giovedì 19 settembre 2013

Prima parte del mio commento ad alcuni paragrafi del documento di Marco Macciantelli, sindaco di San Lazzaro


Ho letto con attenzione il documento Quelli del Pd a cura di Marco Macciantelli. Con questo pezzo intendo commentarne delle parti, per chiarire le idee prima di tutti a me stesso, poi magari anche a chi mi leggerà.
Metto in grassetto e tra virgolette le parole tratte dal documento di Macciantelli. Segue il mio commento. Per ragioni di spazio dividerò questo mio intervento in due sezioni e sceglierò da ogni capitolo del sindaco di San Lazzaro il paragrafo che troverò più interessante e significativo. Vediamo dunque la prima sezione.

I. “Prove ed errori
Il congresso come confronto di idee, non di tifoserie. Una discussione di popolo, non solo di gruppi dirigenti. La cultura politica. Gli errori. L’esito del voto. Lo stallo perfetto. La rottura del bipolarismo. Il progetto politico dell’antipolitica. Il governo possibile”.

1. Fare comunità politica
Il congresso come confronto di idee, non di tifoserie”.
La dialettica è sempre auspicabile in un gruppo, che sia un partito, una famiglia o una confraternita. Un confronto di idee, anche aspro, purché dai contrari risulti una “bellissima armonia”, citando Eraclito:” ejk tw'n diaferovntwn kallivsthn aJrmonivan" 1.
Va intensificandosi la girandola delle sigle più o meno accattivanti o suggestive. Noi vorremmo definirci, semplicemente, quelli del Pd”.
Io vorrei che il PD fosse un partito dalla parte dei meno abbienti con un programma non equivoco: ossia che progettasse e compisse una riduzione delle disuguaglianze tra i cittadini: qui in Italia ci sono, di fatto, le caste, e non solo quella dei politici.
Leopardi, scrivendo sulle caste dell’India le ha commentate affermando che dove non c’è uguaglianza non c’è nemmeno libertà : “ è pur troppo vero che il maggior pericolo della libertà di un popolo nasce dalle sue conquiste e da’ suoi qualunque ingrandimenti che distruggono appoco appoco l’uguaglianza, senza cui non c’è vera libertà, e cangiano i costumi, lo stato primitivo, l’ordine della repubblica” (Zibaldone, 923).

2.Precauzioni per l’uso”
Il documento auspica “un vero cambio di passo. Non dal punto di vista dei contrasti, ma della costruzione di una nuova cultura politica”.
Nuova cultura politica presuppone un recupero della cultura anche come paideia: educazione alla solidarietà, alla moralità, al rispetto e pure alla bellezza. Denuncia della pubblicità che diseduca al buono e al bello, e spinge al consumo individualistico, a un vivere assolutamente impolitico.
Il Pericle di Tucidide, per fare solo un esempio, in un discorso pubblico dice :"movnoi ga;r tovn te mhde;n tw'nde metevconta oujk ajpravgmona, ajll j ajcrei'on nomivzomen" (Storie, II 40, 2), siamo i soli a considerare non pacifico, ma inutile chi non partecipa alla vita politica.
Dante nel Paradiso fa domandare a Carlo Martello: “Or di’: sarebbe il peggio-per l’uomo in terra, se non fosse cive?”
E il poeta risponde: “Si’” rispuos’io; “e qui ragion non cheggio”2.
Faccio citazioni perché la letteratura è un grande fattore educativo, e l’impoliticità attuale dei giovani dipende anche dal cattivo, insufficiente funzionamento della scuola che ignora gli auctores, gli accrescitori delle coscienze intorpidite dalla pubblicità e dai luoghi comuni.
In questi giorni anche Papa Francesco ha raccomandato l’impegno politico, in favore della povli~. “I cittadini non possoni disinteressarsi della politica”, ha detto. Infatti “La politica è una delle forme più alte della carità, perché è servire il bene comune”

Certo, gli errori compiuti comportano una riflessione”.
A “una riflessione”, aggiungo “una correzione”, una diovrqwsi"3. Aggiungerei quindi la conoscenza della Storia a quella della letteratura.

