giovedì 13 novembre 2014

Quod sequitur, fugio; quod fugit, ipse sequor


Quod sequitur, fugio; quod fugit, ipse sequor 1
fuggo da chi mi insegue, inseguo chi fugge


Le sfasature erotiche possono essere inserite nel tovpo" dell'amore che insegue chi fugge e viceversa.
Vediamone alcuni aspetti.
Tale locus ha un' ampia presenza nella poesia amorosa e, probabilmente, pure nell'esperienza personale di ciascuno di noi: Teocrito2 nel VI idillio paragona Galatea, che stuzzica Polifemo, alla chioma secca che si stacca dal cardo quando la bella estate arde: "kai; feuvgei filevonta kai; ouj filevonta diwvkei" (v. 17), e fugge chi ama e chi non ama lo insegue. Nell'XI idillio il Ciclope dà a se stesso il consiglio di non inseguire chi fugge ma di mungere quella presente (75), femmina ovina o umana che sia.
Abbiamo qui la tipica ironia teocritea che deriva dalla consapevole dissonanza tra l'elemento popolare e quello raffinato letterario.
Teocrito è, come Callimaco3, un rappresentante di una poesia cosiddetta postfilosofica:"Post-filosofici sono questi poeti, nel senso che non credono più nella possibilità di dominare teoreticamente il mondo, e nell'esercizio della poesia, a cui Aristotele aveva ancora riconosciuto un carattere filosofico, si allontanano scetticamente dall'universale e si rivolgono con amore al particolare"4.
Lo stesso Snell qualche capitolo prima aveva ricordato che nel V secolo era comunque già avvenuto "quel distacco fra il mondo della storia e quello della poesia" codificato da Aristotele quando afferma "che la poesia è più filosofica della storia poiché la poesia tende all'universale, la storia al particolare5" (p. 141).
La poesia postfilosofica dunque non racconta più l'universale.

"Un epigramma di Callimaco (Anth. Pal. 12, 102) liberamente tradotto per l'occasione in versi latini, è in Orazio il ritornello caro a questi incontentabili amanti: "Come il cacciatore insegue la lepre nella neve e non la prende quando è a portata di mano, così fa anche l'amante che dice: "Meus est amor huic similis: nam/transvolat in medio posita et fugientia captat " (Sermones , 1, 2, 107s.). Ed è proprio questo epigramma di Callimaco che fornisce ad Ovidio (in un componimento degli Amores tutto impegnato a redigere il codice della perfetta relazione galante) il motto che può rappresentare emblematicamente la tormentata forma dell'amore elegiaco: quod sequitur, fugio; quod fugit, ipse sequor (2, 20, 36)"6, evito ciò che mi segue, seguo ciò che mi evita.
E' questo un luogo comune dell'amore, o, forse, della non praticabilità dell'amore.
Catullo7 cerca di sfuggire obstinata mente (8, 11) a questa tragica legge che nega la realtà dell'amore: "nec quae fugit sectare, nec miser vive " (8, 10), non dare la caccia a quella che fugge e non vivere da disgraziato.
Il topos torna nella letteratura italiana. Nella Gerusalemme liberata8 leggiamo:"Ma perché istinto è de l'umane genti/che ciò che più si vieta uom più desìa,/dispongon molti ad onta di fortuna/seguir la donna come il ciel s'imbruna" (V, 76).
Nella commedia La locandiera 9 Goldoni fa dire alla protagonista, Mirandolina, in un monologo."Quei che mi corrono dietro, presto mi annoiano" (I, 9).
Una situazione analoga troviamo in Il giocatore di Dostoevskij dove il protagonista dichiara il suo amore a Polina in questi termini:"Lei sa bene che cosa mi ha assorbito tutto intero. Siccome non ho nessuna speranza e ai suoi occhi sono uno zero, glielo dico francamente: io vedo soltanto lei dappertutto, e tutto il resto mi è indifferente. Come e perché io l'amo non lo so. Sa che forse lei non è affatto bella. Può credere o no che io non so neppure se lei sia bella o no, neanche di viso? Probabilmente il suo cuore non è buono e l'intelletto non è nobile; questo è molto probabile"10.
Proust nel V e terzultimo volume della Ricerca11 esprime lo stesso concetto:"Qualsiasi essere amato-anzi, in una certa misura, qualsiasi essere-è per noi simile a Giano: se ci abbandona, ci presenta la faccia che ci attira; se lo sappiamo a nostra perpetua disposizione, la faccia che ci annoia"12.
L'analogia con il cacciatore può essere estesa a quella con il raccoglitore di fiori. Il fiore raccolto non è più amabile. Molto note sono questa ottave dell'Orlando furioso13: "La verginella è simile alla rosa,/ch'in bel giardin su la nativa spina/mentre sola e sicura si riposa,/né gregge né pastor se le avicina;/l'aura soave e l'alba rugiadosa,/l'acqua, la terra al suo favor s'inchina:/gioveni vaghi e donne innamorate/amano averne e seni e tempie ornate.//Ma non sì tosto dal materno stelo/rimossa viene, e dal suo ceppo verde,/che quanto avea dagli uomini e dal cielo/favor, grazia e bellezza, tutto perde./La vergine che 'l fior, di che più zelo/che de' begli occhi e de la vita aver de',/lascia altrui còrre, il pregio ch'avea inanti/perde nel cor di tutti gli altri amanti" (I, 42-43).

