venerdì 21 novembre 2014

Enciclica "Deus Caritas est" di Benedetto XVI sull’amore cristiano. II parte


Seconda parte della conferenza che terrò ad Assisi sabato 22 novembre 2014

Lettera Enciclica Deus Caritas est di Benedetto XVI sull’amore cristiano.
Libreria editrice vaticana. Città del Vaticano, 2006.


Voglio segnalare un’ analogia tra i classici e i cristiani nell’essere generosi e morali con i cosiddetti ultimi .
“Gesù si identifica con i bisognosi: affamati, assetati, forestieri, nudi, malati, carcerati “Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo dei miei fratelli più piccoli, l’avete fatta a me” (Matteo, 25, 40).
Amore di Dio e amore del prossimo si fondono insieme: nel più piccolo incontriamo Gesù stesso e in Gesù incontriamo Dio” (Deus caritas est, p. 36).
Sentiamolo in latino: “Amen dico vobis: Quamdiu fecistis uni de his fratribus meis minimis, mihi fecistis”
E in greco ‘ajmh;n levgw uJmi`n, ejf j o{son ejpoihvsate eJni; touvtwn tw`n ajdelfw`n mou tw`n ejlacivstwn, ejmoi; ejpoihvsate’.
Ebbene, anche questo porgere aiuto agli ultimi si trova nei classici

Vediamo i classici pagani. La principessa dei Feaci Nausicaa, nel VI canto dell’Odissea (207-208) vuole aiutare Ulisse giunto naufrago nell’isola di Scheria e dice queste parole alle ancelle in fuga spaventate dall’aspetto di Odisseo : “ to;n nu`n crh; comevein: pro;~ ga;r Dio;~ eijsin a[pante~-xei`noiv te ptwcoiv te, dovsi~ d j ojlivgh te fivlh te”, questo è un misero naufrago e dobbiamo curarcene da Zeus infatti vengono tutti gli stranieri e i poveri, e un dono pur piccolo è caro
Le stesse parole (Odissea, XIV, 57-59) dice Eumeo il guardiano dei porci di Itaca quando Ulisse gli si presenta travestito da mendicante, irriconoscibile, quindi il porcaio lo accoglie ospitalmente e gli spiega che non è suo costume maltrattare lo straniero (xei`non ajtimh`sai), nemmeno quando ne arriva uno kakivwn più malconcio di lui.

Non dissimile è la situazione di Edipo giunto a Colono cieco e vagabondo, per giunta malfamato. Teseo, il re di Atene, lo aiuta poiché, dice “so di essere uomo”(Edipo a Colono, v. 567).
Il sapere di essere uomo che cosa comporta?
Significa incontrare una creatura mezza distrutta come è Edipo cieco, esule e mendico, provarne pietà, incoraggiarla ponendo domande, chiedendo di che cosa abbia bisogno: “kaiv s j oijktivsa"-qevlw jperevsqai1, duvsmor j Oijdivpou, tivna-povlew" ejpevsth" prostroph;n ejmou' t j e[cwn,-aujtov" te chj sh; duvsmoro" parastavti"", (Edipo a Colono, vv. 556-559), e sentendo compassione, voglio domandarti, infelice Edipo, con quale preghiera per la città e per me ti sei fermato qui, tu e l’infelice che ti aiuta.
Quindi vuol dire ascoltare, mettersi nei panni del supplice e comprendere con simpatia poiché siamo tutti effimeri, sottoposti al dolore e destinati alla morte.
" Fammi sapere-continua Teseo- infatti dovresti raccontarmi misfatti atroci perché mi sottraessi; poiché so che anche io sono stato allevato da straniero, come te, e in terra straniera ho affrontato più di ogni altro uomo lotte rischiose per la mia vita, sicché non rifuggirei dal salvare nessuno straniero, come ora sei tu, in quanto so di essere uomo (e[xoid j ajnh;r w[n, v. 567) e so che del domani nessun attimo appartiene più a me che a te"(vv.560-568).
A queste parole si può accostare l’homo sum di Terenzio :"Homo sum: humani nil a me alienum puto "2.

Queste parole potrebbero essere utili alla rieducazione dei razzisti nostrani.