3. “Come un missile sulla rampa di lancio”
Il voto ha consegnato un paese che rischia di assomigliare sempre di più a Wile Coyote sospeso nel vuoto, con una spiccata attitudine a sfuggire al confronto con la realtà”.
Il richiamo al realismo mi fa pensare a Machiavelli che affermava essere "più conveniente andare drieto alla verità effettuale della cosa, che alla immaginazione di essa"4. E’ necessario trovare il coraggio di vedere e analizzare la realtà come essa è, senza infingimenti, bella o brutta che sia.
Machiavelli e Tucidide
Nel Crepuscolo degli idoli , Nietzsche consiglia lo storiografo greco e il segretario fiorentino come terapia contro ogni forma di evasione dalla realtà terrena:" Il mio ristoro, la mia predilezione, la mia terapia contro ogni platonismo è sempre stato Tucidide .
Tucidide e, forse,Il Principe di Machiavelli mi sono particolarmente affini per l'assoluta volontà di non crearsi delle mistificazioni e di vedere la ragione nella realtà -non nella "ragione", e tanto meno nella "morale"... In lui la cultura dei sofisti , voglio dire la cultura dei realisti giunge alla sua compiuta espressione: questo movimento inestimabile, in mezzo alla truffa morale e ideale delle scuole socratiche prorompenti allora da ogni parte… Tucidide come il grande compendio, l'ultima rivelazione di quella forte, severa, dura oggettività che era nell'istinto dei Greci più antichi. Il coraggio di fronte alla realtà distingue infine nature come Tucidide e Platone: Platone è un codardo di fronte alla realtà-conseguentemente si rifugia nell'ideale; Tucidide ha il dominio di -tiene quindi sotto il suo dominio anche cose"5.
Matteo Renzi ha detto bene: “Il problema della politica è che discute e non realizza”.
Il “realizzare” rimanda alla concretezza della res, della “cosa”, a partire da quelle pubblica, ossia dalla Res-publica. Comunque Renzi deve prima dire quali cose vuole realizzare, poi farlo.

4. “Linee divergenti
Il tema i limiti del Pd non è alle nostre spalle, ma davanti a noi”.
La mancata elezione di Prodi, non è stato tanto un fallimento di questo autorevolissimo candidato alla Presidenza della Repubblica, quanto “un tristo annunzio di futuro danno”6, se non si vedranno le cause della congiura e non si scongiurerà il ripetersi di episodi siffatti all’interno del PD.

5. “L’esito del voto
Impressionante quello che è accaduto in 7 anni, dai 19 milioni del 2006 ai 10 attuali: un dimezzamento”.
Il Pdl ha subito una riduzione dei consensi tra il 2008 e il 2013 pari a quasi il 50% (46%, - 6.296.744 voti)”.
La causa principale di questo calo dei due maggiori partiti, è la disaffezione, spesso anche il disgusto provato dai cittadini per la politica.
Allora è necessario riconquistare l’interesse e l’affetto dei cives con una politica che risponda alle loro esigenze e ai loro interesse di polivtai appunto.

6. “L’exploit del M5s
Come ha scritto Piero Ignazi: “in nessun paese europeo un partito ha ottenuto alla sua prima partecipazione alle urne il 25% dei voti… Il risultato del M5s alle ultime politiche, piaccia o meno, rappresenta un unicum nel panorama elettorale europeo.”
Grillo è piaciuto, non so se solo momentaneamente, comunque ha avuto tanti consensi perché ha interpretato il dissenso e il disgusto di tanti cittadini che vedono i politici tradizionali come traditori della loro missione: si sono fatti eleggere promettendo di fare gli interessi degli elettori, e invece hanno puntato, con l’unico loro occhio ciclopico, soltanto al proprio “particulare”. Perciò quelli che hanno votato Grillo speravano, come Francesco Guicciardini a proposito dei preti di “vedere ridurre questa caterva di scelerati a’ termini debiti, cioè a restare o sanza vizi o sanza autorità”7.
Grillo è riuscito a dare voce a questo malcontento usando toni forti, anche beceri, e tali che si confanno alla rabbia evidentemente diffusa nei confronti di politicanti considerati oramai deleteri ancora più che inutili.
II. “La mancata vittoria
Una responsabilità collegiale. Il malessere del paese, rancore e sofferenza sociale. Lo schema progressisti-moderati. La mancanza di una proposta in materia fiscale. Questione sociale e questione democratica. Dalla coalizione di partiti al partito coalizione
7. Dopo le politiche, le amministrative
Diversamente dalle politiche, segnate da uno schema verticale a noi non favorevole, ha prevalso una dinamica orizzontale, nella quale il Pd può esprimere meglio le sue potenzialità. I risultati positivi in tante città, pur con risultati elettorali, ripetiamo, in retromarcia, sembrano confermarlo”.
Le amministrative sono andate male per i grillini che hanno deluso molte attese e meno male delle politiche per il PD grazie ai sindaci eletti con il loro contributo.
Gli amministratori locali hanno rivelato capacità migliori e maggiori di quelli nazionali. Loro infatti sentono pulsare il sangue con i bisogni e i desideri della gente.

