L’interesse della maggior
parte delle persone è il denaro mentre la gente meno volgare tende al potere.
“Sed primo magis ambitio quam avaritia animos hominum exercebat, quod
tamen vitium propius virtutem erat ” (Sallustio, Bellum Catilinae, X), dapprima agitava i cuori più che l’avidità
l’ambizione, vizio che tuttavia era più vicino alla virtù.
C’è un interesse degli interessi per cui l’uomo se è necessario
dice di no alla ragione, all’onore, alla prosperità, alla tranquillità. Nel
caso di quest’uomo sembra che tale interesse sia la libertà di scegliere anche
il caos se gli va.
La civiltà ha reso l’uomo più
sanguinario. Tutto viene calcolato e stabilito togliendo l’avventura.
L’intelligenza artificiale di oggi cercherà di
mettere in soffitta l’intelligenza naturale e tanto più il genio.
Sarebbe il caso di mandare al diavolo tutta
questa ragionevolezza. L’interesse degli interessi manda al diavolo tutti i
sistemi e le teorie che si oppongono all’immaginazione e alla vita. L’uomo ha
bisogno di una volontà indipendente. La scienza è riuscita a notomizzare l’uomo
cercando di ridurlo alla sola ragione che esclude altre facoltà non meno umane
(p. 46)
La ragione, signori, è una
bella cosa ma soddisfa soltanto la facoltà raziocinativa dell’uomo che
corrisponde forse alla ventesima parte delle sue facoltà vitali, laddove il valore di una
persona è manifestazione di tutta la vita che comprende anche le prurigini.
L’uomo ha il diritto di desiderare anche cose stupidissime che non sono le
stesse per tutti.
Desiderio di imparare o di
giocare a carte tutte le sere per esempio, di chiacchierare o di parlare.
Le leggi della logica non
sono necessariamente quelle dell’umanità (p. 53). Il personaggio di questo
monologo ama appassionatamente la distruzione e il caos. Due più due fa quattro
non è la vita, non è un fanciullo che gioca, anzi è una cosa insopportabile “mentre
due più due fa cinque può essere una cosuccia graziosissima”. All’uomo può
piacere la sofferenza. L’uomo non rinuncerà mai alla sofferenza, alla
distruzione al caos.
Obietto che la distruzione
è auspicabile quando c’è la prospettiva di una un successiva costruzione è c’è
la capacità di realizzarla.
Il monologante si sente un
uomo evoluto poiché nella cancelleria dove lavoravano diversi uomini numeri,
uomini schiavi, solo lui sentiva di esserlo e di pensarlo. A casa il più del
tempo leggeva per soffocare quanto gli ribolliva dentro. Dice di essere un
codardo morale perché lo spaventava il fatto che anche l’infimo impiegatuccio
frollo, bitorzoluto e dal colletto bisunto che faceva il cortigianello lì attorno
lo avrebbe deriso se lui si fosse messo a parlare in linguaggio letterario (72)
La paura della derisione è
diffusa tra i grandi personaggi della letteratura e della storia (Medea di
Euripide, Aiace di Sofocle, Alessandro Magno di Curzio Rufo, per esempio).
Le fantasticherie di
quest’uomo solitario partivano dalle letture che lo portavano a forme
d’esistenza beate e bell’e pronte scroccate ai poeti e ai romanzieri e adattate
a tutti i possibili uffici e a tutte le esigenze (p. 80) Sono gli scrittori dotati
dello stile universale dove si possono ritrovare e riconoscere tutti i lettori.
Bologna 27 ottobre 2025 ore
16, 58 giovanni ghiselli
p. s,
Statistiche del blog
All time1835850
Today579
Yesterday879
This month17653
Last month14471
Nessun commento:
Posta un commento