sabato 18 ottobre 2025

Conferenza del 20 ottobre: lunedì prossimo. Seconda parte. Lector intende: laetaberis-


I cibi eccitanti e il vino. Da assumere senza esagerare se si vuole essere amanti efficienti, da evitare se vogliamo o dobbiamo sottrarci.

 

Per quanto riguarda il cibo pruriginoso sentiamo Ovidio che nei Remedia lo sconsiglia

:"Daunius an Libycis bulbus tibi missus ab oris/an veniat Megaris, noxius omnis erit " (Remedia amoris, vv.797-798), la cipolla della Daunia-Puglia settentrionale- o mandata dalle coste libiche o importata da Megara sarà sempre nociva.

 In questa prospettiva, ribaltata rispetto a quella del viagra o alle pratiche cui si sottopone Encolpio contro l'impotenza, nocivo significa eccitante in questo contesto dove Remedium amoris è non essere eccitato.

 

 Eccitante è anche la rucola:"Nec minus erucas aptum vitare salaces,/et quicquid Veneri corpora nostra parat " (799-800), e non è meno opportuno evitare la rucola afrodisiaca e tutto quanto dispone il nostro corpo a Venere.-salaces, da salax, connesso a salio, salto, significa propriamente "che fa saltare". "La radice deriva dall'indoeuropeo *sal- che ha dato come esito in greco aJl-, in latino sal-"[1]. Cfr. a{llomai.

 

Nell'Ars amatoria  che condivide l'impianto didascalico dei Remedia amoris, ma vuole insegnare il contrario, Ovidio consiglia gli stessi e altri cibi afrodisiaci a chi non deve risparmiare i lombi:"bulbus et, ex horto quae venit herba salax/ovaque sumantur, sumantur Hymettia mella/quasque tulit folio pinus acuta nuces" ( II, 422-424), si prenda la cipolla, e la rucola eccitante che viene dall'orto, le uova e si prenda il miele dell'Imetto e i pinoli che produce il pino dalle foglie aghiformi.

 La cipolla (bolbov" ) è con le conchiglie e le lumache, tra gli ingredienti principali anche del povto" aJduv" (v. 17), il magnifico banchetto che svela l'amore di Cinisca nel XIV idillio di Teocrito.  

 La cipolla e la rucola sono messi tra gli afrodisiaci anche da Marziale. Questi peraltro non aiutano Luperco abbandonato dalla mentula contumace:"sed nihil erucae faciunt bulbique salaces" (III, 75, 3), niente ti fanno la rucola e le cipolle eccitanti. 

 

Veniamo quindi al vino:" Vina parant animum Veneri, nisi plurima sumas/ et stupeant multo corda sepulta mero./Nutritur vento, vento restinguitur ignis;/lenis alit flammas, grandior aura necat./Aut nulla ebrietas, aut tanta sit, ut tibi curas/eripiat; si qua est inter utrumque nocet " ( Remedia amoris, vv.805-808), il vino dispone l'animo a Venere, se non ne prendi troppo e non vengono intontiti i sensi sepolti dal molto vino. Viene nutrito dal vento, dal vento viene pure spento il fuoco; una lieve brezza alimenta le fiamme, un vento più grande la spenge. O non ci sia l'ebbrezza o sia così grande da portarti via gli affanni, se una si trova a metà, ti fa male.

 

Nell'Ars amatoria leggiamo:"Vina parant animos faciuntque caloribus aptos;/cura fugit multo diluitque mero./Tunc veniunt risus, tum pauper cornua sumit,/tum dolor et curae rugaque frontis abit./Tunc aperit mentes aevo rarissima nostro simplicitas,/ artes excutiente deo./Illic saepe animos iuvenum rapuere puellae,/et Venus in vinis ignis in igne fuit" (I, 237-244), il vino dispone gli animi e li rende pronti agli ardori; l'ansia fugge e si scioglie con molto vino. Allora nascono le risate, allora il povero prende coraggio, allora il dolore e le ansie e la ruga della fronte se ne vanno. Allora la semplicità, rarissima nel nostro tempo, rivela i pensieri, poiché il dio scuote via gli artifici. Lì spesso le ragazze conquistano i cuori dei giovani e Venere nel vino è fuoco nel fuoco.

 

Già Euripide nelle Baccanti aveva collegato Cipride al vino:"oi[nou de; mhkevt j o[nto" oujk e[stin Kuvpri"-oujd j a[llo terpno;n oujde;n ajnqrwvpoi" e[ti" (vv. 773-774), E quando non c'è più il vino, non c'è Cipride/né più alcun altro piacere per gli uomini.

