giovedì 4 luglio 2024

Ifigenia CXXXV. La cagnara notturna tra i monti.


 

Dopo la cena più dispendiosa  che soddisfacente litigammo.

Ifigenia disse che voleva restare sveglia tutta la notte per giocare fino all’alba con me. Risposi che io invece volevo dormire in quanto nei tre giorni seguenti  avrei dovuto guidare quasi senza cibo e senza caffè. Ma questo era un particolare inifluente sulla spensierata giovane donna che avrebbe dormito durante buona parte delle mie ore di guida. Non era mai capace di mettersi nei panni degli altri. Se non imparava tale facoltà di rovesciamento non sarebbe mai diventata un’attrice. Era una donna di ventisei anni oramai però voleva conservare molti tratti caratteristici della bambina: quasi tutti tranne l’innocenza.

Arrivò dire: “ascolta amore mio, ho un’idea meravigliosa: invece di andare a dormire giocheremo: tu mi inseguirai tra i monti tra e quando mi ghermirai faremo l’amore. Non mi trasformerò in una pianta d’alloro come quella degenerata di Dafne. Tu avrai maggiori soddisfazioni di Apollo”.

Mi dava fastidio. Forse non aveva voglia di fare l’amore oppure temeva che non ce l’avessi io. La sua malizia infatti era tanta. Io ero stato un bambino e un ragazzo dal cuore in mano ma poi avevo imparato a guardarmi da certe sirene maligne.

Mi venne pure in mente che volesse suggerirmi  la superiore levatura delle sue abitudini e del proprio rango alla camera  presa in affitto per dormire.

Dopo averci pensato un poco, risposi: “senti carina, sarebbe uno spasso delizioso per me giocare con te tutta la notte, ringiovanendo oltretutto, ma domani dovrò guidare fino a sera per avvicinarci a Bologna il più possibile. Abbiamo i soldi appena per la benzina e magiare pane con burro che toglie la fame solo perché fa schifo”.

Colei cercò di stravolgere la logica e la realtà dei fatti

“Appunto-rispose-noi passeremo due o tre giorni chiusi dentro l’automobile tua mangiando schifezze: migliaia di calorie senza fare un passo, perciò dobbiamo camminare tutta la notte se non vogliamo arrivare enormi e sconciati. Lo sai vero, tesoro, che ti lascerò, appena sarai arrivato a sessanta chili!”

“Facciamo finta di niente- pensai- In realtà siamo affamati e denutriti dal pomeriggio seguente la cena di Szeged, venturosa e benedetta anche se maledetta da costei”.

Risposi: “Se questa notte non riposo, domani non potrò guidare. Dunque non c’è più discussione, nemmeno per scherzo. Ho sonno e vado a dormire. Tu fai pure quello che vuoi”,

Allora l’istriona provò uno dei suoi ruoli: quello della amatissima figlia cui nulla può negare il babbo suo che l’adora.

Scrivendo questo penso che probabilmente sarei stato tale con una figlia mia. Forse tale ragione non mi è stato concessa dal fato.

La ragazza dunque ricorse alla sua solita litania: “gianni, tesoro, ti prego, ti prego, ti prego: se mi vuoi un poco di bene cammina tutta la notte con me in mezzo a questi monti incantati. Che cosa ti costa? Ti prego, ti prego”    

Dovetti sgridarla con un’asprezza inusitata: “ Ora basta. Tu mi fai perdere tempo e mi disturbi parecchio. Questa tua scena da bambina meno che decenne è contro natura. Fra poco ne compirai ventisei. Ora che non sei in te, non solo non collabori come dovresti ma fai di tutto per accrescere le difficoltà di entrambi dato che siamo nella stessa situazione di indigenza”.

L’avevo colpita soltanto rammentandole l’età.

Quindi ispose: se con le tue befane quarantenni ti trovavi tanto bene, in Grecia dovevi portare una o due di loro. Le  Esculpie, le Pinucce e le altre tue serve sarebbero state felici di collaborare con te, qui come a Bologna. Torna da loro!”

“Sai quanto erano meglio quelle donne! Per non dire delle tre  meravigliose finlandesi!”, pensai

 

Bologna 4 luglio 2024 ore 9, 27 giovanni ghiselli

 

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