domenica 23 marzo 2025

Sofocle Edipo re, Parodo. Versi 151-215


 

Prima strofe,vv.151-158.

Sommario

Il coro di vecchi tebani rivolge la prima invocazione alla parola delfica che viene da Zeus e da Apollo, suo profeta. Il responso riferito da Creonte non è ancora chiaro: potrebbe preannunciare qualche cosa di nuovo e inquietante, oppure il necessario ripetersi di situazioni antiche. In ogni modo i vaticini pitici vanno seguiti poichè sono figli della speranza.

 

Traduzione

O voce- favti- dolciloquente di Zeus

quale mai da Pito ricca d'oro

 sei venuta alla splendida Tebe?

sono teso agitando l'anima- pavllwn frevna-

tremante dalla paura

ié Soccorritore di Delo,

intorno a te con sacro timore domando quale cosa, o di nuovo-h] nevon-

o con il volgersi delle stagioni un'altra volta- peritellomevnai~ w{rai~ pavlin- le cose ritornano, magari le stesse ma rinnovandosi sempre come vede chi sa osservarle.

effettuerai per me.

Dimmelo, figlia della speranza d'oro,

voce immortale- a[mbrote Favma-

 

Sofocle, Edipo re, parodo, prima antistrofe vv.159-167.

Il coro invoca le divinità atte a stornare la sventura: Atena, la dea poliade, Artemide, divinità delle cacce e delle nobili gare benefiche per la città, e Febo, il nume che scaglia i dardi lontano dai suoi protetti; quindi  i vecchi tebani ricordano una precedente epifania, manifestando  nobile riconoscenza agli dei salvatori.

 

Traduzione

Te per prima invocando, figlia di Zeus,

Atena immortale- a[mbrot j  jAqavna- cfr. a[mbrote Favma dell’ultimo verso della prima strofe. Atena è immortale come la parola deifica.

e la sorella che protegge la terra,

Artemide che sta seduta sul famoso trono circolare

della piazza

e Febo che scaglia lontano,iò, ejkabovlon-ejkav~ lontano in  una lontananza dalla polis potetta da Apollo e dalle sue sorelle. Cfr. i vv-  193 194 della terza strofe che deprecano Ares che se ne vada pavtra~ a[pouron  lontano dai confini della patria  

apparitemi in tre a stornare la sventura,

se mai anche per una precedente sciagura

che si levava sulla città,

metteste fuori luogo la fiamma della pena hjnuvsat j ejktopivan flovga phvmato~- E’ il bando alla guerra che va allontanata.

venite anche ora.

 

Sofocle Edipo re parodo seconda strofe vv. 168-178.

Sommario

Viene descritta la pena e la consunzione della città alla cui salvezza non basta arma di pensiero: infatti la vita declina nella terra che non produce frutti e nelle donne che non partoriscono; invece si ammucchiano dappertutto i cadaveri; questi poi diventano uccelli che si levano a volo verso la sponda del dio della sera, nel putrido regno del nulla.

Traduzione

Ahimé, innumerevoli infatti sopporto ajnavriqma ga;r fevro più il dolore è indeterminato meno è sopportabile

le pene e mi sta male tutto

lo stuolo, e non c'è arma della mente-frontivdo~ e[gco~- 170: l’acutezza dell’intelligenza umana è limitata. Dell’intelligenza artificiale non so niente ma non la cambierei con la mia pur poco affilata

con cui uno si difenderà; infatti non crescono i frutti

della terra famosa, né con i figli

si alzano le donne

dai travagli che fanno gridare; parti doppiamente tribolati in quanto senza frutto

ma uno sull'altro

potresti vederli, come uccelli dalle larghe ali,

con slancio maggiore del fuoco che infuria,  levarsi

verso la sponda del dio della sera.- la corsa verso occidente, verso il tramonto allude alla spedizione in Sicilia e al massacro degli Ateniesi sul fiume Assinaro. Tucidide racconta che i Siracusani, scesi nel fiume, sgozzavano a tutto spiano gli Ateniesi i quali, nella frenesia di bere ingozzavano, contendendosela, acqua insanguinata e mescolata di fango ("to; u{dwr...tw'/ phlw'/ hJ/matwmevnon kai; perimavchton", VII, 84),

 

Parodo , seconda antistrofe. vv.179-189.