8. “Una responsabilità collegiale
Ovviamente la colpa di quello che è accaduto non è tutta di Bersani. Gli orientamenti decisivi sono stati assunti da un intero gruppo dirigente. La mancata vittoria interpella tutti e comporta una collegiale assunzione di responsabilità”.
La responsabilità della sconfitta è di tutti quanti non hanno capito che la gente vicina all’abisso della miseria non ha paura8 di cambiare, anzi ne ha il desiderio e non si accontenta delle chiacchiere, degli slogan e dei luoghi comuni, come quello secondo il quale “il governo Monti ci ha salvati dal baratro”. Molti nel baratro ci si trovano da tempo senza che nessuno li abbia aiutati a risalire. Molti ci si sono addirittura gettati da soli prima di caderci.

9. “Un deficit di direzione politica

da parte nostra, è mancato esattamente ciò che ci raccontiamo: il senso di responsabilità. In particolare con Prodi è stato clamoroso che 101 parlamentari (o quelli che sono) la mattina, con acclamazione, si siano espressi favorevolmente, nel pomeriggio abbiano fatto mancare il loro leale sostegno”.

Non solo il senso di responsabilità: nel caso della mancata elezione di Prodi sono mancate l’onestà e la lealtà, cioè il valore forte e fondante della fides, l’affidabilità che si perde quando non si rispetta il foedus, il patto stipulato. L’uomo della strada davanti al tradimento della parola data, prova disgusto.
10. “Lo schema progressisti-moderati
Per esempio siamo portati a ritenere che non sia stata una scelta giusta aver immaginato di fare i progressisti, rinunciando a fare, o mettendo tra parentesi, i democratici. Ad di là della confusione lessicale, qui è un fraintendimento, di fondo, sulla missione del Pd, che peraltro ancora persiste in chi ritiene, per quanto legittimamente, in vista del confronto congressuale, che occorra continuare a sventolare una bandiera progressista all’interno del Pd”.
La confusione lessicale è segno di confusione mentale. Democrazia è kravto~, potere, in tante possibili gradazioni e variazioni, kravto~ del dh`mo~, del popolo. Bisogna chiarire quale e quanto potere si vuole dare al dh`mo~. Progressismo è un termine molto generico per designare il procedere in avanti. Ma davanti può esserci tutto. Chiarire dunque i termini. Uscire dal generico.

11. “Il malessere del paese
Questo, a noi, pare il punto. Il paese ha espresso una domanda di radicalità. Sofferenza sociale, rancore verso i partiti hanno fatto tutt’uno. Il prezzo della crisi insieme al prezzo della politica. Entrambi considerati un costo insopportabile. La cosiddetta “pancia” sta lì. Non solo le cattive prove di sé della politica. Ma il non farcela più. Il non essere più disponibili a fare delle distinzioni”.
La “ domanda di radicalità” è una richiesta di individuare ed estirpare le radici dei mali. Secondo me, la madre di tutti i mali è l’ignoranza. Bisogna dare educazione e cultura al paese. A partire dalla scuola che viene penalizzata in tutti i modi da tanti anni. Ha detto bene il rettore dell’Università di Bologna, Ivano Dionigi, a proposito della maxi- rissa tra adolescenti avvenuta ai giardini Margherita pochi giorni fa: “Questa è violenza da videoanalfabetismo”. Poi ha aggiunto: “Questo paese ha due problemi: la sanità e la cultura, la cura dell’anima e del corpo. Di questo, e anche dell’evasione fiscale, la politica dovrebbe occuparsi. La crisi prima che economica è culturale e prima che culturale è morale. E nessuno ne è esente, né come individuo né come gruppo”9.

