sabato 20 febbraio 2016

La commedia nuova. Menandro. IX parte

Bruno Snell

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Il Quinto atto (vv. 783 - 969 comincia con un agone tra il figlio e il padre: Sostrato si lamenta del fatto che il padre gli consente sì di sposare la ragazza povera, ma non concede a Gorgia la mano della figlia. Callippide ribatte così:
"non voglio prendere insieme una nuora e un genero
pezzenti: per noi è sufficiente uno dei due" (795 - 796). Questa cruda battuta dà luogo ad una risposta sulla labilità delle ricchezze e dei possessi umani:
"Tu parli dei beni materiali, cose malsicure.
Se infatti sai che queste ti rimarranno
per tutto il tempo, guardati dal darne parte
ad alcuno; ma se di esse tu non sei
il padrone, e le possiedi non grazie a te stesso bensì alla fortuna,
non devi sottrarre niente, padre, ad alcuno di loro.
Questa infatti dopo avere tolto tutto a te
potrebbe arricchire un altro a caso, magari indegno.
Perciò dico che tu devi, finché possiedi dei mezzi,
usarli con nobiltà (crh'sqaiv se gennaivw"), padre, aiutare tutti (ejpikourei'n pa'sin), fare del bene
a quante più persone puoi. Questo infatti è un capitale
che non muore, e se tu ti trovi nella perdita,
di lì ti verrà un contraccambio.
Vale molto più un amico palese (ejmfanh; " fivlo")
che una ricchezza latente (plou'to" ajfanhv") che tu puoi scavare" (797 - 812).

In questo discorso di Gorgia troviamo la stessa idea, di origine delfica, manifestata da Solone a Creso nelle Storie di Erodoto (I, 29 - 32). Il pacchiano re barbaro, considerato l'uomo più ricco del mondo, aveva domandato al saggio legislatore ateniese "se avesse già visto l'uomo più felice i tutti, sperando di essere il più felice degli uomini". Invece Solone rispose: "O Creso, io so che il divino è tutto invidioso e turbolento, e tu mi interroghi sulle vicende umane... A 70 anni io pongo il limite della vita per l'uomo... Di tutti questi giorni compresi in 70 anni che sono 26250 non ce n'è uno che porti un fatto del tutto simile a un altro. Così dunque, Creso, l'uomo è una cosa completamente in balìa degli eventi. A me sembra che tu sia davvero ricco e re di molti uomini; ma la risposta a quello che mi domandavi non te la posso dare prima di avere saputo che hai finito bene la vita". Questa interpretazione poi è divenuta topos ideologico presente in diversi autori, da Euripide a Seneca per nominarne solo alcuni. Restringendo l'ottica al dramma di Menandro e al matrimonio tra un povero e una ricca vediamo che tali nozze costituiscono un correttivo non rivoluzionario alle sperequazioni economiche e sociali. Callippide accetta il suggerimento del figlio:
"dai, distribuisci (divdou, metadivdou): io mi sono completamente lasciato persuadere da te" (818). Poi aggiunge anche "volentieri (eJkwvn) " (819) poiché una persuasione estorta non avrebbe valore. A questo punto è Gorgia che oppone resistenza al proprio matrimonio con un'ereditiera:
"mi considero degno di lei,
ma non mi sembra giusto prendere molto dal momento che ho poco" (833 - 834). Tuttavia bastano un paio di battute (del resto arrivate mutile) di Callippide a convincerlo:
"con questo mi hai convinto: due volte
povero e stupido.. " (838 - 839). Ma il passo è disastrato. Dunque le doppie nozze verranno celebrate.
Sostrato esprime la sua soddisfazione con un ottimistico elogio della ragione e della volontà che risente delle due principali filosofie ellenistiche: l'epicureismo e lo stoicismo:
"Chi è davvero intelligente (to; n eu\ fronou'nq j)
 non deve mai rinunciare a nessuna impresa.
Tutto diventa espugnabile con l'attenzione e la fatica.
Io ora porto un esempio di questo:
in un solo giorno ho fatto un matrimonio
cui nessuno avrebbe creduto del tutto " (860 - 865).

Questo elogio dell'intelligenza ha dei precedenti nell'Agamennone di Eschilo: "to; mh; kakw'" fronei'n - qeou' mevgiston dw'ron", il non capire male è il dono più grande di dio (vv. 927 - 928), e nell' Antigone di Sofocle: "pollw'/ to; fronei'n eujdaimoniva" - prw'ton uJpavrcei" (1347 - 1348), il primo punto della felicità di gran lunga è il capire.

