sabato 14 settembre 2013

Il mancato dibattito sulla violenza di genere alla Festa dell’Unità di Bologna




Ieri sera, 13 settembre, dalle 21 alle 23 quando sono uscito stanco e affamato, nella sala dibattiti centrale della Festa dell’Unità di Bologna, ho ascoltato 4 donne che parlavano sul tema”Contrastare la violenza di genere alle radici”.
Le signore in questione erano la vice ministro Maria Cecilia Guerra, la senatrice Francesca Puglisi, Roberta Mori consigliere regionale e presidente della Commissione Parità, Angela Romanin, vicepresidente della Casa delle donne per non subire violenza, e la giornalista del TG 3 Roberta Serdoz.
All’inizio la sala non era piena, poi, a mano a mano che l’interesse calava, è rimasta semivuota.
Tra gli interventi non c’era alcuna dialettica: le quattro relatrici dicevano tutte le stesse cose, sia pure con toni diversi: virilmente aggressiva la Puglisi, più effeminata e dolce la Mori, professionale e professorale la Guerra, seria, tranquilla e molto umana la Romanin, diplomatica la Serdoz che dava ragione a ciascuna e rilanciava gli argomenti, tutti, per carità, politicamente corretti. Ha pure omaggiato e invitato sul palco il sindaco Merola, seduto in prima fila e rimasto, cortesemente, più a lungo di me.
La Serdoz, prendendo la parola, aveva chiesto al pubblico di intervenire, e io avrei voluto farlo, ma almeno fino alle 23, non ne ho avuto occasione. Poi ne ho avuto abbastanza, "satis, satis”, mi sono detto, anche perché non mangiavo dalla mattina e, più che lo scarso interesse, poté il lungo digiuno.
Avrei fatto l’avvocato del diavolo. In questi termini.


La violenza contro le donne è assolutamente esecrabile: su questo non ci sono dubbi. Ed è sacrosanto sia prevenirla con l’educazione, visto che è radicata in una tradizione millenaria di considerazioni malevole sul genere femmnile, sia reprimerla attraverso leggi adeguate. Questo è sicuro
Però io non discriminerei tale violenza orrenda e bestiale da altre violenze altrettanto orribili. Altre violenze per giunta perpetrate anche sulle donne.
Per esempio la violenza di chi uccide con l’automobile, ammazza sia donne sia uomini, e rimane impunito o quasi. Nessuna repressione è prevista per tale ecatombe che fa non meno vittime di quella legata al sesso.
Ma ieri solo di questa si parlava. La Puglisi con toni apocalittici, alzando la voce e con volto tirato, come se avesse "in gran dispitto” mezza umanità, quella infernale dei maschi. Ogni violenza merita sdegno, cara signora, anche se ora è di moda parlare soltanto di questa di genere.
Nessuno ha mai alzato la voce contro quella dei veicoli motorizzati che provocano stragi di cicliste e ciclisti, di pedoni donne, vecchi, bambini, uomini.
Io uso molto la bici e tutte le volte rischio la vita.
E plaudo agli amministratori che pongono limiti seri a questa brutta violenza. Fanno bene, fanno del bene, non delle chiacchiere. Penso al sindaco di San Lazzaro di Savana, per esempio.
E la guerra? I bombardamenti sulle abitazioni civili sono carezze fatte alle donne?
Non vorrei che il parlare solo e sempre della violenza sessuale subita dalle donne oscurasse altre violenze non meno brutte. C’è questo rischio.
Quindi smettiamo di privilegiare la condanna di un solo tipo di violenza: ogni violenza, tutte le violenze vanno maledette. Non esiste vis grata a chi la subisce. A meno che sia un malato mentale.
Se avessi potuto parlare avrei detto questo.
E avrei detto quest’altra cosa: mentre la violenza di genere non va distinta dalle altre, le persone invece vanno distinte. Le donne non sono tutte vittime e gli uomini non sono tutti carnefici. Roberta Mori, che pure non aveva il tono furente della Puglisi, ha detto una sciocchezza grande: che gli uomini non hanno difficoltà ad affermarsi. Lo dica agli operai che perdono il lavoro, ai cassaintegrati e così via. Gino Strada e Berlusconi sono due uomini del tutto diversi tra loro. E la Santanché, è una vittima? E’ assimilabile a Rita Levi Montalcini la Santanché?
Dunque bisogna distinguere le persone.
Forse, se la Serdoz avesse mantenuto la parola di dare spazio a un contraddittorio, l’ampia sala non sarebbe rimasta semivuota dopo un’ora.

Molto bella è stata invece la presentazione del libro Storia di Bologna illustrata avvenuta dalle 18 alle 20 nella libreria della stessa Festa.
Rolando Dondarini ha presentato il volume attraverso un racconto dotto e vivace di alcuni episodi cruciali della storia di questa città. Ho imparato non poco.
Si alternava con Fausto Carpani che ha cantato come un antico aedo canzoni assai belle. Il pubblico a mano a mano aumentava.
Chi organizza queste feste dell’Unità cui tengo molto, che mi sono assai care, capisca.

Giovanni Ghiselli  

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