Ratzinger sa bene che l’amore e l’amicizia nelle loro forme più elevate sono conosciuti e praticati dai classici: infatti cita Sallustio che nel De Coniuratione Catilinae (XX, 4) ha scritto: “nam idem velle atque idem nolle, ea demum firma amicizia est”, “volere la stessa cosa e rifiutare la stessa cosa, è quanto gli antichi hanno riconosciuto come autentico contenuto dell’amore” (Deus caritas est, p. 40).
In questo contesto è lo stesso Catilina che parla ai suoi simpatizzanti e complici.

Deus Caritas est II parte del libro
Nella seconda parte del libro, Ratzinger presenta la Caritas come “L’Esercizio dell’amore da parte della chiesa quale comunità d’amore” (pp. 43-93)
Particolarmente interessante per me è la descrizione della comunità dei cristiani degli inizi.
“Tutti coloro che erano diventati credenti stavano insieme e tenevano ogni cosa in comune (et habebant omnia communia); chi aveva proprietà e sostanze le vendeva e ne faceva parte a tutti, secondo il bisogno di ciascuno (prout cuique opus erat)” (Atti degli Apostoli, 2, 44-45)

Sentiamo ora il racconto di un pagano, un alto funzionario dell’impero, sulle comunità cristiane nei primi anni del II secolo.
Ma partiamo dal III canto dell’Odissea, dove Telemaco e Atena trasformata in Mentore vanno a Pilo. Qui trovano Nestore e i figli che compiono un voto ad Atena sacrificando una giovenca con le corna rivestite d'oro, poi banchettarono. Questo mangiare successivo al rito religioso sembra anticipare l'agape cristiana, il banchetto d'amore che segue alla cerimonia.
Ne ricavo notizia dalla famosa lettera di Plinio il Giovane (61-115 d. C.) che, da governatore della Bitinia (nel 112 d. C.), descrive i costumi dei Cristiani a Traiano, l’imperatore (98-117) che gli aveva chiesto di fare un’indagine
:" Adfirmabant autem hanc fuisse summam vel culpae suae vel erroris, quod essent soliti stato die ante lucem convenire carmenque Christo quasi deo dicere secum invicem seque sacramento non in scelus aliquod obstringere, sed ne furta, ne latrocinia, ne adulteria committerent, ne fidem fallerent, ne depositum appellati abnegarent. Quibus peractis morem sibi discendendi fuisse rursusque coeundi ad capiendum cibum, promiscuum tamen et innoxium " (Ep. X, 96, 7), affermavano d'altra parte che questa era stata l'essenza della loro colpa o dell'errore, il fatto che erano soliti riunirsi in un giorno stabilito prima dell'alba, e cantare tra loro, alternatamente, un inno in onore di Cristo come se fosse un dio e impegnarsi con giuramento, non a perpetrare qualche crimine, bensì a non commettere furti, rapine, adultèri, a non rifiutarsi di restituire, richiesti, una cosa avuta in consegna. Compiute tali cerimonie, avevano l'abitudine di andarsene e di riunirsi un'altra volta per prendere del cibo, comunque ordinario e innocente.
Anche il cibus di Pilo è sostanzialmente promiscuus, innoxius , e nobilitato dai buoni sentimenti di quanti partecipano a tale comunione.
Questo è il convito piacevole, legittimo e perfino santo: insomma il banchetto umano, privo di corruzione. Cfr. e contrario quello del Satyricon.
Per quanto riguarda i valori e i disvalori considerati nel nostro percorso c'è da notare che il sacramentum dei cristiani esclude comportamenti esecrati anche dai tradizionalisti romani: in particolare: ne adulteria committerent, ne fidem fallerent . I valori forti dei Greci sono aidwv~, rispetto, pudore, divkh, giustizia, cavri~ gratitudine; quelli dei latini fides, pudicitia, disciplina
Ma torniamo a Ratzinger “L’elemento della ‘comunione’ (koinwniva) …consiste appunto nel fatto che i credenti hanno tutto in comune e che, in mezzo a loro, la differenza tra ricchi e poveri non sussiste più (cfr. anche At 4, 32-37)” (p. 47)
In questo secondo luogo indicato, simile al primo, leggiamo: “Multitudinis autem credentium erat cor et anima una, nec quisquam eorum, quae possidebant, aliquid suum ese dicebat, sed erant illis omnia communiah\n aujtoĩς a{panta koinav)-”.
Con il crescere della Chiesa. Questa forma radicale di comunione materiale non ha potuto, per la verità, essere mantenuta” (p. 48).
Platone nelle Leggi scrive che la condizione moralmente migliore è quella lontana dalla ricchezza e dalla povertà.
La rappresentazione che Platone dà dei primordi è quella di una condizione essenzialmente pacifica, dove non erano ancora ricchi e poveri, e dove la benigna semplicità degli umani aveva per conseguenza un livello morale più alto
Vediamo cosa dice l'Ateniese nelle Leggi a proposito degli uomini primitivi "Poveri per questo motivo non erano, né, costretti dalla povertà, divenivano discordi tra loro; e nemmeno ricchi divennero mai in quanto privi di oro e di argento…nella società in cui non sia presente né ricchezza né povertà, direi che i costumi potrebbero essere nobilissimi: infatti violenza, né ingiustizia, né gelosie né invidie possono nascervi. Erano buoni in grazia di questa vita e di quella che si dice semplicità” (679b-c).
Cfr. la “teoria della classe media” nelle Supplici e nell’Oreste di Euripide-
Questi autori classici insomma non hanno la caratteristica u{bri" dell'uomo economico che considera virtù massima la capacità di fare denaro.
Un elogio della povertà, e del santo che la amò con fedeltà assoluta, imitando il Cristo, si trova nel Paradiso di Dante:"Francesco e Povertà per questi amanti/prendi oramai nel mio parlar diffuso"(XI, 74-75).

