59. 1. Amiamo il bello con semplicità e la cultura senza mollezza.
:"filokalou'mevn te ga;r met j eujteleiva"[1] kai; filosofou'men a[neu malakiva"" (Tucidide, Storie, II, 40, 1).
Paideia è formazione (Bildung) non solo scolastica ma anche politica dell’individuo. Marco Lodoli: la semplicità è complessità risolta, non facilità. Gončarov: la semplicità significa intelligenza ed è differente dall’astuzia. Ezra Pound e l’America. Plutarco: Solone e la meschinità di Creso. Luciano (Come si deve scrivere la storia) e l’ajpeirokaliva che induce alla micrologica ciancia, Nigrino e il cattivo gusto degli arricchiti romani che sfoggiano porpore e anelli. Bertolt Brecht: la semplicità difficile a farsi. Euripide: Polinice nelle Fenicie Nelle Fenicie[2] afferma la parentela della semplicità con la giustizia e con la verità:"aJplou'" oJ mu'qo" th'" ajlhqeiva"[3] e[fu,-kouj poikivlwn[4] dei' ta[ndic' eJrmhneuavtwn" (vv. 469-470), il discorso della verità è semplice, e quanto è conforme a giustizia non ha bisogno di interpretazioni ricamate.
Achille nell’ Ifigenia in Aulide (semplicità e pietà) di Euripide
Il pelide in questa tragedia di Euripide riconosce il merito della propria educaziome a Chirone, il maestro piissimo che l'ha allevato insegnandogli ad avere semplici i costumi:"ejgw; d j, ejn ajndro;" eujsebestavtou trafei;"-Ceivrwno", e[maqon tou;" trovpou" aJplou'" e[cein" (vv. 926-927).
Winckelmann: la nobile semplicità e la quieta grandezza dei capolavori greci. Leopardi: la semplicità è naturalezza, mancanza di affettazione. Schopenhauer: contro i vuoti ghirigori della filosofia hegeliana. Lucrezio e gli stolidi che ammirano le parole contorte :"omnia enim stolidi magis admirantur amantque/inversis quae sub verbis latitantia cernunt "( De rerum natura, I, 641-642), gli stolti ammirano e amano di più tutto ciò che scorgono nascosto sotto parole contorte
Cicerone: quae sunt recta et simplicia laudantur. Orazio: simplex munditiis semplice nell'eleganza (Orazio, Ode[5] I, 5, 5).
Marziale (prudens simplicitas) e il Nuovo Testamento (prudentes sicut serpentes et simplices sicut columbae) . Ancora Tucidide: la semplicità è il nutrimento dell’anima nobile che viene derisa dalla volgarità della guerra civile. Nietzsche: il desiderio della semplicità inattuale.
59. 2. La scelta della semplicità può evidenziarsi, radicalizzata, come neglegentia, ajmevleia, sprezzatura. La “sovrana nonchalance”, la noncuranza del Petronio di Tacito e del suo allievo Nerone. Ippolito nella Fedra di Seneca. La Sofronia di Torquato Tasso (“le negligenze sue sono artifici”). Di nuovo il dandy di Baudelaire: la sua distinzione consiste nella massima semplicità. Il seduttore di Madame Bovary. Il topos della neglecta coma: Teseo e Ippolito nell’Ars amatoria. Alle donne il poeta mulierosus consilia “ars casum simulet”. Afrodite nelle Argonautiche. La “femminilità di razza” di una tubercolosa in La montagna incantata. Il giovin signore del Parini.
Parini impiega il topos della neglecta coma e delle artificiose negligenze a proposito dell'acconciatura del Giovin Signore suo pupillo:"Ma il crin, Signore,/Forma non abbia ancor da la man dotta/Dell'artefice suo…Non senz'arte però vada negletto/su gli omeri a cader… Poi che in tal guisa te medesmo ornato/Con artificio negligente avrai;/Esci pedestre a respirar talvolta/I mattutini fiati (Il mattino[6], vv. 1005 e sgg.).
L’Anonimo Sul sublime e l’ ajmevleia dei grandi: Omero, Sofocle, Pindaro, Demostene e Platone. Terenzio: il prologo dell’Andria pospone l’oscura diligenza dei mediocri alla negligenza dei migliori poeti latini (Nevio, Plauto, Ennio).
Leopardi e la bellissima negligenza di Omero, Dante, Petrarca, Ariosto.
Seneca. Proust. Il Satyricon: novae simplicitatis opus.
