martedì 4 febbraio 2025

Un bel film da vedere: amicizia, speranza e amore. No Other Land

Ieri sera ho visto il film documentario
No Other Land,  regia di Yuval Abraham, Basel Adra, Hamdan Ballal, Rachel Szor.

Yuval uno dei due registi -  è un giovane  israeliano, Basel ,il secondo nominato sopra, è un palestinese. Sono due amici che documentano, Yuval scrivendo e Basel  filmando le prepotenze dei coloni e dell’esercito israeliano nei confronti dei Palestinesi negli anni che precedono l’ orrendo massacro del 7 ottobre 2023  subito dagli Israeliani e la conseguente reazione, una  “giustizia” sommaria che ha opposto a un’ orribile strage un altro massacro con vittime tante volte più numerose.
La parola chiave della mia recensione è “amicizia” che prende spunto dal rapporto amichevole e collaborativo tra il ragazzo palestinese e l’ebreo israeliano. I due non solo collaborano alla realizzazione di questo documentario di denuncia, ma parlano scambiandosi idee, alternando disperazione e speranza. Questa è un’altra parola chiave.
Speranza e amicizia sono le vie di uscita da tanto orrore.
Il film mostra la distruzione delle abitazioni dei Palestinesi, i maltrattamenti fino all’uccisione di alcuni di loro, e pure i bambini che alternano paura e pianti  con sorrisi e allegri giochi infantili.

Le bambine, le ragazze e le donne  sono sempre presenti  nelle proteste in difesa delle loro case e della loro terra. Non ne vogliono un’altra: “No other land ” appunto,
Credo che da quelle parti martoriate, come in Ucraina e dappertutto, l’antidoto più efficace alla paura, all’odio e alla violenza sarebbe proprio l’amicizia tra i giovani delle parti mandate a trucidarsi. Amicizia, speranza e amore. Alessandro Magno rispettava le donne dei popoli vinti e favoriva i matrimoni tra i suoi soldati e le ragazze persiane.
Quando frequentavo l’Università di Debrecen, che raccoglieva nella cittadina magiara giovani studenti di tutta l’Europa democristiana social democratica e comunista, l’atmosfera bella e pulita era proprio questa della curiosità, solidarietà, simpatia di ogni gruppo nazionale per tutti gli altri e di ciascun giovane per quanti ne incontrava a lezione o nelle feste dove  Atena o Eros ci raccoglieva perché ci conoscessimo. E’ andata così per alcuni anni, non tanti purtroppo: dal 1968 al 1974. Poi è intervenuta la propaganda contraria volta a diffondere sospetto, odio, paura a furia di stragi. Inserisco sempre ricordi personali perché ho sempre creduto che il personale debba essere anche politico e possa divenire esemplare, educativo se lo merita. Non ho mai voluto una vita strutturalmente privata.

Le guerra recenti  addolorano non solo chi le subisce ma tutte le persone probe.
Perciò andate a vedere questo film e raccoglietene il messaggio. Tornate a volevi bene, magari anche ad amarvi ragazze e ragazzi! Si vive meglio, molto meglio!
Lasciate che la guerra la facciano direttamente tra loro quelli che adorano Ares: i fabbricanti e i mercanti di armi, i politici  nemici dell’umanità, estranei a ogni popolo, alla bellezza e alla cultura. Alienati perfino da se stessi.
Riporto qui sotto alcune nobili espressioni antibelliche di autori che curano, ingentiliscono e accrescono l’umanità  di chi li legge.

 Già nell'Iliade del “poeta sovrano”, Zeus  dice ad Ares: e[cqisto" dev moiv ejssi qew'n o}i  [Olumpon e[cousin (V, 890), tu per me sei il più odioso tra gli dei che abitano l'Olimpo.
 
Nel primo Stasimo dei  Sette a Tebe (del 467) di Eschilo il Coro dissacra il dio della guerra: Ares  è un domatore di popoli che  infuriando soffia con violenza e contamina la pietà "mainovmeno" d j ejpipnei' laodavma"-miaivnwn eujsevbeian"(vv. 343-344).
 
