giovedì 14 novembre 2013

Il 14 novembre 2013




Il colmo per un leccatore, un lingens, un leivcwn th`/ glwvtth/, è compiere 69 anni.
Eppure io non ho l’abitudine prava dell’eterno sporcaccione Arifrade[1] che da  tempo immemorabile “in nefande voluttà la lingua inquina: pei bordelli va leccando quella sudicia pruìna”[2].
Nemmeno con la mia pur-troppo casta puella, ora volata a New York, succedeva cotanto, quando, tuttavia accadevano diversi eventi gioiosi che io volevo né lei rifiutava[3]. Lo dico non per vana esibizione, ma perché non voglio demeritare del tutto di fronte al Signore supremo che mi ha donato questo sessantanovesimo compleanno, né calunniare  Eros e  Priàpo, dèi grandi anche loro.
Ringrazio tutti voi, sodali bene ominosi, che mi avete augurato buone cose facendomi molto piacere in questa giornata autunnale. Del resto il grano assai verde nei campi mi fa già pensare alla primavera non troppo lontana e a una rinascita della vita, anche della mia, sebbene più volte percossa, comunque mai inaridita.
Magari, voi amici non venali, venite,  venerdì prossimo: vi  invito[4] alla mia conferenza sul femminicidio[5]
Verrete gratis, ma non per niente.
Mi sentirete parlare,  non a casaccio, ossia in seguito a serio studio,  di Ifigenia e di altre femmine umane uccise o fatte soffrire da omaccioni e omuncoli bestiali: semiviri[6] iniqui mulieribus.
 Sarà interessante, credo, per voi ascoltarmi, e sarà sicuramente un piacere per me rivedervi. In ottima forma, spero.

Un abbraccio a tutti. Un bacio, castissimo, alle care femmine amiche, il meglio dell’umanità .

gianni


[1]  L’Arifrade ponerov~ che viene  sbeffeggiato da Aristofane nei Cavalieri (vv. 1281 sgg. e nelle Vespe (1280 sgg,) per come ha appreso a lavorare di lingua, inquinandosela nelle voluttà nefande dei bordelli.
[2] Aristofane, Cavalieri, 1281-1282.  La traduzione non è mia. Sono a Pesaro e non ho con me il testo greco. Ricordo questa buffa e simpatica versione, anche se  non me ne sovviene  l’autore.
[3] Cfr. Catullo: "Ibi illa multa tum iocosa fiebant, quae tu volebas nec puella nolebat./ Fulsere vere candidi tibi soles" (8, 6-8), lì allora accadevano quei molti meravigliosi giochi / che tu volevi né la ragazza rifiutava. / Davvero hanno brillato radiosi i soli per te.
[4] L’allitterazione è voluta. La “v” deve suggerire il soffio vitale.
[5] Venerdì 22 novembre ore 20.30
Mediateca di San Lazzaro di Savena - spazio reading - via Caselle, 22
[6] Cfr. “semibovemque virum semivirumque bovem” Ovidio, Ars Amatoria  II 24.

2 commenti:

Il caso Vannacci e la doverosa difesa della parresia.

  Sono in disaccordo su tutto quanto dice,   scrive e forse pensa il generale Vannacci, eppure sostengo la sua libertà di parola, come...