Intanto sta cominciando la festa nuziale e Cnemone non si vede; anzi ha pregato Gorgia di portare via la vecchia serva Simiche in modo da restare completamente solo (868).
"Che carattere invincibile!" (869) commenta Sostrato.
Dalla casa del solitario esce Simiche imprecando contro di lui:
"Sì me ne vado anch'io per Artemide. Tu
rimarrai steso là dentro da solo. Disgraziato te per il tuo carattere! (tavla" su; tou' trovpou.) "
Questi ti volevano portare dal dio
e tu hai detto di no! Ti capiterà un grande male di nuovo
per gli dèi, e ancora peggiore! (874 - 878).
Poi la vecchia esce per andare ad assistere la vergine nubenda e sulla scena rimane il servo Geta cui si aggiunge il cuoco Sicone: insieme concertano uno scherzo a Cnemone: il momento è propizio, infatti mentre gli altri fanno baldoria
"il vecchio misantropo dorme ed è solo (oJ duvskolo" gevrwn kaqeuvdei movno") " (892). Decidono di sollevarlo di peso e portarlo fuori. Il vecchio se ne lamenta con un'esclamazione da tragedia:
"ohimé, sono perduto!" (911), ma Sicone per burla gli chiede in prestito"lebèti e tazze" (914). Cnemone è come stordito e grida:
"o povero me! In che modo sono stato portato qui?
chi mi ha depositato davanti alla porta? Vattene!" (918 - 919). La burla continua con altre richieste di Geta e di Sicone che poi vanno avanti descrivendo il banchetto, quindi lo invitano a prendervi parte. Il vecchio prova a resistere con il solito stile:
"Che cosa volete ancora, maledetti? "
ma Geta non si lascia intimorire:
" piuttosto tu vieni con noi! Sei un villano!" (955).
Il misantropo tenta un ultima resistenza:
"no per gli dèi!"
, senza però scoraggiare Geta:
"Allora ti portiamo con noi? " (957), la cui insistenza fa dubitare Cnemone:
"Che cosa devo fare? ". L'esitazione dà spazio a un invito più risibile:
 ("balla anche tu"covreue dhv suv) che spinge il vecchio a scegliere il male minore:
"Portatemi. Probabilmente è meglio
sopportare le seccature di là" (957).
Le ultime parole sono di Geta che ordina a Sicone e a un altro di sollevare Cnemone e portarlo dentro. Quindi si rivolge al vecchio consigliandolo di non brontolare più se vuole evitare guai e, insieme con il poeta, prende congedo dagli spettatori:
"Bene. Voi, dopo avere goduto con noi del trionfo
su quel difficile vecchio, applauditeci (ejpikrothvsate)
con simpatia ragazzi, fanciulli e uomini.
E la ragazza Vittoria, dal nobile padre
amante del riso, ci segua e ci sia sempre propizia" (965 - 969).

Tra le filosofie ellenistiche, secondo Del Grande, la più influente è quella peripatetica che considera l'uomo "animale politico" (politiko; n zw'on, Politica, 1253a), non quella epicurea che suggeriva il vivi nascosto (lavqe biwvsa", fr. 551U).

Non la pensa così Bruno Snell che mette in rilievo il privatizzarsi degli interessi dei personaggi di Menandro.
“i personaggi di Menandro sono limitati alla loro cerchia privata. Se Alessandro conquista il mondo e dopo la sua morte i diadochi si disputano la sua eredità, la Commedia Nuova riecheggia tutto ciò, al massimo, presentando un soldato che si dà importanza con la sua borsa piena e grandi discorsi. Atene è diventata una città di provincia e non ha più nulla da dire in politica. Gli interessi sono semplificati all’estremo: i vecchi curano la proprietà, i giovani si dedicano a piaceri assai terreni; i caratteri si sono moderati al punto che nessuno persegue uno scopo con grande passione. I vecchi non sono grossi speculatori, ma avari; i giovani hanno bisogno del vino per infiammarsi in modo che un’azione possa prendere l’avvio. Se un giovane è nei guai, di regola soltanto gli schiavi sono così attivi da trovare un rimedio. Gli schiavi hanno il diritto di diventare solenni, solo loro filosofeggiano o citano versi tragici. Gli uomini nobili e “umani” di Menandro, che non inseguono più interessi superiori, che non credono affatto che esista più un modo d’agire grande e ragionevole, si limitano molto consapevolmente ad aver riguardo per il prossimo e ad aiutarlo; essi educano se stessi secondo il principio che per loro “niente di umano è estraneo”. Se in Euripide Teseo si presenta a Eracle con umana comprensione, questo era il gesto di un singolo amico provato. Ora questo avvicinamento psicologico al prossimo diventa il fondamento morale della società; ed è il contrario di un rigorismo morale”[1].


continua



[1] B. Snell, Poesia e società, pp. 154 - 155. 

1 commento:

  1. Il soldo ha da sempre influito sulle scelte che dovrebbero essere libere da ogni vincolo economico!Giovanna Tocco

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