martedì 11 novembre 2014

Nerone, Seneca, San Paolo e le tasse. Il silenzio imposto alle donne

Vittorio Alfieri

Nerone, Seneca, San Paolo e le tasse. Il silenzio imposto alle donne.

  
Nerone, per assecondare Seneca, nel 58 propose di abolire le tasse indirette, il che avrebbe danneggiato i cavalieri appaltatori di vectigalia.
Seneca sognava, in realtà, una specie di diarchia tra gli organi imperiali e il senato: teneret antiqua munia senatus (Tacito, Annales, XIII, 4),   fu l’essenza del discorso programmatico di Nerone,  “conservasse le sue antiche prerogative il senato”.
Ma l’abolizione dei vectigalia era un piano utopistico, più senecano di Seneca, e il senato lo ridusse a termini ragionevoli.

I vectigalia erano affidati alle societates equitum Romanorum (Tacito, Annales, IV, 6) e quindi l’utopia del 58 era antiequestre.
I senatori temevano la tributorum abolitio (Tac. Ann, XIII, 50), la scomparsa di tutte le tasse, anche di quelle dirette (tributa).

I cavalieri erano uomini d’affari, mercanti, usurai, pubblicani e anche proprietari fondiari. Poi conductores, appaltatori, delle grandi proprietà agricole imperiali, in concorrenza con i liberti. Una borghesia affaristica e prepotente, sia pure meno rozza dei liberti arricchiti. Questi erano la sesquiplebe dell’epoca.

Leggiamo alcuni versi della satira di Vittorio Alfieri intitolata LA SESQUI-PLEBE [1]

Avvocati, e Mercanti, e Scribi, e tutti
Voi, che appellarvi osate il Ceto-medio,
Proverò siete il Ceto de' più Brutti.
D'ogni Città voi la più prava parte,
Rei disertor delle paterne glebe,
Vi appello io dunque in mie veraci carte,
Non Medio-ceto, no, ma Sesqui-plebe.

Sesqui è abbreviazione di semisque che significa “mezza volta in più” (semisque hora=un’ora e mezzo)

Il senato era contrario alle largizioni monetarie: Trasea Peto (costretto poi a uccidersi nel 66) propose ne Syracusis spectacula largius ederentur ( Annales, XIII, 49), che non si allestissero spettacoli troppo costosi a Siracusa.
Ma gli altri senatori lo accusarono di occuparsi di inezie.

Il popolo del resto si lamentava della rapacità degli appaltatori[2] ; allora dubitavit Nero an cuncta vectigalia omitti iubēret idque pulcherrimum donum generi mortalium daret (Tacito, Annales, XIII, 50), Nerone fu incerto se abolire tutte le tasse e fare così il dono più bello al genere umano. 

Ma “non era possibile spezzare i presupposti economici dello stato: ancora qualche mese prima, l’apostolo Paolo-un giudeo romano, che in questo caso capiva i problemi dell’impero meglio dell’imperatore Nerone o del senatore Seneca-aveva insistito con i suoi fedeli di Roma…sulla necessità che si corrispondessero allo stato così le tasse dirette come le indirette”[3].

Paolo scrive la Lettera ai Romani alla fine del 57 o ai primi del 58. Dice ai cristiani di Roma: ogni anima sia sottoposta alle autorità superiori: infatti non c’è autorità se non da Dio: “ouj ga;r e[stin ejxousiva eij mh; ajpo; Qeou', non est enim potestas nisi a deo” (13, 1). Sicché chi si oppone all’autorità si oppone all’ordinamento di Dio; e quelli che si oppongono saranno puniti. Dovete obbedire “a chi dovete le tasse (to; tevlo~ “tassa indiretta”, vectīgal), date le tasse; a chi il timoroso rispetto (to;n fovbon), date il timoroso rispetto; a chi l’onore, date l’onore”.
“Paolo insiste sulla necessità che i Cristiani siano soggetti alle autorità romane; e formula il concetto, fondamentale nella storia dell’impero che omnis potestas a deo”.[4]
Reddite omnibus debita: cui tributum (fovron) tributum (tassa diretta), cui vectīgal (tevlo~) vectigal (tassa indiretta ), cui timorem timorem, cui honorem honorem” ( 13, 7)
 Paolo gerarchizza tutto in una prospettiva carismatica.
Paolo I Ai Corinzi : “Mulieres in ecclesiis taceant, non enim permittitur eis loqui, sed subditae sint, sicut et lex dicit. Si quid autem volunt discere, domi viros suos nterrogent; turpe est enim muliebri loqui in ecclesiaajscro;n ga;r ejstin gunaiki; lalei`n ejn ejkklhsiva/.
“In Paolo si incarna il tipo antitetico alla “buona novella”, il genio dell’odio. Che cosa non ha sacrificato all’odio questo disangelista?”[5]
Comunque la plenitudo legis, l’adempimento della legge è la dilectio: “Diliges proximum tuum tamquam te ipsum” (13, 10), amerai il prossimo tuo come te stesso.
A proposito del silenzio delle donne e sulle donne cfr. Aiace di Sofocle
Anche Sofocle impiega il tovpo"  dell'opportunità del silenzio femminile quando Aiace in procinto di suicidarsi ingiunge di tacere all'amante Tecmessa con il solito ritornello:"guvnai, gunaixi; kovsmon hJ sigh; fevrei"[6], donna, alle donne il silenzio porta ornamento
Nelle Storie di Tucidide, Pericle conclude il lovgoς ejpitavfioς con queste parole: “Se poi devo menzionare qualche cosa della virtù delle donne, quante ora si troveranno a essere vedove, indicherò tutto con una breve esortazione: non essere inferiori alla vostra caratteristica  natura sarà per voi un gran vanto, e buona la reputazione di quella la cui rinomanza in lode o biasimo sia minima tra gli uomini. (II, 45, 2)