12. “ Il tradimento delle aspettative
I cittadini-elettori hanno sempre ragione. Presumendo di avere già vinto, la campagna elettorale non è stata sostanzialmente fatta, o è stata fatta col freno a mano. Emblematico l’abbandono delle piazze, di cui si è impadronito il M5s (ma, poi, saremmo riusciti a riempirle?)”.
Ecco, le piazze. L’ajgorav della città, del paese, fa sentire al politico, se è intelligente gli fa anche capire, quali sono gli umori, i gusti, i bisogni della gente. Che possono anche contraddetti, per carità, però bisogna conoscerli e questo non avviene attraverso le presenze televisive, dove del resto è prevalente Berlusconi con i suoi.

13. “Questione sociale, questione democratica
I punti per un’azione di governo coerente con la situazione del paese sono sempre due: questione sociale e questione democratica. A partire dalla riforma del porcellum. Ma c’è davvero il rischio di ripetere delle ovvietà. Il paese ha bisogno di incentivi alla crescita e di rendere il sistema istituzionale più adeguato, snello, spedito, semplice. Di qui il superamento del bicameralismo perfetto, per un Senato delle autonomie e delle regioni, con una contestuale diminuzione del numero dei parlamentari”.
La riforma del porcellum deve significare restaurazione della democrazia. Ci sono centinaia di migliaia di cittadini che non hanno una loro rappresentanza nel Parlamento. La “questione democratica” è anche questa.
Quanto alla questione sociale, se non verrà risolta politicamente, pacificamente, potrebbe sfociare nella violenza dell’assalto ai forni con tanto di “brutto” soqquadro”10, deleterio per tutti.

III. “L’unico partito
Le storie precedenti più evidenti della novità del progetto. Il campo dei riformisti. Dal pluralismo dei partiti al pluralismo nei partiti. Per l’economia sociale di mercato. Ritrovarsi nelle scelte. Un’idea di paese. Guardare a tutto il lavoro. La tempesta perfetta non esiste.

14. Un grande soggetto per un grande progetto
Qualcuno invoca lo spettro di una scissione. Un’eventualità che non va combattuta solo con i giri di frase politicamente corretti. Siccome non c’è fine al peggio, potrebbero esserci scenari altrettanto negativi, come la disarticolazione, l’implosione, un’ulteriore silenziosa perdita di adesioni: fenomeno, purtroppo, possibile, se rapidamente non si promuove un vero cambio di cultura politica e di solidarietà interna”.
E’ necessario cambiare la “cultura politica” non solo dei politici ma del popolo che va aiutato, incoraggiato, spinto a culturalizzarsi e politicizzarsi, con una riforma contraria a quella craxiana-berlusconiana: una vera e propria contro- riforma da attuare attraverso l’educazione. Tante persone hanno bisogno, addirittura fame, di cultura. I festival letterari e filosofici riempiono le piazze. Chi scrive ha esposto un percorso di filosofia greca al festival di Modena e uno di letteratura al festival dei filosofi lungo l’Oglio.
Dopo mesi ancora mi arrivano richieste di materiale.
Prossimamente terrò un corso di letteratura greca all’Università dell’età libera di Pesaro e uno sulla storiografia greca e latina in quella di Bologna.
Credo che per l’educazione non ci siano limiti di età, che il desiderio e il bisogno di imparare ci accompagni per tutta la vita.
La scuola dicevo va riformata e trasformata e così pure la televisione che invece continua a operare quel “genocidio culturale” denunciato da Pasolini negli Scritti corsari, poco prima di essere ammazzato nel 1975.