Nell'Agamennone (del 458) di Eschilo, Ares viene definito "oJ crusamoibo;" d j  [Arh" swmavtwn"(v.437), il cambiavalute dei corpi, nel senso che la guerra distrugge le vite e arricchisce gli speculatori.
 
Secondo Gaetano De Sanctis, Eschilo con questa tragedia ha voluto mettere in guardia gli Ateniesi"contro le guerre ingiuste, pericolose e lontane, onde tornano, anziché i cittadini partiti per combattere, le urne recanti le loro ceneri. La lista dei caduti della tribù Eretteide mostra quale eco dovesse avere nei cuori tale monito durante quella campagna d'Egitto (anni 459-454) in cui fu impegnato il fiore delle forze ateniesi" ( Storia dei Greci , II vol., p.91
"invece di uomini- ajnti; de; fwtw`n-
Urne- teuvch- e cenere- kai; spodov~-  giungono
alla casa di ciascuno"(Agamennone 434-436).
 
In maniera analoga il tenente Mahler, il disertore amante della contessa adultera del film Senso[1] (1954) di Visconti  pone questa domanda retorica:" Cos'è la guerra se non un comodo metodo per obbligare gli uomini a pensare e ad agire nel modo più conveniente a chi li comanda?"
 
Sentiamo anche Maria nella bottega di un falegname di Fabrizio de Andrè.
 

Maria:
"Falegname col martello
perché fai den den?
Con la pialla su quel legno
perché fai fren fren?
Costruisci le stampelle
per chi in guerra andò?
Dalla Nubia sulle mani
a casa ritornò?"

 


 

Concludo con Sofocle “poeta sovrano” anche lui.
Nel terzo Stasimo dell'Aiace (445 circa) il Coro, formato da marinai di Salamina, maledice l'inventore della guerra:
" oh se prima fosse sprofondato nel grande etere o nell'Ade comune a tutti,  quello che mostrò ai Greci l’Ares volgare  delle armi odiose. Oh travagli causa di travagli: quello infatti rovinò gli uomini. Quello non mi concesse che mi fosse compagna la gioia delle corone né delle coppe profonde, né il dolce suono dei flauti, disgraziato, né di gustare la gioia del riposo notturno; dagli amori, dagli amori mi ha fatto cessare, ahimé. Giaccio invece così trascurato, sempre bagnato nelle chiome da fitte rugiade, ricordi della funesta Troia" (vv. 1199-1210).
 
Nell'Edipo re  (Propendo per una datazione bassa, posteriore al 415 a. C.) Ares viene deprecato dal religiosissimo autore come "il dio disonorato tra gli dei"
( ajpovtimon ejn qeoi'" qeovn, v.215). Il dio è ajpovtimo" poiché la guerra del Peloponneso dopo la morte di Pericle veniva condotta dal becero e sanguinario Cleone senza rispetto dell'etica eroica e senza riguardo per l'umanità: Tucidide  nel dialogo senza didascalie del V libro fa dire dagli Ateniesi  ai Meli di non volgersi a quel senso dell' onore (aijscuvnhn, 111, 3) che procura grandi rovine agli uomini.
 
La sofferenza delle donne per i morti in guerra è condivisa dal Coro di vecchi Tebani nella Parodo dell' Edipo re: "La città muore senza tenere più conto di questi[2]/e progenie prive di pietà giacciono a terra portatrici di morte senza compassione,/ e  intanto le spose e anche le madri canute/di qua e di là, presso la sponda dell'altare/gemono supplici/per le pene luttuose"( vv. 179-185).
 
Quindi i coreuti invocano la bellezza del volto espressivo di umanità, di amore pel l’umanità:
il peana risuona luminoso/ e la voce lamentosa del flauto concorde,/per cui, o aurea figlia di Zeus,/ manda un aiuto dal bel volto - eujw'pa pevmyon ajlkavn". ( Edipo re, 186- 189).
 
Bologna 4 febbraio 2024 ore 11, 28 
giovanni ghiselli



p. s.
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[1] Questo rappresentò la maturazione del cinema italiano dal neorealismo al realismo.
[2] Dei cadaveri.

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