lunedì 27 ottobre 2025

Conferenza del 14 novembre. Nona parte.


 

Conferenza del 14 novembre nell’Hotel Alexander di Pesaro.

Pinoli di Valfesina: DIALOGHI TRA E CON LE PAROLE –EDIZIONI

GIUSEPPE LATERZA , Bari, 2022.

 

Il primo  capitolo (pp. 11-12)   mette a confronto RESILIENZA –RESISTENZA.

Si incontrano in un match di pugilato.

Ci voleva perché ora questi due termini sono usati come capita, a casaccio.

Parlare male è una stonatura che fa male non solo all’orecchio ma anche all’anima e dunque bisogna evitarla.

Queste due parole salite sul ring parole hanno significati simili ma non uguali.

Va molto peggio quando il parlare del tutto scorretto degli ignoranti confonde “piuttosto” che significa “invece” –latino aut- con “o anche” corrispondente al latino vel .

La RESILIENZA si presenta come “capacità di un materiale di assorbire un urto senza rompersi”.

Per questo è necessario che il materiale sia molto solido oppure gommoso.

L’autore presenta l’etimologia il significato vero, etymos in greco, di questa parola ricorrendo al latino.

La RESILIENZA si vanta di avere origini Romane, in quanto “resilire” deriva da re+salire, quindi saltare, rimbalzare indietro, contrarsi, ritornare come prima” (p. 12).

  Vediamo un esempio: nella Cistellaria di Plauto una mezzana dice cor salit (551), il cuore sobbalza. Se non interviene un infarto, il cuore, passata l’emozione, torna com’era prima.

Un altro esempio in Ovidio: “salientia viscera” (Metamorfosi, VI, 390) le viscere palpitanti del satiro Marsia scorticato da Apollo. Marsia invero ne morì, comunque le sue viscere dopo il decesso avranno smesso di salire, saltare.

“A questo punto la RESISTENZA  ride “a gonfie” ganasce accusando la controparte di essere una specie di palla di gomma, senza vera sostanza, come un “omino Michelin”!  Ma la RESILIENZA ribatte che l’avversaria finisce per rimanere sempre “acciaccata” per la sua mania di resistere a tutti i costi, pur non avendo le possibilità fisiche di assorbire gli urti e poi senza la facoltà di tornare allo stato originale”. E così la RESISTENZA spara il suo colpo basso: il mio antico motto è “FRANGAR SED NON FLECTAR” !!!” Verrò spezzato ma non mi piegherò.

 

Esempi di resistenza: Tiberio e Achille

Seneca nella Consolatio ad Marciam che aveva perduto un figliolo ventenne ricorda che l’imperatore Tiberio durante l’elogio funebre del proprio figlio dall’alto dei Rostri, flente populo romano, non flexit vultum (15) mentre il popolo romano piangeva, il suo volto non fece una piega. E’ il modello eroico di Achille che nel XIX dell’ Iliade (ouj lhvxw, v. 423)  risponde “non cederò” al cavallo fatato che gli consiglia prudenza se vuole vivere ancora.

L'eroe non fa niente che non stimi degno della sua natura:  Achille , cedere nescius [1],  non si lascia bloccare dalla profezia di sventura del cavallo Xanto.

Nell’Achilleide di Stazio (45-96) il Pelide racconta come è stato educato da Chirone: “non dovevo cacciare daini imbelli-  imbelles dmmnas- o abbattere con l’asta linci paurose - timidas lyncas--

 bensì stanare orsi feroci- tristes ursos-, e cinghiali fulminei – fulmineosque sues-  e  magari capitava – maxima tigris-una tigre enorme o una leonessa da poco sgravata in una spelonca nascosta tra i gioghi dei monti” (II, 121-125).

Achille era pure capace di fermare, saldo sui piedi, quadrighe lanciate volantes quadriiugos (142-143)

Chirone gli insegnava anche a opporsi all’impeto delle corrennti precipitose dei fiumi: gliene dava l’esempio lanciando dure minacce. “Nec nisi iussus abi: sic me sublimis agebat- gloria (152-153), e non mi ritiravo se non me lo aveva ordinato, così mi spingeva la gloria.    

 

Ma torniamo alla contesa tra RESISTENZA e RESILIENZA.

“E così alla Resilienza non resta che ripetere che lei non si piega né si spezza, ma sa assorbire qualsiasi urto o attacco, restando sempre uguale,

A questo punto potrebbe sembrare che il match finisca in parità…almeno tra i contendenti. Ma non sarà così tra i rispettivi fan… che continueranno a vita, dai loro salotti, divani e plotrone, a parteggiare per i propri idoli…coprendo d’insulti gli “avversari”  (p. 12)

Nell’introduzione l’autore ha manifestato la speranza che

“questigiochielucubrazionicalambour

Possano essere un po’ utili e un po’ piacevoli

In effetti lo sono.

 

Concludo con l’ultima citazione a proposito di utile e piacevole.

 Orazio suggerisce la brevità (esto brevis, v. 335), la verosimiglianza e l’unione di utilità e piacevolezza: “omne tulit punctum qui miscuit utile dulci,/lectorem delectando pariterque monendo” (Ars poetica, vv. 343-344), ha preso punteggio pieno chi ha mescolato l’utile al piacevole, dilettando il lettore e nello stesso tempo, ammaestrandolo. Ebbene l’autore di questo libro, che presenterò a Pesaro il 14 novembre, ha scritto pagine gradevoli oltre che utili offrendo l’occasione di ripassare un po’ di latino

 

Bologna 27 ottobre 2025 ore 11, 18 giovanni ghiselli

p. s.

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[1]Orazio, Odi , I, 6, 5- 6:" gravem /Pelidae stomachum cedere nescii ", la funesta  ira di Achille incapace di cedere. 


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