giovedì 1 maggio 2014

L’intervento di Marco Macciantelli alla direzione del PD di Bologna


 
Ho sotto gli occhi la traccia dell’intervento tenuto da Marco Macciantelli lunedì 28 aprile  alla direzione Pd di Bologna.
 Voglio farne un commento. Il sindaco  di San Lazzaro esordisce ricordando che : “nonostante i nostri limiti
oggi il Partito democratico è il vero motore delle riforme”.
 Riforme aggiungo che giustamente sono state pure contro-riforme: contro venti anni di berlusconismo, contro la legge Fornero e così via. 
Quindi  Macciantelli ricorda le  quattro fusioni di Comuni, compresa
quella più importante, in Val Samoggia. Accanto alle fusioni, a seguito
della legge regionale del 21 dicembre 2012, procedono le Unioni. Ne sono già state realizzate 43 su 46… Nel frattempo va precisandosi la “visione” del nuovo governo locale tra Comuni, Unioni, aree vaste di carattere provinciale o metropolitano, intese come Unioni di Unioni”..
   Non conosco gli aspetti tecnici di questa riforma, e mi limito a commentare le parole “fusioni” e “unioni” che contengono una gamma di significati positivi per un umanista quale vorrei diventare.
Nella letteratura queste parole sono significative di “amore” e del  “dionisiaco”.

Parto dall’amore citando Dante che  alla fine dell’ultima cantica ha la visione dell’unità dell’intero universo e ci dà l’immagine di un mito che è il rovescio dell’ipotesi del big bang: “Nel suo profondo vidi che s’interna/legato con amore in un volume,/ciò che per l’universo si squaderna; sustanze e accidenti e lor costume,/quasi conflati insieme, per tal modo/che ciò ch’i’ dico è un semplice lume”[1].
La forza che costituisce l’unità è dunque quella dell’amore.
Un principio stabilito già da Empedocle  nel V secolo a. C.
Il filosofo di Agrigento afferma che durante  il tempo del rancore (ejn kovtw/) tutte le cose sono difformi e contrastanti, tutto è confuso e privo di identità; durante l’amore, viceversa, ogni vivente acquista identità: alberi, uomini, donne, fiere uccelli (Poema fisico, fr. 21). La mescolanza armonica procura identità, come quando i pittori mischiano in armonia le svariate tinture. Allora l’ibrido mostruoso sparisce e le parti discordanti sono “divinamente accordate dal vincolo dell’armonia” (Poema fisico, 12, 4)
Di Empedocle si riconosce debitore Sigmund Freud che trasporta queste forze cosmiche sul piano della psiche:" Empedocle di Acraga (Agrigento),  nato all'incirca nel 495 a. C., si presenta come una figura tra le più eminenti e singolari della storia della civiltà greca...il filosofo, dunque, insegna che due  sono i princìpi che governano ciò che accade nella vita dell'universo e nella vita della psiche, e che essi sono in perpetua lotta tra loro. Egli li chiama filiva (amore o amicizia), e nei'ko" (discordia o odio). Uno di questi poteri tende ad agglomerare in unità le particelle originarie dei quattro elementi, mentre l'altro, al contrario, mira a far recedere queste mescolanze e a separare le une dalle altre le particelle originarie degli elementi...I due princìpi fondamentali di Empedocle-filiva e nei'ko"- sia per il nome, sia per la funzione che assolvono, sono la stessa cosa delle nostre due pulsioni originarie Eros  e Distruzione , la prima delle quali tende ad agglomerare tutto ciò che esiste in unità sempre più vaste, mentre l'altra mira a dissolvere queste combinazioni e a distruggere le strutture cui esse hanno dato luogo"[2].

Dicevo che anche il dionisiaco tende all’unità, all’unione delle unioni.

Sul dionisiaco non posso non dare la parola a Nietzsche: “Sotto l'incantesimo del Dionisiaco non solo si stringe il legame fra uomo e uomo, ma anche la natura estraniata, ostile o soggiogata, celebra di nuovo la sua festa di riconciliazione col suo figlio perduto, l'uomo. La terra offre spontaneamente i suoi doni, e gli animali feroci delle terre rocciose e desertiche si avvicinano pacificamente. Il carro di Dioniso è tutto coperto di fiori e ghirlande: sotto il suo giogo si avanzano la pantera e la tigre. Si trasformi l'inno alla gioia di Beethoven in un quadro e non si rimanga indietro con l'immaginazione: così ci si potrà avvicinare al dionisiaco. Ora lo schiavo è uomo libero, ora s'infrangono tutte le rigide, ostili delimitazioni che la necessità, l'arbitrio o la moda sfacciata hanno stabilite fra gli uomini. Ora, nel vangelo dell'armonia universale, ognuno di sente non solo riunito, riconciliato, fuso col suo prossimo, ma addirittura uno con esso, come se il velo di Maia fosse stato strappato e sventolasse ormai in brandelli davanti alla misteriosa unità originaria"[3].  

