mercoledì 1 gennaio 2025

Metodologia 65. Per sconfiggere i mostri c’è bisogno di ordine e di delicatezza.


 

Delicatezza che non significa mollezza, né sottomissione alla norma. Calvino, Perseo e la Gorgone nelle Metamorfosi di  Ovidio: anguiferumque caput dura ne laedat harena " (IV,  741). Shakespeare, La tempesta. Saffo ama la delicatezza. Leopardi sono “ i geni più sublimi e irregolari” che, con il tempo, diventano classici. Eugenio Riccòmini e il bisogno di ordine riscontrabile in parte della pittura (Piero della Francesca).

La Cultura del lovgo" è volontà di cosmizzare il caos, tentativo di imporre l'ordine al disordine, addomesticare i mostri. Attraverso gli autori greci e latini i giovani capiranno "quanta delicatezza d'animo sia necessaria per essere un Perseo, vincitore di mostri"[1], e forse la acquisiranno.

La prima delle Lezioni americane[2] di Calvino  si intitola Leggerezza e segnala un atto di delicatezza da parte di Perseo nelle Metamorfosi di Ovidio: il figlio di Danae, dopo avere ucciso la Gorgone anguicrinita, ne appoggia la testa al suolo ma, usandole un premuroso riguardo, ammorbidisce la terra con foglie e stende verghe nate nel mare:"anguiferumque caput durā ne laedat harenā " (IV,  741), per non sciupare con la sabbia scabra il capo che porta serpenti.  "Qui Ovidio ha dei versi (IV, 740-752) che mi paiono straordinari per spiegare quanta delicatezza d'animo sia necessaria per essere un Perseo, vincitore di mostri…Mi sembra che la leggerezza di cui Perseo è l'eroe non potrebbe essere meglio rappresentata che da questo gesto di rinfrescante gentilezza verso quell'essere mostruoso e tremendo ma anche in qualche modo deteriorabile e fragile. Ma la cosa più inaspettata è il miracolo che ne segue: i ramoscelli marini a contatto con la Medusa si trasformano in coralli, e le ninfe per adornarsi di coralli accorrono e avvicinano ramoscelli e alghe alla Medusa"[3]. Insomma la Gorgone non è svanita nel nulla, ma come canta Ariele in La tempesta di Shakespeare :"Of his bones are coral made;/Those are pearls that were his eyes:/Nothing of him that doth fade,/But doth soffer a sea-change/Into something rich and strange " (The Tempest , I, 2), delle sue ossa si sono formati coralli, sono perle quelli che furono I suoi occhi, nulla in lui scompare ma subisce un cambiamento marino in qualche cosa di ricco e strano.

 

C'è grande bisogno di delicatezza: "e[gw de; fivlhmm' ajbrosuvnan"[4], io amo la delicatezza.

 

Questa non significa mollezza o acquiescenza, né sottomissione alla norma, tutt'altro:" Che i classici rappresentino qualcosa periculosum maxime è stato splendidamente ricordato da Leopardi: "E' un curioso andamento degli studi umani, che i geni più sublimi e irregolari, quando hanno acquistato fama stabile e universale, diventino classici, cioè i loro scritti entrino nel numero dei libri elementari, e si mettano in mano de' fanciulli, come i trattati più secchi e regolari delle cognizioni esatte"[5].

Del bisogno di ordine, innato in molti di noi umani, scrive Eugenio Riccòmini in un suo libro recente. Secondo lo storico dell’arte bolognese, in una parte della pittura, quella improntata all’ordine, “regna sovrana la geometria”, una constatazione che ci fa piacere e rassicura “perché quell’ordine ci conferma che la nostra ragione sa vincere l’apparente caoticità della natura. Ci pare, così, di essere a lei superiori. E’ di questo genere, mi sembra, il piacere che s’avverte guardando un dipinto anche notissimo, come questo di Piero della Francesca[6]. Dovrebbe essere una scena di violenza, di dolore e d’urla. Ma tutti stanno zitti, e immobili. Nessuno pensa a flagellare nessuno. Il Cristo pensa solo a gareggiare, in polita tornitura di statua, con la bellissima e candida colonna cui neppure appare legato; e con la statua antica che la sormonta. Le figure, si direbbe, non recitano alcuna storia: servono a scandire con precisione lo spazio, come i cassettoni del soffitto, come i riquadri del pavimento; scacchiera, ancora, su cui si posano pedine, avvolte di luce candida, senz’alito di vento”[7].

Bologna primo gennaio 2025 ore 9, 28 giovanni ghiselli

p. s.

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[1]I. Calvino, Lezioni americane , p. 10.

[2] Tenute nel 1985-1986 e pubblicate postume nel 1988.

[3] I. Calvino, Lezioni americane, p. 10.

[4] Fa parte di un frammento di Saffo  (58 Voigt) trasmesso dal Papiro di Ossirinco 1787.

[5] M. Cacciari, in  Di fronte ai classici , p. 23; Leopardi, Zibaldone , 307.

[6] L’autore rimanda a una riproduzione di La flagellazione di Cristo del 1455. Si trova a Urbino, nella Galleria Nazionale delle Marche.

[7] E, Riccòmini, A caccia di farfalle, p. 35.

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