Encolpio, l’io narrante del Satyricon, "novae simplicitatis opus " (Satyricon, 132, 15), opera di straordinaria semplicità, a proposito dello stile oratorio sostiene:" grandis et, ut ita dicam, pudica oratio non est maculosa nec turgida, sed naturali pulchritudine exsurgit " (2, 6), l'orazione grande e, per così dire, pura, non è chiazzata né enfatica ma si eleva per bellezza naturale.
Contro il trucco. Il Gorgia di Platone. L’orazione di Lisia Per l’uccisione di Eratostene: la moglie adultera è truccata. I Memorabili di Senofonte: Eracle al bivio. Manzoni: la sprezzatura signorile dei commensali del conte zio. Anna Karenina parla con naturalezza e con un'intelligenza noncurante.
Un’opinione opposta: quella di Lord Hernry di Oscar Wilde: la naturalezza è la più irritante delle pose.
Il contrario della sprezzatura è l’affettazione. Il kakovzhlon (mala adfectatio) in Quintiliano e nel trattato Sul sublime. Baldassarre Castiglione. Leopardi: affettazione e sprezzatura. Schopenhauer: l’affettazione come spia del difetto. Lo “stile insieme rozzo e affettato” del “buon secentista” induce Manzoni a “rifarne la dicitura”. Di nuovo Leopardi: l’affettazione è la peste d’ogni bellezza e d’ogni bontà. L’affettazione di Gruscenka in I fratelli Karamazov. Lo snobismo, ossia la mala educazione, nella Ricerca di Proust.
59. 3. Il culto neoclassico della bellezza. L’eterno ritorno del classico come forma ritmica della storia culturale europea. Il classicismo di Alfieri secondo Francesco De Sanctis. La bellezza, subito antica, dell’Acropoli di Atene, rifiorisce sempre di nuova giovinezza (Plutarco).
59. 4. Le frasi belle sono la luce del pensiero e colpiscono la sfera emotiva. Bettini: la citazione antologizza il classico fino alla carne viva. Fellini, Seneca, Leopardi e Carlyle. Manzoni: l’utile, il vero e l’interessante. La bellezza eleva anche la virtù. Dobbiamo scegliere testi che piacciono prima di tutto a noi. Borges: non ho insegnato la letteratura inglese ma l’amore per certe frasi. Tolstoj. Luperini e la scelta libera dei testi. La Mastrocola e il piacere della condivisione. Alfieri aveva la testa “antigeometrica” e, invece, “genio per le cose drammatiche”. Nietzsche e l’arte che anestetizza il dolore. Proust: il lavoro dell’artista è un rivelamento di noi stessi.
59. 5. Frasnedi: la bellezza della scrittura. Una didattica di lusso è una didattica delle pari opportunità. La Mastrocola: l’istruzione di basso livello penalizza i poveri. Pietro Citati: “Così rinasce l’università per i ricchi”. Il classico, che apparteneva alla prima classe, ora deve essere messo a disposizione di tutti. Aulo Gellio . Harry Mount: Latin is used to give a touch of class. Il ministro della propaganda nel film Il grande dittatore di Chaplin. Bettini e la funzione autoritativa dei classici. Alexis de Tocqueville: non può essere eccellente nelle lettere chi ignora i classici.
59. 6. La bellezza spaventa. Petrarca. Leopardi. Dostoevskij: la bellezza è circondata da enigmi. La bellezza è dono di pochi: Ovidio: forma dei munus. Paride nell’Iliade. Hillman, Apuleio e la bellezza di Psiche. Rapporto bellezza-genio. Leopardi e il potere supremo della bellezza (Ultimo canto di Saffo). O. Wilde. La bellezza però è cosa effimera. Di nuovo Il ritratto di Dorian Gray. Il coro della Fedra di Seneca ammonisce Ippolito: “tempus te tacitum subruet”. Tolstoj: Natascia non si degna di essere intelligente. Pavese nega la forza erotizzante dell’ingegno. Steiner: il livellamento e l’annacquamento sono criminali.
60. Un esempio didattico pratico: una lezione sulla Medea di Euripide. Luperini: il significato per noi del testo parafrasato, commentato e interpretato; il nesso interpretazione-democrazia. La scelta del teatro classico. Luciano Favini. D’Annunzio: il dramma è un rito. Il commento, molto ampio, del verso 330[7] della Medea di Euripide con una scheda di approfondimento sull’Amore quale “segno di contraddizione”.