William Shakespeare,
Le allegre comari di Windsor, II, 2 (1602)
Love like a shadow flies when substance love pursues;/pursuing that that flies, and flying what pursues”
L'amore, come un'ombra, fugge quando l'amore reale lo insegue, inseguendo quello che fugge, fuggendo chi l'insegue.

Meno noti sono forse il sentimento e la riflessione di Vrònskij dopo che ha realizzato il suo sogno d'amore con Anna Karenina: "Lui la guardava come un uomo guarda un fiore che ha strappato, già tutto appassito, in cui riconosce con difficoltà la bellezza per la quale l'ha strappato e distrutto"14.
Fiori e pésca suggeriscono a Musil15 paragoni e metafore per la brama amorosa contaminata dalla noia o addirittura dal disgusto: "appena rivolto altrove il suo sguardo incontrò quello di una donna che era come un fiore polposo oscillante sullo stelo. In quell'umore gradevole che è fatto per metà di attenzione desta e per metà di sentimento, egli si rese conto che all'esigenza ideale di amare il proprio prossimo la gente reale obbedisce in due tempi, di cui il primo consiste nel non poter soffrire i propri simili, mentre il secondo compensa il primo con l'annodare legami erotici con quelli dell'altro sesso. Senza riflettere ritornò tosto sui suoi passi per seguire la donna; fu un moto solamente meccanico, conseguente all'incontro dei loro sguardi. Egli vedeva la figura di lei sotto le vesti come un gran pesce bianco che è vicino alla superficie dell'acqua. Gli sarebbe piaciuto fiocinarlo virilmente e vederlo dibattersi, e v'era in quel desiderio tanta ripulsione quanta attrazione"16.

Gozzano17, su questa linea, sospira con ironia:" Il mio sogno è nutrito d'abbandono,/di rimpianto. Non amo che le rose/ che non colsi"18.
Sentiamo infine C. Pavese19:"Ma questa è la più atroce: l'arte della vita consiste nel nascondere alle persone più care la propria gioia di esser con loro, altrimenti si perdono"20.

gianni ghiselli

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1 Ovidio, Amores, II, 20, 36.
2 310 ca-250 ca a. C. Nacque a Siracusa e morì, probabilmente, a Coo. Ha lasciato 30 Idilli, una vantina di epigrammi e un carme figurato (Zampogna).
3 305 ca-240 ca a. C. l'opera più importante sono gli Aitia, una raccolta di elegie in 4 libri di cui ci sono giunti circa 200 frammenti. La poetica di Callimaco, che raccomanda la poesia breve e molto elaborata, sarà esemplare per i neoteroi (cfr. il carme 95 di Catullo) e per i poeti successivi. Properzio chiama se stesso il Callimaco romano (IV, 1, 64).
4 Bruno Snell, La cultura greca e le origini del pensiero europeo , p. 372.
5 Aristotele, Poetica , 1451b.
6G. B. Conte, introduzione a Ovidio rimedi contro l'amore , p. 43.
7 84-54 ca a. C. Ci ha lasciato un Liber di 116 carmi: i primi 60 detti polimetri sono poesie brevi, quelli dal 61 al 68 sono i carmina docta in cui predominano l'esametro o il distico elegiaco, i carmi 69-116 sono epigrammi in distici elegiaci.
8 Poema in venti canti, in ottave, composto da Torquato Tasso (1544-1595) tra il 1565 e il 1575.
9 Del 1753.
10 F. Dostoevskij, Il giocatore (del 1867), p. 42.
11 Conclusa negli ultimi mesi di vita, tra il 1921 e il 1922.
12 M. Proust, La prigioniera, p. 183.
13 Poema di Ludovico Ariosto (1474-1533) in 46 canti, in ottave. L'edizione definitiva è del 1532.
14 L. Tolstoj, Anna Karenina (del 1877), p. 366.
15 1880-1942.
16 L'uomo senza qualità, p. 849.
17 1883-1916.
18 Cocotte, vv. 67-69.
19 1908-1950.

20 Il mestiere di vivere, 30 settembre 1937.

2 commenti:

  1. Questa logica esiste ma io mi sforzo di contrastarla
    Alessandro

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  2. Sogno di una notte di mezza estate shakespeare

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