Sommario

La città è ingombra di cadaveri e di moribondi rimasti privi di ogni pietà. Tra i vivi, le donne conservano più forte il sentimento religioso e gemono supplici, aggrappate agli altari, mentre il peana e il flauto concorde mandano soffi di lampi chiedendo ad Atena di inviare  contro tanta desolazione un rimedio dal bel volto .

Traduzione

"E la città muore senza tenere più conto- povli~ ajnavriqmo~ i conti nelle guerre non tornano mai siccome le stragi sono reciproche e colpiscono tutti- di questi

e progenie prive di pietà- nhleva de; gevneqla-  giacciono a terra

 portatrici di morte senza compassione- ajnoivktw~ la  spietatezza è diffusa

e intanto le spose e anche le madri canute

di qua e di là, presso la sponda dell'altare- -ajkta;n para; bwvmion

gemono supplici- ijkth`re~- mentre i loro mariti e figli combattono e muoiono le donne giovani e anziane cercano conforto nella religione. Pregano gli dèi come fa il Coro di trattenere- katevcein- il massacro. Alla sponda della morte del v. 177 è contrapposta la sponda dell’altare (183)

per le pene luttuose

e il peana manda echi luminosi

e la voce lamentosa del flauto concorde,

per cui, o aurea figlia di Zeus,

manda un aiuto dal bel volto"- eujw`pa pevmyon ajlkavn (189) Un bel volto è quello che lascia vedere l’anima piena di mitezza e di forza

 

Sofocle Edipo re,  parodo ,  terza strofe vv.190-202.

 

Sommario

Segue la deprecazione di Ares, lo smodato, che ispira pestilenziale frenesia di guerra. Possa egli ritirarsi in tutte le direzioni, sparisca con i demagoghi suoi seguaci, e il suo fuoco dannoso e deleterio venga annientato da quello luminoso, purificatore, salvifico di Zeus.

 

Traduzione

E Ares, lo smodato to;n malerovn mi verrebbe voglia di tradurre “Ares il malo” ma sono ligio al dovere e mi trattengo-

che ora senza bronzo di scudi- a[kalko~ ajspivdwn- poiché non  è una guerra difensiva questa.

mi brucia tra le grida aggredendo-flevgei me peribovato~ ajntiavzwn- nel tradurre ho impiegato un’allitterazione  che nel testo greco come vedete non c’è. A me però piace. Ne ho derivato il gusto e l’uso piuttosto dai latini più antichi

prego che volga la schiena in una corsa retrograda, precipitosa/

lontano dal confine della patria, sia verso il grande

talamo di Anfitrite significa un mare grande, probabilmente l’Oceano e quindi sempre questa volontà di espansione verso Occidente

sia verso il tracio flutto

inospitale agli ormeggi- con queste parole invece sono denunciate come pericolose le mire espansionistiche verso nord con riferimento forse alla guerra per Potidea (432) colonia di Corinto, poi per Anfiboli (422 con la morte di Cleone e di Brasida)

infatti alla fine se qualche cosa la notte lascia fuggire,

 su questa si avventa il giorno. Non c’è intervallo di spazio né tregua temporale.

Costui o tu che distribuisci

la potenza di folgori infuocate

Zeus padre, annientalo- fqivson- sotto il tuo fulmine.

fqivson è la nemesi di fqivnousa  riferito a povli~ nel verso 25 ripetuto al v. 26.-.-uJpo; sw` fqivson keraunw/`.

Si ricordi che nell’ Iliade Zeus apostrofa Ares  con queste parole :“non stare seduto accanto a me piagnucolando, voltafaccia- ajlloprovsalle- e[cqisto" dev moiv ejssi qew'n o}i  [Olumpon e[cousin (v, 890), tu per me sei il più odioso tra gli dei che abitano l'Olimpo

Sempre ti è cara contesa, guerra e battaglie (Iliade V, 889-891)

 

 

 

 

 

Sofocle Edipo re, Antistrofe terza, vv.203-215.

