martedì 21 gennaio 2025

Attacchi e contrattacchi. Vogliamo un accordo che ponga fine a tutte queste distruzioni.

Il  mio corso alla Primo Levi inizierà oggi pomeriggio (17, 45-19, 45)  e proseguirà ogni martedì fino all’11 marzo.

 

Oggi inizierò il mio corso con una introduzione alla storiografia.

Quando ero studente liceale e pure universitario lo studio della storia mi piaceva poco o punto perché era mnemonico  e fatto quasi esclusivamente di nomi, date e battaglie, cioè povero o addirittura privo di idee. Poi quando ho iniziato a insegnare, già alle medie ho visto che tale approccio dispiaceva agli allievi ancora più che a me in quando non dava niente: né pensieri né emozioni. Ho capito che dovevo studiare e farla studiare sulle fonti storiografiche e letterarie, non sui manuali.

Luciano nell’opuscolo Come si deve scrivere la storia (164 d.C.)  ha scritto “Tucidide legiferò”.

In greco suona così: “  Jo d j  ou\n Qoukidivdh~ eu\ mavla tou't j ejnomoqevthse kai; dievkrinen ajreth;n kai; kakivan suggrafikhvn (41-42), Tucidide dunque legiferò molto bene  e distinse la buona dalla cattiva storiografia.

La storiografia politica di Tucidide e di Machiavelli mi ha insegnato a vivere non illusamente, a non dare retta alle propagande.

Questi autori hanno mostrato attraverso esempi reali che i rapporti tra gli Stati, le città e perfino  tra uomo e uomo sono rapporti di potere.

Ho acquisito le parole per esprimere tale coscienza che avevo già intuito con l’esperienza.

Senza le parole per significarla come si deve la coscienza è mozza, per lo meno dimidiata.

Poi ho studiato Nietzsche e ho imparato un’altra verità: “ ogni uomo e ogni popolo ha bisogno, secondo le sue mete, forze e necessità, di una certa conoscenza del passato, ora come storia monumentale, ora come storia antiquaria e ora come storia critica”[1].

La storia monumentale ci dà esempi di grandezza nel bene e nel male; la storia antiquaria ci conferisce il benessere per le nostre radici; la storia critica ci insegna a non limitarci all’ammirazione del successo come tende a fare lo storicismo che è sempre reazionario

La storia “hegelianamente intesa la si è chiamata  con scherno il cammino di Dio sulla terra…per Hegel il vertice e il punto terminale del processo del mondo si sono identificati con la sua stessa esistenza berlinese…egli ha istillato nelle generazioni da lui lievitate quell’ammirazione di fronte alla “potenza della storia", che praticamente si trasforma a ogni istante in nuda ammirazione del successo e conduce all'idolatria del fatto…Se ogni successo contiene in sé una necessità razionale, se ogni avvenimento è la vittoria di ciò che è logico o dell'"idea"-allora ci si metta subito giù in ginocchio e si percorra poi inginocchiati l'intera scala dei "successi! "[2].

"Nessuna di queste cose" diceva allora, nel 380, Isocrate "avvenne senza ragione"[3] (Isocr. IV 72). In questa razionalità del reale, è dunque, se si vuole, quel tanto di "storicismo che troviamo in Isocrate e Senofonte "[4].

Non tutta la realtà è razionale e i rapporti umani invero non sono tutti rapporti di potere. Esistono anche relazioni di amore suscitati dalla bellezza e dalla bontà, dalla kalokajgaqiva insomma.

La crasi tra bello e buono che troviamo nella parola kalokajgaqiva viene  commentata da Leopardi in questo modo: il greco era  “un popolo che, eziandio nella lingua, faceva pochissima differenza dal buono al bello” (Leopardi, Detti memorabili di Filippo Ottonieri ).

 

 

La storia per giunta è fatta di atttacchi e contrattacchi e il vincitore di oggi può essere il vinto di domani

Nel primo coro dell'Agamennone di Seneca, le donne di Micene notano che la Fortuna/ fallax (vv. 57-58) inganna con grandi beni collocandoli troppo in alto: in praecipiti dubioque (v. 58), in luogo scosceso e insicuro.  Infatti le cime sono maggiormente esposte alle intemperie, ai colpi della Fortuna, e predisposte alle cadute rispetto alle posizioni medie:"quidquid in altum Fortuna tulit,/ruitura levat./Modicis rebus longius aevum est;/felix mediae quisquis turbae/sorte quietus…" (Agamennone, vv. 101-104), tutto ciò che la Fortuna ha portato in alto, per atterrarlo lo solleva. E' più lunga la vita per le creature modeste: fortunato chiunque sia della folla mediana contento della sua sorte.

Mi vengono in mente gli attacchi e i contrattacchi della storia: i Persiani di Dario edi Serse contrattaccati dai  Greci di Milziade, Temistocle, Pausania poi dai Macedoni Alessandro Magno; i Romani dai barbari, Napoleone da Kutuzov, Hitler da Žukov, i Francesi poi gli Americani contrattaccati dai Vietnamiti condotti da Giap.

Mi fermo qui scrivendo che spero in accordi che pongano termine alle orribili guerre che hanno distrutto l’economia e la cultura di tutta l’Europa oltre fare stragi tra gli Ucraini i Russi i Palestinesi e gli Israeliani.

Bologna 21 gennaio 2025 ore 10, 25

Ci vediamo oggi pomeriggio dunque.

Saluti giovanni ghiselli

p. s.

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[1] F. Nietzsche, Sull'utilità e il danno della storia per la vita, del 1874. in Considerazioni inattuali,  capitolo 4.

[2] F. Nietzsche, op. cit.,  capitolo 8.

[3] Non ho trovato queste parole nel luogo indicato del Panegirico . Il senso complessivo tuttavia non è discordante (ndr).

[4] S. Mazzarino, Il pensiero storico classico, I, pp. 368-369.

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