 Una riflessione sugli effetti erogeni del vino si trova nel romanzo L'asino d'oro di Apuleio (125-170)  Il curiosus protagonista Lucio, preparandosi a un incontro amoroso con  l'ancella Fotide, ricevuta in dono un'anfora di prezioso vino invecchiato, vini cadum in aetate pretiosi,   invita l'amante a bere insieme il liquido di Bacco elogiandolo come il miglior  viatico per percorrere una lunga rotta sulla barca di Venere:"Ecce-inquam,-Veneris hortator et armĭger Liber advenit ultro! Vinum istud hodie sorbamus omne, quod nobis restinguat pudoris ignaviam et alăcrem vigorem libidinis incutiat. Hac enim sitarchĭa navigium Veneris indĭget sola, ut in nocte pervigili et oleo lucerna et vino calix abundet " (II, 11), ecco, dico, che stimolatore e armigero di Venere arriva Libero spontaneamente ! Beviamocelo tutto oggi questo vino che spenga in noi la viltà del pudore e susciti un vivace vigore di libidine. In effetti la barca di Venere ha bisogno soltanto di questo approvvigionamento in modo che,  durante la notte di veglia, la lucerna sia piena d'olio e la coppa di vino.  Del resto Fotide decenter undabat, ancheggiava in modo appropriato.

 

Il nesso vino-Venere viene ricordato controvoglia da Leonia, la vecchia ubriaca del Curculio di Plauto che deve offrire un goccio del suo tesoro liquido, com'è consuetudine, alla dea dell'amore:"Venus, de paullo paullulum hic tibi dabo hau lubenter./ Nam tibi amantes propitiantes vinum dant potantes/omnes…" (vv. 123-125), Venere, del poco che c'è qui darò un pochino a te non volentieri. Infatti tutti gli amanti facendo un brindisi ti offrono del vino per propiziarti.  

 

Il portiere del castello di Macbeth , una specie di portiere dell'inferno come ipotizza di essere con ironia sofoclea [2], disquisisce,  intorno agli effetti del bere sulla libidine: la provoca e la sprovoca; provoca il desiderio ma ne porta via l'esecuzione. " Therefore, much drink may be said to be an equivocator with lechery ", perciò bere molto si può denominare colui che rende equivoca la lascivia: la crea e la distrugge; la spinge innanzi e la tira indietro; la persuade e la scoraggia; "makes him stand to, and not stand to", la mette in piedi e non la tiene su, insomma la equivoca col sonno e dandole una smentita la pianta (Macbeth, II, 3). In questo monologo, "di un fine umorismo lucianesco…occorrono certe allusioni a fatti contemporanei, che allora, cioè quando Shakespeare scriveva il Macbeth [3], dovevano essere a common topic[4], o, come diremmo noi, sulla bocca di tutti, e che ci riportano a quell'anno" [5] (1606).

Chiarini fa l'esempio della parola equivocator usata due volte nel monologo e che allude alla dottrina gesuitica dell'equivocazione invocata da Enrico Garnet, superiore dell'ordine dei gesuiti processato nel 1606 appunto per l' accusa di avere partecipato alla congiura delle polveri (gunpowdwer  plot) ordita dai cattolici, nel 1605, contro Giacomo I Stuart figlio di Maria Stuarda. Succedette a Elisabetta I nel 1603 e regnò fino al 1625. Suo figlio  Carlo I venne decapitato nel 1649

 

 Si può aggiungere e precisare che bere alcolici, in quantità non eccessiva, può disinibire in certi casi o, in altri, fare obliare la scarsa attrazione sentita in condizione di lucidità per un partner che non ci piace.

Bologna 18 ottobre 2025 ore 10, 51 giovanni ghiselli

p. s.

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[1] G. Ugolini, Lexis , p. 109.

[2] Egli esordisce dicendo: questo si chiama bussare per davvero! Se un uomo fosse portiere dell'inferno (if a man were porter of hell-gate) avrebbe l'abitudine antica di girare la chiave (II, 3). Non "possiamo fare a meno di sentire che nel far finta di essere il portiere dell'inferno egli è terribilmente vicino alla verità" (Bradley, op. cit., p. 424).

[3]  Regnò sulla Scozia dal 1040 al 1057.          

[4] A proposito dei nostri tovpoi!

[5] Cino Chiarini (a cura di) Macbeth , p. XII.


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