15.” Le occasioni mancate
Il congresso deve servire anche a questo: a fare dei bilanci, spietati se necessario, ma anche a lanciare nuove sfide
Dobbiamo fare di questo un motivo di racconto sincero, col paese, senza presumere di avere ricette in tasca, perché il paese, i cittadini ci aiutino a capire meglio quello che serve e ad uscire in avanti”.
Se vogliamo che i cittadini ci aiutino a capire”, dobbiamo capire i cittadini. E’ sempre necessaria una reciprocità: “ homines dum docent discunt 11. Per questo è necessario ascoltare la gente, andando nelle piazze, come dicevo sopra.

16. “Per l’economia sociale di mercato
Secondo noi, il Pd dovrebbe chiarire a se stesso, fino in fondo, quale idea di paese ha in testa. Facendo propria la cultura dell’economia sociale di mercato, unendo dinamiche imprenditive e tutele sociali”.
Un chiarimento di fondo è assolutamente necessario. Tra le “dinamiche imprenditive” e le “tutele sociali”, metterei in posizione di avanguardia il rilancio della cultura con la tutela e la valorizzazione del patrimonio artistico.

17. “Ritrovarsi nelle scelte
Dirsi di sinistra non è assolutamente un limite o un problema; anche se la definizione non coglie del tutto la natura di un’identità più ampia, composita e ricca. La vera questione è come mai coloro che militano in un partito che si chiama democratico non debbano sentirsi, in primo luogo, semplicemente, democratici”.
Dirsi di sinistra o dirsi democratici secondo me rimane piuttosto generico: democratici infatti si dicono tutti, e “di sinistra” oramai è quasi un’espressione ironica.
Bisognerebbe chiarire in quali termini siamo di sinistra o siamo democratici
Secondo me il primo punto di un programma serio dovrebbe essere l’adempimento della nostra bella Costituzione.

18.” I nostri limiti
Le primarie sono state una pagina di buona politica, necessaria, non sufficiente. Poi c’è stato un rinchiudersi nel recinto, specialmente per la scelta dei parlamentari. Un limite del Pd, non di qualcuno”.
Le primarie hanno consentito una scelta dei candidati già limitata. Poi c’è stata quella cooptazione che in Italia vige per tutti i posti di potere fin dai tempi della Repubblica romana, quella succeduta a Tarquinio il Superbo.
Ecco dunque un punto che metterei in programma: limitare al massimo la cooptazione attraverso prove assegnate ai candidati. Prove di cultura, capacità, onestà.

Giovanni Ghiselli

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1 Fr. 24 Diano.
2 Dante, Paradiso VIII, 115-117.
3 Polibio (II sec. a. C.) nel Proemio delle sue Storie afferma che per gli uomini non c'è nessuna correzione (diovrqwsi") più disponibile che la conoscenza dei fatti passati (th'" tw'n progegenhmevnwn pravxewn ejpisthvmh" , 1, 1).
4Machiavelli Il Principe , XV.
5Quel che debbo agli antichi , 2, pp. 125-126.
6 Cfr. Dante, Inferno, XIII, 12
7 Ricordi, 28.
8 Lucano dà un'altra immagine del metus popolare nei confronti del potere assoluto: la folla non ha paura, e si ribella, quando ha fame: sicché Cesare tenta di mettere in moto il consenso del volgo nei propri riguardi, sapendo che le ire e il grande favore momentaneo della plebe sono trascinati dai prezzi (annona trahi) :" namque asserit urbis-sola fames, emiturque metus, cum segne potentes-vulgus alunt: nescit plebes ieiuna timere" (Pharsalia, III, 56-58), infatti solo la fame affranca le città, ed è la paura che viene comprata quando i potenti nutrono il volgo ozioso; la folla digiuna infatti non sa cosa sia avere paura.
9 Dal quotidiano “la Repubblica” del 18 settembre, p. VII.
10 Cfr. Manzoni, I promessi sposi, XII.
11 Seneca, Epist., 7, 8. Qualche tempo fa un sedicente “professore”, un presentatore televisivo , tal Mirabella , ha sentenziato “dum docunt (sic!) discunt”, oltretutto in un contesto elogiativo dello studio del latino.

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