61. Il sapere non è sapienza (Euripide, Baccanti, v. 395). Questa si tuffa nel fiume della vita. Due uomini teoretici: Socrate e Faust. Dodds: cleverness is not wisdom. Il grande dittatore di Chaplin: “More than cleverness we need kindness and gentleness”. L’odiosa sapienza (ejcqra; sofiva) denunciata da Pindaro con questo ossimoro. La cultura è potenziamento della natura (Nietzsche). T. S. Eliot. Cicerone. Lo studio deve servire alla vita e all’attività . La vita stessa è fatta per la vita (Leopardi). Petronio. Marziale (hominem pagina nostra sapit). Il Galileo di Brecht: la scienza deve alleviare le fatiche dell’esistenza umana. Ancora Nietzsche e gli “uomini correnti” come la moneta. Thomas Mann: c’è un nesso tra la filologia e la bellezza e la dignità razionale dell’uomo E' quello che dice Serenus Zeitblom professore di greco e latino nel Doctor Faustus: "non posso far a meno di contemplare il nesso intimo e quasi misterioso fra lo studio della filologia antica e un senso vivamente amoroso della bellezza e della dignità razionale dell'uomo (...) dalla cattedra ho spiegato molte volte agli scolari del mio liceo come la civiltà consista veramente nell'inserire con devozione, con spirito ordinatore e, vorrei dire, con intento propiziatore, i mostri della notte nel culto degli dei"[8]. E’ il caos che si fa cosmo.
I saperi fumosi del didattichese, e i saperi umani di Teseo nell’ Edipo a Colono e di Antigone nella tragedia di Sofocle. Terenzio, I fratelli Karamazov di Dostoevskij, Oblomov di Gonĉarov e L’ospite inquietante di Galimberti: Lucifero era il più intelligente degli angeli. Massimo Cacciari e la filologia non sedentaria, la filologia che contra-dica l’ora.
Nietzsche e le due filologie: una, quella delle talpe, suscita scherno, l’altra, quella delle idee, provoca odio[9].
62. Per sconfiggere i mostri c’è bisogno di ordine e di delicatezza che non significa mollezza, né devozione alla norma. Calvino, Perseo e la Gorgone nelle Metamorfosi di Ovidio: anguiferumque caput durā ne laedat harenā " (IV, 741). Shakespeare, La tempesta. Saffo ama la delicatezza.
Leopardi sono “ i geni più sublimi e irregolari” che, con il tempo, diventano classici. Eugenio Riccòmini e il bisogno di ordine riscontrabile in parte della pittura (Piero della Francesca).
63. La confusione è la quintessenza del male e piace ai malvagi. Solone: la ricchezza dei prepotenti non arriva con ordine. Aristofane e Cleone mescola-fango (Cavalieri) . Seneca (Medea ). Eschilo (Persiani). Erodoto: il discorso di Temistocle dopo Salamina. Bettini: incesto, arcobaleno, enigma e peste. Gogol’: la prima cosa è confondere dice un farabutto in Anime morte. Shakespeare e Marx sul denaro che provoca confusione universale.
64. Il Caos non viene mai vinto del tutto. La nascita della tragedia: il barbarico primitivo, l’apollineo, il dionisiaco che trasforma in fenomeno d’arte la negazione del principium individuationis, e la tragedia attica che è insieme Antigone e Cassandra. I quattro grandi periodi artistici. Morin. Eraclito. La lotta dell’ordine contro il caos è il tema di tutta la cultura greca arcaica e classica. Hesse e Hillman: una vita nobile ed elevata combatte Demoni, Giganti e Titani, gli eterni nemici della cultura. Senofane, la Yourcenar. Il lato della pittura rivolto al “caos avido di confondere innumerevoli mondi”[10]. Riccòmini: Tiziano come maestro di una “godibile casualità”. Freud: l’Io il Super-io e il caotico l’Es: “Wo Es war, soll Ich werden”, dove c’era l’Es deve subentrare l’Io.