Ratzinger poi ricorda che l’esercizio della carità della Chiesa si diffuse con il “praticare l’amore verso le vedove e gli orfani, verso i carcerati, i malati e i bisognosi di ogni genere…Il grande scrittore cristiano Tertulliano (morto dopo il 220) racconta come la premura dei cristiani verso ogni genere di bisognosi suscitasse la meraviglia dei pagani ”3 (p. 50).
L’imperatore Giuliano che cercò di restaurare il paganesimo “in una delle sue lettere4 aveva scritto che l’unico aspetto del cristianesimo che lo colpiva era l’attività caritativa della Chiesa” (p. 53).
Il servizio della carità si chiama diakoniva, e “la caritas-agape travalica le frontiere della Chiesa: la parabola del buon Samaritano rimane come criterio di misura, impone l’universalità dell’amore che si volge verso il bisognoso incontrato ‘per caso’ cfr. Luca 10, 31” (p. 54).
Neppure nella civiltà classica manca l’idea della fratellanza universale
Le Storie dopo Polibio di Posidonio (andavano dal 143 al 70) non sono conservate, ma ve ne è traccia notevole nella benemerita Biblioteca di Diodoro5: e soprattutto nel proemio diodoreo sono sviluppati pensieri che sembrano risalire appunto al proemio posidoniano. Innanzi tutto l'idea stoica della storia universale come proiezione della fratellanza universale che collega in un nesso solidale-come membra di un unico corpo, secondo l'espressione senechiana-tutti gli esseri umani. La storia universale "riconduce ad un'unica compagine gli uomini, divisi tra loro nello spazio e nel tempo, ma partecipi di un'unica reciproca parentela" (Diodoro, I, 1, 3).
Oltre che "strumento della provvidenza (uJpourgoi; th'" qeiva" pronoiva") ", perciò gli storici sono anche benefattori del genere umano: e la storiografia-prosegue Diodoro-oltre ad essere profh'ti" th'" ajlhqeiva" è anche "madrepatria della filosofia (mhtrovpoli" th'" filosofiva")" (I, 2, 2) )”6.

