venerdì 19 aprile 2024

Ippolito di Euripide III parte


Ippolito dal verso 73 inizia a parlare in trimetri giambici -73- 87- 

Il giovane porta alla sua dea vergine una corona fatta di fiori intrecciati tovnde plekto;n stevfanon 73 colti da un prato incontaminato- ejx ajkhravtou leimw`no~- dove non vanno i pastori con il gregge, né falciatori con il ferri, ma solo l’ape in primavera trasvola quel prato puro- ajll j ajkhvraton-mevlissa leimw`n j hjrinh; dihvrcetai-.

 

 Ippolito sembra il fondatore dell’agricoltura biologica.

 

Il Pudore- Aijdwv~  rinfresca questo luogo ameno con le rugiade di fiume ed è consentito coglierne i fiori a quelli cui nulla è stato insegnato- o[soi~ didakto;n mhdevn- 77 ma nella loro natura hanno avuto in sorte di essere saggi in tutto.  Un’espressione di pessimismo pedagogico.

 

Pessimismo e ottimismo pedagogico

Cfr Pindaro che  nell’ Olimpica II chiarisce il suo pessimismo sull’educazione  :" sofo;" oJ polla; eijdw;" fua'/ :-maqovnte" dev, lavbroi-pagglwssiva/ kovrake" w{" a[kranta garuveton--Dio;" pro;" o[rnica qei'on ” (vv. 86-89), saggio è chi sa molto per natura, voi due[1] addottrinati invece, intemperanti, vaghi di ciance, come corvi di fronte al divino uccello di Zeus, gracchiate parole vuote.

 

Nelle Supplici  di Euripide,del 422, un dramma che è tutto un encomio degli Ateniesi, leggiamo invece l'espressione di un incondizionato ottimismo pedagogico, forse per il fatto che si stava preparando la pur malsicura pace di Nicia: Adrasto fa l'elogio funebre dei sette caduti nella guerra contro Tebe, poi conclude rivolgendosi direttamente a Teseo: “ Non ti stupire dopo quanto ho detto,/ Teseo, che questi abbiano avuto il coraggio di morire davanti alle torri./Infatti essere educati non ignobilmente comporta il senso dell'onore:/e ogni uomo che ha esercitato il bene/

si vergogna di diventare vile. Il coraggio è/ virtù insegnabile (hJ eujandriva-didaktovn), se è vero che il bambino impara/a dire e ad ascoltare quello di cui non ha cognizione./Ma quello che uno abbia imparato, suole conservarlo/fino alla vecchiaia. Così educate bene i vostri figli"(vv. 909-917).

 

Ippolito dunque offre alla sua cara signora-  w\ fivlh devspoina- 82 il serto floreale per la sua chioma d’oro e si considera privilegiato tra i mortali per questa devozione particolare,  speciale della dea Artemide. Crede di ascoltare la voce di lei anche se non ne vede il viso con lo sguardo- o[mma d’oujc oJrw`n to; sovn- 86

L’augurio finale che si dà, è di poter terminare la vita come l’ha iniziata 87.

Ippolito è in estasi come sarà Santa Teresa del Bernini-- 1652 -  collocata nella  chiesa di Santa Maria della Vittoria, a Roma.   

Si potrebbe anche dire che Ippolito prefigura i fautori dell’agricoltura biologica.

 

 

 

Ma Artemide tanto onorata non salverà il suo devoto.

 

Nelle Supplici  di Euripide Teseo avverte quanti si montano la testa  e pretendono di essere più forti e sapienti degli dèi-

La mente cerca di avere più forza del dio- hJ frovnhsi~ tou` qeou` mei`zon  sqevnein -zhtei` (216- 217)  e per giunta dokou`men ei\nai daimovnwn sofwvteroi (218) crediamo di essere più saggi degli dèi.

Oltretutto il dio  considera comuni le sorti e manda in rovina chi si lascia contagiare dagli animi appestati anche se non ha commesso personalmente nessuna ingiustizia. 226- 228. Penso ai fautori delle guerre e a chi non prende la distanza da costoro

 

 

 

 

Più avanti, nel primo stasimo,  il coro principale composto da d donne di Trezene prega Eros che stilla desiderio povqon – 526 sugli occhi a quelli cui muove guerra,  di non  apparire a loro con del male, e di non venire con ritmo discorde mhd’  a[rruqmo~ e[lqoi~- rispetto ai passi della loro danza e alle loro vite– mh; moi pote su;n kakw`/ faneivh~ - mhd j a[rruqmo~ e[lqoi~ ( vv. 528- 529) poiché  il dardo del fuoco e degli astri non è più forte  di quello di Afodite scagliato da Eros.

Dardo sentito nella carne da Medea, da fedra e da Didone

 

 

Ripeto un post già pubblicato

Premetto queste parole della cara tragedia che verrà rappresentata a Siracusa per introdurre un mio parere “politicamente scorretto”.