Zarathustra: solo il caos può partorire una stella danzante. Fromm. L’istinto non va eliminato né penalizzato, ma indirizzato. Pasolini: l’irrazionale non può né deve essere eliminato; le Erinni devono diventare Eumenidi; bisogna trasformare le maledizioni in benedizioni. Oreste nelle Coefore: voi non le vedete, ma io le vedo. Eliot: Sweeny agonista e Riunione di famiglia. Nerone, tormentato dalle Furie, recitava a teatro la parte di Oreste: il matricida assolto. D’Annunzio e l’uomo moderno come centauro storpio e mutilato. Ancora Freud, Bernardin De Saint-Pierre T. Mann. Dodds: the ‘moral’ of the Bacchae is that we ignore at our peril the demand of the human spirit for Dionysiac experience. W. Golding. L’amore per la terra. Di nuovo lo Zarathustra di Nietzsche e Alioscia Karamazov che bacia la terra . La cura di Anteo in T. Mann.
64. 1. Nietzsche vede in Socrate il padre della decadenza per il suo istinto “degenerante” che, invece di spingere, trattiene, e si oppone alla vita, e all’arte, con risentimento
65. Galimberti e la letteratura come educazione delle emozioni. I casi della cronaca e quello di Octavia, la giovinetta fatta sposare a Nerone "Octavia quoque, quamvis rudibus annis, dolorem caritatem omnes adfectus abscondere didicerat" ( Tacito, Annales, XIII, 16), anche Ottavia, sebbene non scaltrita dall'età[11], aveva imparato a nascondere la pena, l'amore e tutti i sentimenti.
E’ bene che i ragazzi imparino a conoscere e a esprimere i loro affetti.
65. 1. Conoscere è anche amare. Catullo, Ovidio, Stazio. Fromm e Galimberti. Una “conoscenza” problematica: la nascita di Gesù nel Vangelo secondo Matteo (I, 25). I rapporti di Maria e Giuseppe dopo il parto. La traduzione ufficiale falsata e l’invettiva di Celso. Gesù e i suoi fratelli (Matteo, 12, 46). Gesù e Alessandro Magno che si diceva figlio di Zeus.
66. Homines, dum docent [12] discunt (Seneca). Semper homo bonus tiro est (Marziale). Gli scolari ci insegnano molto. Morin. Il potere incontrollato della televisione (Popper) deve essere denunciato . Essa dà informazioni false e colonizza l’inconscio (Luperini). Pasolini e l’omologazione televisiva. Contro la televisione, macchina della volgarità e della meschinità. Le opportunistiche reticenze televisive di Moravia, Bassani e Attilio Bertolucci. G. Bocca e il trionfo televisivo del facile. La scuola fatta per Lucignolo (Mastrocola e Pirani). I risultati eccellenti richiedono fatiche[13] e pure rischi. Sarpedone nell’Iliade e Alessandro Magno nella Vita di Plutarco.
Contro i luoghi comuni del non pensiero e della faciloneria dobbiamo presentare l’uomo come problema. Molte sono le cose inquietanti e nessuna è più inquietante dell’uomo (Sofocle, Antigone, vv. 332-333). La personificazione della Natura nell’operetta morale di Leopardi. Cacciari: il dubbio non va eliminato.
Leopardi e Cartesio. Morin: il dubbio come lievito di ogni attività critica. Lode del dubbio di B. Brecht. La lettera a un bambino mai nato della Fallaci. Leopardi e la meschinità d’animo di chi “non è capace o è difficile al dubbio”.
Un problema che suscita grandi dubbi: quello dell’ereditarietà delle colpe. Eschilo (Sette a Tebe, vv. 742-757), Sofocle (Antigone, vv. 853-856) e Pasolini: l’infelicità dei giovani nelle Lettere luterane. Il Timone d’Atene.
67. L’educazione attraverso gli esempi chiari. Sofocle, Platone, Seneca il quale sostiene che la via per la saggezza è breve ed efficace attraverso gli esempi, mentre è lungo il cammino che passa per i precetti:"longum iter est per praecepta, breve et efficax per exempla (Epist. , 6, 5).
Nietzsche, Orazio. L’esempio concreto è la stella polare nell’educazione antica. A Telemaco viene suggerito l’esempio di Oreste nell’Odissea. Il realismo è greco (Pavese). Che cosa è il realismo secondo Murray.
68. Critica di tutti i luoghi comuni che non accrescono la vita.. Ogni persona deve assecondare la parte migliore del proprio carattere. Seneca. Cicerone. Dostoevskij. Sofocle e Fromm. Nietzsche. Wilde.
La parabola nel Processo di Kafka con il paraklausivquron anomalo. Ortega: l’infelicità è lo squilibrio tra il nostro essere in potenza e il nostro essere in atto. Hesse, Márquez. Prendere le distanze anche dai genitori: Il Vangelo di Giovanni e quello di Matteo.