Sulla solidarietà tra gli umani voglio portare altre testimonianze
Marco Aurelio, imperatore (161-180 d. C.) e filosofo, scrive: noi siamo nati per darci aiuto reciproco ("pro;" sunergivan"), come i piedi, le mani, le palpebre, come le due file dei denti. Dunque l'agire uno a danno dell'altro è cosa contro natura ("to; ou\n ajntipravssein ajllhvloi" para; fuvsin")7.
Questa idea di humanitas è stata e sarà ripresa nei secoli dei secoli : in Devotions upon Emergent Occasion di John Donne (1572-1631) per esempio leggiamo:" Nessun uomo è un'isola conclusa in sé; ogni uomo è una parte del Continente, una parte del tutto. Se il mare spazza via una zolla, l'Europa ne è diminuita, come ne fosse stato spazzato via un promontorio..la morte di qualsiasi uomo mi diminuisce, perché io appartengo all'umanità, e quindi non mandare mai a chiedere per chi suona la campana("for whom the bell tolls "8 ); suona per te.
Leopardi aveva suggerito una relazione polemica con la natura, ma nello stesso tempo un rapporto di solidarietà e amore tra gli uomini: “Costei chiama inimica; e incontro a questa /congiunta esser pensando,/siccome è il vero, ed ordinata in pria/l’umana compagnia,/tutti fra se confederati estima/gli uomini, e tutti abbraccia/con vero amor, porgendo/valida e pronta ed aspettando aita/negli alterni perigli e nella angosce della guerra comune”9.

P. P. Pasolini parlava di vuoto di Carità10 dell'Italia degli anni Settanta.

Totnamo al Papa emerito
La Giustizia deve essere la stella polare di chi governa gli Stati.
Lo aveva già scritto Solone nella sua Elegia sul Buongoverno.
Lo ripete Agostino nel De civitate Dei: “Remota itaque iustitia quid sunt regna nisi magna latrocinia? (IV, 4).
“Alla struttura fondamentale del cristianesimo appartiene la distinzione tra ciò che è di Cesare e ciò che è di Dio (cfr. Matteo, 22, 21), cioè la distinzione tra Stato e Chiesa o, come dice il Concilio Vaticano II, l’autonimia delle realtà temporali…Le due sfere sono distinte, ma sempre in relazione reciproca” (p. 59)
“L’amore-caritas- sarà sempre necessario, anche nella società più giusta…L’affermazione secondo la quale le strutture giuste renderebbero superflue le opere di carità di fatto nasconde una concezione materialistica dell’uomo: il pregiudizio secondo cui l’uomo vivrebbe di “solo pane” (Matteo, 4, 4)-convinzione che umilia l’uomo e disconosce proprio ciò che è più specificamente umano” (p. 63)
Il Papa dunque contrappone “All’anti-cultura della morte, che si esprime per esempio nella droga” la cultura dell’amore “che non cerca se stesso, ma che, proprio nella disponibilità a “perdere se stesso” per l’altro (cfr. Luca, 17, 33), si rivela come cultura della vita” (p, 69).
La forza che ci spinge è l’amore di Cristo (Paolo, 2 Cor 5, 14) Caritas enin Christi urget nos, hJ ga;r ajgavph toũ Cristoũ sunevcei hJmãς , quasi ci costringe.
Dio può darci delle sofferenze, come le diede a Giobbe e noi possiamo non capirne il motivo. Anzi, non possiamo capirle.
“E’ sant’Agostino che dà a questa nostra sofferenza la risposta della fede: “Si comprehendis, non est deus”,-Se tu lo comprendi, allora non è Dio11” (p. 84).
Seneca pone il problema della difficoltà di comprendere la causa delle nostre pene inflitte ai buoni da un dio buono e nel De providentia risponde che Dio ce le dà per renderci più forti.
Dio vuole temprare l'uomo buono per assimilarlo alla propria natura:"Idem tibi de deo liqueat: bonum virum in deliciis non habet; experitur, indurat, sibi illum parat " (1, 6), lo stesso ti sia chiaro di dio: non tiene l'uomo buono in mezzo ai piaceri, lo mette alla prova lo indurisce, lo prepara per sé.
La conclusione del libro di Papa Ratzinger è un omaggio alla madre di Gesù: “Tra i santi eccelle Maria, Madre del Signore e specchio di ogni santità” (p. 89)
“Lo vediamo nella delicatezza, con la quale a Cana percepisce la necessità in cui versano gli sposi e la presenta a Gesù12. Lo vediamo nell’umiltà con cui accetta di essere trascurata nel periodo della vita pubblica di Gesù, sapendo che il Figlio deve fondare una nuova famiglia e che l’ora della Madre arriverà soltanto nel momento della croce, che sarà la vera ora di Gesù (cfr. Giovanni 2, 4; 13, 1). Allora, quando i discepoli saranno fuggiti, lei resterà sotto la croce (cfr. Giovanni, 19, 25-27); più tardi, nell’ora di Pentecoste, saranno loro a stringersi intorno a lei nell’attesa dello Spirito Santo (cfr. Atti1, 14)” (p. 91)
Maria, la più materna delle anime, mi fa venire in mente Antigone, la più sororale che, sebbene non cristiana, esprime tutta la sua carità e umanità dicendo: “ou[toi sunevcqein ajlla; sumfilei'n e[fun", (Sofocle, Antigone, v. 523), certamente non sono nata per condividere l'odio, ma l'amore.
Antigone è diventata sorella di tutti noi.
“La parola del Crocifisso al discepolo-a Giovanni e attraverso di lui a tutti i discepoli di Gesù: “Ecco tua madre” (Giovanni 19, 27)-diventa nel corso delle generazioni sempre nuovamente vera. Maria è diventata di fatto, Madre di tutti i credenti” (p. 91)
Chi ha bevuto alla fonte dell’amore di Dio diventa “egli stesso una sorgente “da cui sgorgano fiumi di acqua viva” (cfr. Giovanni 7, 38)”