Sommario

Contro i mali viene invocato Apollo Liceo, il dio dall'arco d'oro, uccisore dei lupi, e Artemide la sorella cacciatrice, con le fiaccole che illuminano le corse su per i monti, e infine Bacco eponimo di Tebe, dal volto colore del vino, perché porti il suo fuoco vivificatore e catartico contro il nume delle ignobili guerre, Ares il dio disonorato tra gli dei.

 

Traduzione  

Signore Liceo- Luvkei j a[nax- Dovrebbe essere associato a luvko~ lupo, piuttosto che a Licia- Lukiva. Infatti nell’Elettra di Sofocle, Apollo è invocato quale lukoktovno~ qeov~ (v. 6) uccisore dei lupi.

io vorrei che dalle funi d'oro intrecciato

fossero scagliati dovunque i tuoi dardi indomabili bevlea ajdavmata-

messi davanti in aiuto-  jarwgav-, dardi difensivi: ajrhvgw significa “soccorro” e le fiaccole

fiammeggianti di Artemide con le quali

si lancia su per i monti della Licia

e il dio dalla mitra d’oro invoco,

eponimo di questa terra,

Bacco dal volto colore del vino- oijnw`pa, purpureo se peferite;  io voglio evidenziare il nesso tra Dioniso e il vino , evio

compagno di tiaso delle Menadi- sono le Baccanti che sbranano Penteo ostile a Bacco. Questo sciagurato re di Tebe vorrebbe eliminare l’irrazionale dalla sua terra ma ne viene travolto. L’irrazionale non è eliminabile. Tutt’al più è modificabole e addomesticabile come nelle Eumenidi di Eschilo. 

Pasolini  ebbe a scrivere:

“Quanti Pentei, nella nostra società…I Pentei italiani sono dei mediocri, dei meschini imbecilli, neanche degni di essere dilaniati dalle Menadi ” (Saggi sulla politica e sulla società, pagine 1142 e  1143)

che si avvicini bruciando

con splendida (...)

face contro il dio disonorato tra gli dei- ajpovtimon ejn qeoi`~ qevon v. 215

 

Altre maledizioni di Ares

Empedocle nel Poema lustrale (fr. 119, 1)  narra che gli uomini della primitiva età felice non avevano Ares come dio né il Tumulto della battaglia:"oujdev ti" hj'n keivnoisin  [Are" qeo;" oujde; Kudoimov"".

Il protagonista degli Acarnesi di Aristofane, fieramente avverso alla guerra, promette: "io non accoglierò mai in casa Polemo"(977), la personificazione del conflitto, visto come "un uomo ubriaco"(981) il quale "ha operato tutti i mali e sconvolgeva, e rovinava"(983) e, pur invitato a bere nella coppa dell'amicizia:

"bruciava ancora di più con il fuoco i pali delle viti/

e rovesciava a forza il nostro vino fuori dalle vigne"(986-987). Diceopoli si fa portavoce dei contadini, esasperati poiché la guerra del Peloponneso distrugge tutti gli anni i raccolti.

Ci sono arrivate altre due commedia pacifiste di Aristofane: la Pace  e la Lisistrata. Magari le vedremo più avanti se vi interessano

Virgilio nella prima Georgica (511) lo qualifica come "Mars impius"; Orazio lo chiama "torvus" in Carmina I, 28, 17 e cruentus in II,14, 13. 

 Ares è  disonorato poichè la guerra del Peloponneso è condotta senza rispetto dell'etica eroica e senza riguardo per l'umanità: cfr.Tucidide V,111, dove gli Ateniesi intimano ai Meli di non volgersi a quel sentimento di onore che procura grandi rovine agli uomini.

Avvertenza: presenterò l’Edipo re di Sofocle domani dalle 17 nella biblioteca Ginzburg di Bologna. Questo è il link per chi vuole seguire da lontano.  E’ tutto gratuito

https://meet.google.com/tuy-dqhu-osh

Se volete vedere il greco non traslitterato usate il font Hellenica o leggete il post nel mio blog.

 

Bologna 23 marzo 2025 ore 19, 11 giovanni ghiselli

 

 

 

 

 

 

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