Non credo che la discordanza di ritmo tra le persone, soprattutto tra quelle di genere diversi, femmine e maschi dico, sia da festeggiare.

Forse vero non è, però io ho sempre saputo che la generazione dei figli e il prosieguo di quasi tutte le specie, compresa la nostra, dipende dall’accoppiamento tra un maschio e una femmina. Forse vero non è, ripeto, ma io credo che nella maggior parte dei casi vada così. Credo pure che la buona riuscita della famiglia si fondi sull’accordo tra l’uomo e la donna. Al disaccordo è preferibile la solitudine e la rinuncia alla procreazione.

In un’altra tragedia, le Eumenidi di Eschilo, il dio Apollo difende il matricida Oreste affermando davanti ai giudici dell’Areopago che bene ha fatto il figlio ad ammazzare la madre Clitennestra vendicando così il padre Agamennone, tradito e ucciso dalla moglie in combutta con l’amante egisto.

 le Erinni invece accusano il matricida Oreste in quanto  ha versato nel suolo il sangue della madre che scorre anche nel suo corpo  "(vv. 653-654).

Il difensore Apollo risponde con una affermazione di patriarcato e di antifemminismo estremo. Vale la pena riferirla per quanto è fuori moda adesso:"La cosiddetta madre non è la generatrice del figlio (tevknou tokeuv~ ), ma la nutrice (trofov~) del feto appena seminato: genera (tivktei) il maschio che la monta; colei  come un ospite con un ospite salva il germe (e[rno~), per quelli ai quali gli dèi non l’abbia distrutto"(vv. 658-661).

 

In un’altra tragedia di Euripide, l’Oreste del 409,   il matricida, per scagionarsi,  utilizza il medesimo argomento della generazione patrilinea.

Infatti  Oreste dice al nonno materno Tindaro, il padre di Clitennestr che lo ha accusato di spietatezza, siccome non si è fermato nemmeno davanti al seno della madre: “path;r me;n ejfuvteusen me, sh; d j e[tikte pai'~,-to; spevrm j a[roura paralabou's j a[llou pavra:-aneu de; patro;~ tevknon oujk ei[h pot j a[n” (vv. 552-554), il padre mi ha generato, tua figlia mi partoriva,/un campo ha preso il seme da un altro:-senza il padre non ci sarebbe mai un figlio.

 

Ebbene ora si giunge all’estremismo opposto sostenendo che la nascita del figlio deve dipendere solo della madre.

Concludo dicendo che l’argomento mi sta a cuore perché una donna che amavo, riamato, abortì una bambina concepita con me.

Non è stata una festa per lei né per me, bensì un evento triste che ha segnato di tristezza le nostre vite. Eravamo giovani (30 anni io, 24 lei)  e abitavamo a grande distanza l’uno dall’altro. Quindi delle regioni per non lasciare nascere la creatura c’erano. La giovane donna decise e io non mi opposi. La raggiunsi ma non le chiesi di partorire. Pensavamo entrambi che era tutto troppo difficile. Ma è stata comunque una tragedia. Allora dico che si deve fare di tutto per non arrivare a quel passo. Da allora ho sempre usato il preservativo con le donne che non prendevano la pillola. Capisco che in certi casi abortire sia bene per la donna in attesa e per il figlio, e capisco che la donna ha maggior rilievo nella nascita, nell’allevamento e nell’educazione dei figli.

Cito l’Ulisse di  Joyce : Amor matris: subjective and objective genitive. With her weak blood and whesourmilk she had fed him amor matris genitivo soggettivo e oggettivo. Con il suo debole sangue e il latte sieroso ella l’aveva nutrito  (secondo episodio, Nestore –la scuola)

Ricordo spesso queste parole perché sono convinto che la sopravvivenza della nostra specie dipenda dalle donne: madre, zie, nonna, sorella.

Faccio il mio caso e non credo che sia il solo né che sia raro.

Tuttavia non credo nemmeno che la figura paterna vada abolita e considerata del tutto insignificante o ininfluente, innecessaria se non come male.

Tale la considera Stephen Dedalus che nel IX episodio dell’Ulisse (Scilla e Cariddi-La biblioteca)   dice: “ il padre è un male necessario,  A father is a necessary evil;  poi Paternity may be a legal fiction 186  paternità  magari è una finzione legale.

Possono anche piacermi come fatto letterario queste parole ma non credo che significhino la realtà naturale. Ho fatto da padre spirituale a tanti giovani e credo di non averlo fatto male nella maggior parte dei casi

 

Procederò con il commento dell’Ippolito di Euripide-

I miei prossimi impegni sono a Pesaro il 26 aprile, a Bologna il 6 maggio, a Benevento il 9 maggio, al Festival dei Filosofi lungo l’Oglio  il 29 giugno.

Se gli amanti della tragedia greca vogliono sentirmi commentare l’Ippolito me lo faccia sapere presto.

 

 

Bologna 19  aprile 2024 ore 18, 38 giovanni ghiselli

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[1] Simonide e Bacchilide, secondo gli scoliasti

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