Dato a Roma, presso San Pietro, il 25 dicembre, solennità del Natale del Signore, dell’anno 2005, primo di Pontificato.

Con questo mio commento ho voluto confutare quanti. Come Alessandro Manzoni, ritengono che la morale cattolica” è la sola morale santa e ragionata in ogni sua parte”13.


giovanni ghiselli


presenterò questo percorso nel corso del seguente convegno.

C L E
LICEO CLASSICO “PROPERZIO”
Centrum Latinitatis Europae
ASSISI
Progetto LUCERNA
ASSISI – Liceo Classico “Properzio” – Via Ludovico da Casoria, 3.


22-23 NOVEMBRE 2014


LATINITAS NUNC ET HIC


Sabato 22 novembre - Mattina

Ore 9.15 Presentazione del Convegno
Giovanni Pace – Dirigente Scolastico Liceo Classico “Properzio”
Presentazione del Centrum Latinitatis Europae (CLE) e del Progetto Lucerna
Rainer Weissengruber (Presidente CLE) – Andrea del Ponte (Genova)
Romualdo Marandino (Avellino) – Domenico Plataroti (Roma).

Ore 9.45 Paolo Anelli
La latinitas nella Biblioteca del Liceo Classico “Properzio”.
Ore 9.55 Paolo Capitanucci – Docente di Filosofia all’Istituto Teologico di Assisi
Il latino nella cultura scientifica dei francescani.

Ore 10.10 Giovanni Ghiselli
Eredità della cultura classica negli autori cristiani
Ore 10.50 Premiazione Eccellenza Ginnasiale “Premio Migliazza 2014”

Ore 11 – Pausa
Ore 11.10 Leonardo Speranza – Docente Istituto Istruzione Superiore “A. Pieralli” Perugia
La sintassi “mistica” nel linguaggio di Francesco e di Ignazio
Stefano Angelini – Docente Liceo Scientifico “Alessi” Perugia
Latine perpetuo Magister loquatur
Elisabetta Sorbini – Docente Liceo Classico “Properzio” Assisi
Ai limiti del canone
Chiara Della Vedova – Docente Liceo Classico “Properzio” Assisi
Vulpis et uva: modulo interlinguistico presentato al CLE nel 2006/2007
Interventi flash di ex-alunni del Liceo Classico “Properzio”
Tiziano Sensi: Della «necessità» del latino: l’attualismo gentiliano e la riforma della scuola in Italia.
Pietro Speziali: Latino Greco Matematica: l’inutilità al potere.
Luca Villanova: Il latino nel lessico medico-scientifico.
Antonella Fattorusso: Il latino raccontato da un’ex liceale attraverso l’interpretazione di segni e sintomi di malattia.
Eleonora Sideri: Le possibilità che offrono gli studi classici oggi.
Simone Pizziconi: La grande bellezza (la Forma di Carlo Diano) nella latinitas.
Francesco Busti: Se amare è una colpa.

