lunedì 31 luglio 2017

Max Pohlenz, "La Stoa". Lettura commentata. II parte

Stoa
riproduzione, Atene

Epicuro aveva trasferito la sua scuola da Lampsaco ad Atene e Zenone si pose in antitesi con lui. Pensava che Epicuro degradasse l’uomo al livello della bestia disconoscendo l’eminenza del logos che aveva dato forma al cosmo. Atene gli mise a disposizione il portico variopinto (hJ stoa; hJ poikivlh) presso l’agorà e qui, verso il 300, Zenone iniziò le sue lezioni. Non aveva il fascino, la cavri" ellenica di Epicuro. Le donne presenti nel sodalizio di Epicuro, non avevano accesso in quello di Zenone.
Lo seguirono invece prìncipi come Antigono, erede del trono di Macedonia[1].
Zenone era famoso per la sua temperanza. Morì nel 262 per una caduta con la rottura di un piede. Fu sepolto a pubbliche spese per l’educazione che aveva dato ai giovani. Il decreto fu sollecitato da Antigono il quale si rammaricò di avere perso l’unico uomo di cui, recitando sulla scena del mondo, apprezzasse l’applauso. Atene aveva perso la guerra cremonidea e obbedì[2].
Le opere di Zenone, tranne pochi frammenti, sono andate perdute.
Zenone quando fu invitato alla corte di Antigono, vi mandò i discepoli più cari, Perseo e Filonide . Era il 276, quando Antigono Gonata sposò Fila.
Perseo scrisse Sulla monarchia la quale conteneva l’idea professata da Antigono del regnare come e[ndoxo" douleiva (Eliano[3], Var. hist. II 20), un onorevole servizio.
Il potere è razionale e morale solo se esercitato al servizio dei sudditi: nelle Epistole a Lucilio il maestro di Nerone già ripudiato dal discepolo imperiale ricorda che nell'età dell'oro governare era compiere un dovere non esercitare un potere assoluto:" Officium erat imperare, non regnum" (90, 5).
Luogo simile in I Promessi sposi :"Ma egli, persuaso in cuore di ciò che nessuno il quale professi cristianesimo può negar con la bocca, non ci esser giusta superiorità d'uomo sopra gli uomini, se non in loro servizio, temeva le dignità, e cercava di scansarle" (cap. XXII).
Concetto analogo si trova in Psicanalisi della società contemporanea di E. Fromm:"Il capo non è soltanto la persona tecnicamente più qualificata, come deve essere un dirigente, ma è anche l'uomo che è un esempio, che educa gli altri, che li ama, che è altruista, che li serve. Obbedire a un cosidetto capo senza queste qualità sarebbe una viltà" (p. 299).-
Perseo scrisse anche una Lakwnikh; politeiva sull’esempio di Senofonte e sulla scia pure di Socrate che preferiva il cosmos spartano.

 Il giovane re spartano Cleomene trovò un sostegno in Sfero di Boristene, un altro dei maestri della Stoà, allievo di Zenone e di Cleante.
 Nel 235 Cleomene divenne re e diede l’incarico a Sfero di organizzare l’educazione dei giovani. Voleva restaurare lo spirito della Sparta di Licurgo avvalendosi della filosofia stoica. Però nel 222 subì a Sellasia una disfatta completa[4].
A Zenone succedette Cleante nato verso il 330. Era molto povero e scriveva su ossi o cocci. Zenone lo paragonava a tavolettte dure che quanto più difficilmente ricevono la scrittura, tanto meglio la conservano. Fu caposcuola dal 262 al 231. Ci è arrivato il suo Inno a Zeus, signore del cosmo e della cosmopoli. Zenone aveva insegnato che la virtù è l’unico bene ma anche la salute e la prosperità conformi a natura hanno un valore
Con questo creò delle contraddizioni: Aristone, un suo discepolo, replicò teorizzando l’ajdiaforiva, l’indifferenza delle cose esteriori. Questo si imponeva grazie alla sua scintillante oratoria. Per via della sua eloquenza era soprannominato "la Sirena”

