lunedì 29 aprile 2024

Ifigenia CXLIX. La cena con Brina.


 

La sera a cena venne seduta vicino a me una finlandese dal nome ecologico e confacente alla sua terra: si chiamava Kirsi, che significa “brina” tradusse,  ma precisò che il suo nome era un presagio rovesciato. “Brina rovente”  dissi per assecondarla. “Esatto- fece- tu mi capisci al volo”.

“Sì-replicai- ti vedo volare eterea e candida quale creatura nata da un incontro tra un uccello dalle piume d’argento e una divinità iperborea fecondata sul tappeto profumato dei vostri boschi. Le tue  origini  devono avere la sorgente nel mito e possedere una dignità divinamente ornitologica.”  

Colei sorrideva probabilmente compiaciuta, ma io, mentre dicevo tali insulsaggini,  avevo la selva dell’anima  occupata dall’ ei[dwlon di Ifigenia.

Intanto sentivo piovere sul tetto del ristorante “Casamatta”, un locale tra il bunker a la cantina. Quando ne uscimmo però le pozzanghere riflettevano le stelle del cielo rasserenato. Durante il ritorno, in corriera le finniche esangui cantavano canzoncine dolci e malinconiche con voci di miele. La loro lingua piena di vocali raddoppiate sembra primitiva e infantile. “Bambine con poca coscienza e scarsa innocenza” pensai, malignamente e ingrata mente.

Ero inacidito e incupito dal silenzio torbido della villeggiante sulla babilonica spiaggia. La gioia del telegramma era svanita lasciando spazio allo spettro del  tradimento.

Mi ero isolato per rimuginare pensieri cattivi su una donna assente che mi infliggeva angoscia, invece di mescolarmi alle finlandesi, donne che in un tempo meno malsano mi avevano reso del tutto felice.

 

“Il telegramma-pensavo- non è ambiguo nelle parole amorose, però non è frutto dell’applicazione seria cui spinge l’amore, come una lettera dove colei avrebbe potuto descrivere i suoi sentimenti e raccontarmi le azioni, gli eventi pubblici e privati. Dice che l’epistola arriverà. Vedremo. Intanto il messaggio pervenuto non vale granché: l’ha composto in pochi minuti e l’ha spedito magari ridendoci sopra con uno dei suoi ganzi.

Poi mi dicevo: “Sai bene che una donna quando e se ama crive, e colei in due settimane di lontananza , beata in quel carnaio, nemmeno una cartolina illustrata ti ha scritto. Chi ama si comporta con chiarezza che toglie ogni dubbio. D’inverno ti cercava a tutte le ore, anche troppo. Quando, annoiata o tormentata dal marito scendeva in garage o si chiudeva in bagno per telefonarmi e quell’energumeno bussava alla porta con mani frenetiche. Ora che quello è chissà dove, lei  non ha più bisogno di te come consolatore.

 Ora ti manda un telegramma pieno di enfasi erotica perché non si sa mai, però i suoi pensieri buoni o cattivi non te li fa conoscere e tanto meno le sue azioni probabilmente non proprio virtuose.

Ifigenia ha le menbra diritte, perfette, ma la sua mente è obliqua e contorta”.    

Bologna 29 aprile 2024 ore 18, 35 giovanni ghiselli

p. s.

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