Ore 12.00-12.15 CONCLUSIONI

Sabato 22 novembre – Pomeriggio
  • Riunione del Centrum Latinitatis Europae riservata al gruppo direttivo del CLE e ai coordinatori del Punto CLE di Assisi, presso la Sala riunioni dell’Hotel Garden.
  • Per i partecipanti al Convegno non mancano opportunità per una visita ai luoghi francescani di Assisi: la Basilica di San Francesco con gli affreschi Giotto e Cimabue (dalla piazza Superiore di San Francesco si accede anche al Bosco di San Francesco, curato dal FAI (ingresso prima delle ore 15, chiusura ore 16), il Santuario di San Damiano, l’Eremo delle Carceri, la Basilica di Santa Maria degli Angeli con la Porziuncola; inoltre la Basilica di Santa Chiara e la Cattedrale di San Rufino.
Per conoscere l’Assisi romana si consiglia una visita al Foro Romano, l’antica piazza di età imperiale, con il tempietto dei Dioscuri, la cisterna e le tabernae, che si trova sotto l’attuale piazza del Comune, dominata dal Tempio di Minerva.
In alternativa, è possibile visitare (fino alle ore 17.00) la Pinacoteca comunale di Assisi, sita in Via S. Francesco, 12, nel secentesco Palazzo Vallemani, con affreschi di epoca medievale e rinascimentale. All’interno della Pinacoteca è allestito il Museo della memoria, Assisi 1943-1944.
Nel mese di novembre in Piazza del Comune c’è la Mostra Mercato dell’Olio e dei prodotti tipici del territorio nell’ambito della manifestazione UNTO (UNESCO Natura Territorio Olio), che aderisce al progetto FRANTOI APERTI, e che prevede, su richiesta, una visita ad un frantoio, con sosta al Castello di Beviglie ed alla chiesina dell’Immacolata Concezione con affreschi del ‘500.
  • Cena all’Hotel Garden, con discussione aperta post cenam:
“Parlare oggi di valori antichi…” (Cosa possiamo aspettarci dagli addetti ai lavori umanistici).

Domenica 23 novembre
Dalle ore 9.00 alle ore 11.00. Ritrovo in Piazza del Comune di fronte al Tempio di Minerva.
Visita alle Domus romane di Assisi: la Domus detta di Properzio e la Domus del Lararium, con la guida della Dott.ssa Maria Laura Manca della Soprintendenza per i Beni archeologici dell’Umbria.
Conclusione con qualche riflessione sul tema del convegno e gli orizzonti del Punto CLE Lucerna di Assisi: visioni di un iter tra gli elementi di un’eredità complessa, stratificata, sorprendente….


------------------------------------------------------------------------------------
1 Aferesi da ejperevsqai, infinito aoristo da ejpeivromai, “domando”
2Heautontimorumenos ,77.
3 Apologeticum, 39, 7. Una meraviglia non priva di biasimo: “Vide, inquiunt, ut invicem se diligant”, ipsi enim invicem oderunt” ndr
4 Ep. 83
5Vissuto nel I sec. a. C. è autore della Biblioteca storica, una grande compilazione di storia universale. Andava dalle origini all’età di Giulio Cesare. Constava di 40 libri. Ce ne sono arrivati i primi cinque e frammenti degli altri (n. d. r.).
6 Canfora, Storia Della Letteratura Greca , p. 528
7 Ricordi , II, 1
8 E', notoriamente, il titolo di un romanzo di Hemingway, 1940
9 La ginestra (del 1836, vv. 126-135).
10 Marzo 1974. Vuoto di Carità, vuoto di Cultura: un linguaggio senza origini. (Scritti corsari, p. 44).
11 Sermo, 52, 15.
12 Et deficiente vino, dicit mater Iesu ad eum: “Vinum non habent (Giovanni, 2, 3)

13 A. Manzoni, Osservazioni sulla morale cattolica, introduzione Al Lettore

1 commento:

La gita “scolastica” a Eger. Prima parte. Silvia e i disegni di una bambina.

  Sabato 4 agosto andammo   tutti a Eger, famosa per avere respinto un assalto dei Turchi e per i suoi vini: l’ Egri bikavér , il sangue ...