Stazio: Achille dice alla madre: “paruimus nimium!”. Di nuovo Fromm. Diventare se stessi prima di morire. L’Adriano della Yourcenar. Màrai. Orwell. Céline. Pindaro: “diventa quello che sei” gevnoio oi|o~ ejssiv" (Pitica II v. 72),. Nietzsche: Amor fati, das ist meine innerste Natur. Eraclito. Döblin. Menandro: che cosa gradevole (cariven) è l’uomo, quando è uomo davvero! Vernant: l’uomo cessa di essere un’entità gradevole quando non assomiglia (ajeikhv~) a se stesso.
69. Pessimismo e ottimismo pedagogico. Pindaro. Euripide: Ecuba (oJ me;n ponhro;" oujde;n a[llo plh;n kakov") e Supplici ( “hJ eujandriva-didaktovn). Protagora in Platone: paraskeuasto;n ei\nai ajrethvn.ù
70. Conclusione etica: l
a felicità ha bisogno del bello morale e non vi è profonda felicità senza morale profonda. Moralità è favorire la vita, immoralità danneggiarla. Chi danneggia la vita prima o poi viene sconfitto.
La scuola deve dare un’educazione morale.
Bologna 11 gennaio 2024 ore 8, 52 giovanni ghiselli.
[1] eujtevleia è’ frugalità, parsimonia, è il basso prezzo facile da pagare (eu\, tevloς) per le cose necessarie, è la bellezza preferita dai veri signori, quelli antichi, e incompresa dagli arricchiti che sfoggiano volgarmente oggetti costosi.
Augusto dava un esempio di frugalità mangiando secundarium panem et pisciculos minutos et caseum bubulum manu pressum et ficos virides ( Augusti Vita, 76), pane ordinario, pesciolini, cacio vaccino premuto a mano, e fichi freschi.
Giorgio Bocca commentò tale abitudine dell’autocrate con queste parole:“Oggi siamo a una tendenza da ultimi giorni di Pompei. Un incanaglimento generale. Forse è il caso di rivolgersi, più che agli uomini di buona volontà, a quelli di buon gusto, forse è il caso di tornare a scrivere sulle buone maniere, sulla buona educazione, sui buoni costumi. L’Augusto più ammirevole è quello che nel Palatino si ciba di fave e di cicoria, da vero padrone del mondo” G. Bocca, Contro il lusso cafone, per motivi morali. Ed estetici, Il venerdì di Repubblica, 27 giugno 2008, p. 11
Senza risalire al 14 d. C., penso alla mia infanzia e alla mia adolescenza, quando, per apprendere e capire, ascoltavo con avidità, alla radio, o anche andando a vederli nella piazza del Popolo di Pesaro, i politici di razza di quel tempo lontano, quali De Gasperi e Togliatti. Imparavo da loro più e meglio che a scuola. In termini di idee, di parole e di stile. Mi è rimasta impressa la frase di De Gasperi, rappresentante dell'Italia vinta: " Prendendo la parola in questo consesso mondiale sento che tutto, tranne la vostra personale cortesia, è contro di me".
[2] Composte intorno al 410 a. C.
[3] Seneca cita questo verso traducendolo così: “ut ait ille tragicus ‘veritatis simplex oratio est’, ideoque illam implicari non oportet” (Ep. 49, 12), come dice quel famoso poeta tragico “il linguaggio della verità è semplice”, e perciò non deve essere complicata.
[4] Si ricordi quanto si è detto a proposito della poikiliva (21. 3).
[5] Il metro di questa ode è la strofe asclepiadea quarta.
[6] Pubblicato nel 1763.
[7] “ Feu' feu' brotoi'~ e[rwte~ w;~ kakovn mevga”, “ahi, ahi, che grande male è l'amore per i mortali!” .
[8]T. Mann, Doctor Faustus , pp. 12 e 14.
[9] Cfr. 46 e 49.
[10] Cfr. Lucano, Pharsalia, VI, 696.
[11] Tacito ha appena raccontato l’avvelenamento di Britannico da parte di Nerone. Siamo nel 55 d. C. e Ottavia ha solo quindici anni.
[12] Qualche tempo fa un sedicente “professore”, un presentatore assai seguito di cui non ricordo il nome, certo Mirabella forse, ha sentenziato “dum docunt (sic!) discunt”, oltretutto in un contesto elogiativo dello studio del latino.
[13] Cfr. 3.
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