lunedì 27 ottobre 2025

Dostoevskij Memorie del sotto suolo. Seconda parte.


L’interesse della maggior parte delle persone è il denaro mentre la gente meno volgare tende al potere.

Sed primo magis ambitio quam avaritia animos hominum exercebat, quod tamen vitium propius virtutem erat ” (Sallustio, Bellum Catilinae, X), dapprima agitava i cuori più che l’avidità l’ambizione, vizio che tuttavia era più vicino alla virtù.

C’è un interesse  degli interessi per cui l’uomo se è necessario dice di no alla ragione, all’onore, alla prosperità, alla tranquillità. Nel caso di quest’uomo sembra che tale interesse sia la libertà di scegliere anche il caos se gli va.

La civiltà ha reso l’uomo più sanguinario. Tutto viene calcolato e stabilito togliendo l’avventura.

 L’intelligenza artificiale di oggi cercherà di mettere in soffitta l’intelligenza naturale e tanto più il genio.

 Sarebbe il caso di mandare al diavolo tutta questa ragionevolezza. L’interesse degli interessi manda al diavolo tutti i sistemi e le teorie che si oppongono all’immaginazione e alla vita. L’uomo ha bisogno di una volontà indipendente. La scienza è riuscita a notomizzare l’uomo cercando di ridurlo alla sola ragione che esclude altre facoltà non meno umane (p. 46)

La ragione, signori, è una bella cosa ma soddisfa soltanto la facoltà raziocinativa dell’uomo che corrisponde forse alla ventesima parte delle sue  facoltà vitali, laddove il valore di una persona è manifestazione di tutta la vita che comprende anche le prurigini. L’uomo ha il diritto di desiderare anche cose stupidissime che non sono le stesse per tutti.

Desiderio di imparare o di giocare a carte tutte le sere per esempio, di chiacchierare o di parlare.

Le leggi della logica non sono necessariamente quelle dell’umanità (p. 53). Il personaggio di questo monologo ama appassionatamente la distruzione e il caos. Due più due fa quattro non è la vita, non è un fanciullo che gioca, anzi è una cosa insopportabile “mentre due più due fa cinque può essere una cosuccia graziosissima”. All’uomo può piacere la sofferenza. L’uomo non rinuncerà mai alla sofferenza, alla distruzione al caos.

Obietto che la distruzione è auspicabile quando c’è la prospettiva di una un successiva costruzione è c’è la capacità di realizzarla.

Il monologante si sente un uomo evoluto poiché nella cancelleria dove lavoravano diversi uomini numeri, uomini schiavi, solo lui sentiva di esserlo e di pensarlo. A casa il più del tempo leggeva per soffocare quanto gli ribolliva dentro. Dice di essere un codardo morale perché lo spaventava il fatto che anche l’infimo impiegatuccio frollo, bitorzoluto e dal colletto bisunto che faceva il cortigianello lì attorno lo avrebbe deriso se lui si fosse messo a parlare in linguaggio letterario (72)

La paura della derisione è diffusa tra i grandi personaggi della letteratura e della storia (Medea di Euripide, Aiace di Sofocle, Alessandro Magno di Curzio Rufo, per esempio).

Le fantasticherie di quest’uomo solitario partivano dalle letture che lo portavano a forme d’esistenza beate e bell’e pronte scroccate ai poeti e ai romanzieri e adattate a tutti i possibili uffici e a tutte le esigenze (p. 80) Sono gli scrittori dotati dello stile universale dove si possono ritrovare e riconoscere tutti i lettori.

Bologna 27 ottobre 2025 ore 16, 58 giovanni ghiselli

p. s,

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