"Con il termine "dionisiaco" si esprime: un impulso verso l'unità, …un'estatica accettazione del carattere totale della vita…la grande e panteistica partecipazione alla gioia e al dolore, che approva e santifica anche le qualità più terribili e problematiche della vita” [4].

Il momento dionisiaco del  resto non escludo l’apollineo, con il quale anzi deve convivere: “Con il termine apollineo si esprime: l'impulso verso il perfetto essere per sé, verso l'"individuo" tipico, verso tutto ciò che semplifica, pone in rilievo, rende forte… Lo sviluppo ulteriore dell'arte è legato all'antagonismo di queste due forze artistiche della natura così necessariamente come lo sviluppo ulteriore dell'umanità è legato all'antagonismo dei sessi. La pienezza della potenza e la moderazione, la più alta affermazione di sé in una bellezza fredda, aristocratica, ritrosa: l'apollinismo della volontà ellenica"[5].
Mi rendo conto di essere stato piuttosto pindarico con questi balzi e svolazzi dall’attualità al mito, ma del resto sono convinto,  oltre gli estetismi, del valore etico dell’unità e dell’armonia tra le persone e tra gli enti.
Torno a citare la traccia di Macciantelli. “Non entro nel merito di tutti
i passaggi, ma al 1° gennaio 2015
la Città metropolitana potrebbe partire. Non solo perché lo dice la legge: ma perché è giunto il momento per farla.
Dipende anche da noi. Per questo deve prevalere il gioco di squadra,
insieme ad uno spirito costituente. Nessun “fuoco amico”, in questo come
in altri casi. E’ utile che la legge Delrio abbia rilanciato l’esperienza
della Conferenza metropolitana, nata proprio qui, 20 anni fa: condivisione
e collegialità. Per me
la Città metropolitana (che invochiamo da un quarto di secolo) non deve essere solo una migliore sistemazione di funzioni burocratiche, ma soprattutto un nuovo patto di cittadinanza, qualcosa con un profilo, un’anima, una scommessa per tutto il territorio bolognese e
imolese”
Per commentare “la Città metropolitana”, risalgo all’etimologia di “metropoli”  (mhtrovpoliς) che significa “città madre”. Ebbene Bologna, con la sua Università, i suoi colli, la sua provincia è, da tanti secoli, città madre non solo per chi vi è nato ma per i milioni di italiani  e di  stranieri che  hanno frequentato l’alma mater studiorum .
Chi scrive è un pesarese che è venuto a studiare a Bologna e, pur senza perdere le proprie radici, è rimasto a lavorare, a vivere in questa città per le occasioni culturali, politiche e sociali che ha offerto e offre.     
Lascio le ultime parole al sindaco Macciantelli “
“Ora bisogna mettere insieme la “regione regolatrice” con il ruolo
di Bologna come "città metropolitana in connessione con l’intero sistemaregionale. La legge Delrio affida alle Regioni dei compiti per completare il riordino. Qui c’è un passaggio tutto politico, tra progetto
metropolitano, conferenza programmatica regionale, congresso regionale, proposta di governo per
la Regione del futuro, in ordine al tema del ripensamento sul policentrismo. Il Pd regionale ha già avviato un primo
approfondimento insieme alla vice presidente della giunta regionale e ai colleghi amministratori. La nuova Città metropolitana sarà più forte se
terrà conto anche di questi due aspetti: uno statuto aperto; un progetto
capace di dare una nuova lettura dei problemi dell’intero sistema
territoriale regionale”.

Giovanni Ghiselli

 


[1] Paradiso, XXXIII, 85-90.
[2]S. Freud, Analisi terminabile e interminabile , in Freud  Opere  volume 11, p. 527 e ss.
[3] F. Nietzsche, La nascita della tragedia, pp. 25-26.
[4] F. Nietzsche, Frammenti postumi, Primavera 1888-14, p. 216.
[5] F. Nietzsche, Frammenti postumi, Primavera 1888-14, p. 216.

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