perché le ho dato il mio indirizzo? E se viene?
Del resto favorisca, venga pure; che mi fa?”
Quindi gli venne in mente che doveva salvare la sue
reputazione con Zverkov e Simonov. A questo doveva del denaro. Lo chiese in
prestito al capoufficio. Mentre firma la
ricevuta si vanta della “bella” serata precedente passata in “lieta”
brigata”. Quindi scrive a Simonov chiedendo scusa per il comportamento della
sera prima. Scuse da estendere a Zverkov. Il nostro è davvero un verme. Era
contento della “leggerezza di tono” assunta dalla sua penna. “Confessare i
passati errori non disonora il bravo” . Sente di essere “un uomo evoluto colto
e cosciente del nostro tempo”. Un’ennesima posa. La sera esce e passeggia.
Al calar della sera e con l’infittirsi delle tenebre
le sensazioni e i pensieri mutavano. Determinismo causato dal buio. Incrociava
visi di mercanti, arugiani, preoccupati fino a diventare feroci mentre andavano
a casa. Probabilmente verso una situazione tragica. Lui stesso soffriva di
rigurgiti della coscienza.
“Mi tormentava di continuo il pensiero che sarebbe
venuta Lisa”. Gli dispiaceva che vedesse in quali condizioni viveva “Ieri sera
ho fatto con lei l’eroe. In casa la miseria è totale. La mia veste da camera un
vero straccio. Il servo di casa, Apollon è un animale che tratta il padrone con
disprezzo Dovrò di nuovo mettermi quella maschera disonesta, menzognera!” 136.
E’ difficile
dissimulare la miseria. E’ molto più facile simularla quando questa in certi
ambienti anomali può farti attribuire del credito.
Poi la sua mente fa una svolta e cerca di rivalutare
la sera precedente: “Volevo appunto
risvegliare in lei nobili affetti”. Lisa gli torna in mente in vari modi e non lo lascia in pace. Ricorda
“quando nella stanza avevo acceso il fiammifero e veduto il suo viso pallido e
distorto, e il suo sguardo da martire. E
che penoso, che disumano torto sorriso aveva sulle labbra in quel momento! Ma
non sapevo ancora che anche dopo quindici anni mi sarei figurata Lisa proprio con quel penoso, torto, inutile
sorriso che aveva avuto allora sulle labbra” 137
Un’immagine spettrale, comunque epifanica, rivelatrice
della tragedia di questa povera, miseranda ragazza e dell’anima tenebrosa e
malata di questo uomo del sottosuolo.
Bologna 31 ottobre 2025 ore 12, 06 giovanni ghiselli
p. s.
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