Il senato temeva la dissolutionem imperii : “quippe sublatis portoriis sequens ut tributorum abolitio expostularetur” 13, 50), infatti eliminati i dazi si sarebbe richiesta l’abolizione delle imposte dirette, tributa
Siamo nel 58. Il progetto viene respinto, e Nerone, un poco alla volta, passa dalla clementia alla severitas.
Al momento del suo avvento aveva invocato l’autorità dei padri ma dopo il primo periodo, il quinquennium Neronis, il suo obiettivo è quello di domare i senatori e farne dei grandi servitori dello Stato.

Del resto la composizione del senato stava cambiando: l’antica nobilitas si stava estinguendo. Il celibato e la repressione neroniana, nel 69 aveva ridotto a 13 il numero di senatori che discendevano dalle antiche famiglie. Venivano rimpiazzati con Italici e provinciali. Il coronamento delle loro carriere erano i proconsolati d’Africa e d’Asia e la prefettura di Roma.


giovanni ghiselli

p. s.
Questa lezione fa parte del percorso che esporrò al liceo Properzio di Assisi il 22 novembre dalle 10

ASSISI – Liceo Classico “Properzio” – Via Ludovico da Casoria, 3.


22-23 NOVEMBRE 2014



LATINITAS NUNC ET HIC


Sabato 22 novembre - Mattina

Ore 9.15          Presentazione del Convegno
Giovanni Pace – Dirigente Scolastico Liceo Classico “Properzio”
Presentazione del Centrum Latinitatis Europae (CLE) e del Progetto Lucerna
Rainer Weissengruber (Presidente CLE) – Andrea del Ponte (Genova)
Romualdo  Marandino (Avellino) – Domenico Plataroti (Roma).

Ore 9.45          Paolo Anelli
La latinitas nella Biblioteca del Liceo Classico “Properzio”.
Ore 9.55          Paolo Capitanucci – Docente di Filosofia all’Istituto Teologico di Assisi
Il latino nella cultura scientifica dei francescani.

Ore 10.10        Giovanni Ghiselli 
Eredità della cultura classica negli autori cristiani
Ore 10.50
Premiazione Eccellenza Ginnasiale “Premio Migliazza 2014”

Ore 11 – Pausa
Ore 11.10        Leonardo Speranza – Docente Istituto Istruzione Superiore “A. Pieralli” Perugia
            La sintassi “mistica” nel linguaggio di Francesco e di Ignazio
Stefano Angelini – Docente Liceo Scientifico “Alessi” Perugia
Latine perpetuo Magister loquatur
                        Elisabetta Sorbini – Docente Liceo Classico “Properzio” Assisi
            Ai limiti del canone



[1] Le satire furono scritte fra il 1786 e il 1797.
[2] Cfr. Equitalia.
[3] Mazzarino, L’impero romano I,  p. 220.
[4] Mazzarino, L’impero romano, I,  p. 206.
[5] Niietsche, L’anticristo., 42
[6] Aiace (del 456), v. 293.

1 commento:

  1. Sono molto contenta di partecipare a questo convegno e questa bella lezione mi invoglia ancora di più. A prestissimo Giovanna Tocco

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