Terzo scolarca fu Crisippo di Soli (in Cilicia) vissuto tra 281 e 204. La sua lingua madre era l’aramaico. Sosteneva il dogmatismo stoico contro il probabilismo accademico. Aveva però sentimenti democratici e rifiutò unà invito ad Alessandria. Scrisse molto. Salvò la Stoà dalle eresie. Con Crisippo la Stoà raggiunse la sua fuvsi". Zenone e Crisippo erano semiti e la Stoà non riconosce la differenza Elleni-barbari.
Lo stoicismo vuole essere un’arte del vivere: l’arte di organizzare la vita in modo che il logos sia saldo di fronte a tutte le lusinghe. Gli stoici sono orientati verso l’impegno e verso l’agire. La filosofia viene tripartita in etica, logica e fisica. Socrate aveva ripudiato la filosofia della natura. Aristone cercò di tornare a quel punto ripudiando la filosofia e le ragnatele della dialettica che paragonava a un piatto di gamberi dove si impazzisce con le croste e non ci si sazia. Ma Crisippo restaurò la logica.



CONTINUA



[1] Antigono II Gonata (ντίγονος Γονατς, Gonnoi, 319 a.C. – 239 a.C.) figlio di Demetrio I Poliorcete, regnò sulla Macedonia dal 276 a.C. alla morte, con una breve interruzione nel 274-273 a.C. Secondo Porfirio, Antigono Gonata nacque a Gonnoi in Tessaglia, donde il soprannome "Gonata"; quest'ultimo tuttavia derivava verosimilmente da una piastra di ferro utilizzata a protezione del ginocchio (γόνυ- γόνατος to;). Antigono discendeva da alcuni fra i più potenti diadochi: suo padre Demetrio Poliorcete era infatti figlio di Antigono I Monoftalmo, il quale aveva retto gran parte dell'Asia; sua madre Fila era figlia di Antipatro, il diadoco che resse la Macedonia e la Grecia e fu riconosciuto come reggente dell'Impero macedone dopo la morte di Alessandro Magno (323 a.C.).
[2] La guerra cremonidea (Χρεμωνίδειος πόλεμο") fu un conflitto combattuto tra il 267 a.C. ed il 261 a.C. da una coalizione di stati greci, sostenuta dall'Egitto, contro il Regno di Macedonia. Terminò con la caduta per assedio di Atene, rimasta priva di aiuti, L'attributo "cremonidea" fu dato già nell'antichità dallo storico Egesandro, vissuto un secolo dopo i fatti, il quale evidentemente intese sottolineare il ruolo svolto, nella genesi della guerra, da Cremonide, un ateniese capo del partito democratico.
[3] Claudio Eliano (Preneste, 165/170 circa – 235) è stato un filosofo e scrittore romano in lingua greca. Ποικίλη iJστορία (Varia historia): in quattordici libri, di cui sono giunti interi i primi due e in forma di compendio parti dei rimanenti, come evidente dalle difformità di stile e lunghezza dei capitoli. Essa è costituita da una serie di aneddoti, aforismi e notizie su personaggi famosi della storia e della cultura antica. Le notizie che egli riporta sono tutt'altro che attendibili, e quasi mai ne è citata la fonte. Ciò nonostante l'opera è importante per ricostruire il formarsi dei nuclei narrativi e leggendari che si sarebbero tramandati nel medioevo riguardo ad Alessandro Magno, Pericle, Alcibiade, Semiramide e altri. Tra le decine di favole che i mirabilia raccolti da Eliano trasmisero alla diffusione orale dei secoli successivi, abbiamo una delle prime versioni del "tema di Cenerentola", ambientata in contesto egiziano (si veda a proposito la storia di Rodopi).
[4] Cleomene, per ottenere il suo scopo, innanzitutto aumentò il suo prestigio militare scatenando la guerra contro la lega achea. Sconfitti i nemici al monte Liceo, a Ladocea (227 a.C.) e a Dime (226 a.C.) ed eliminati con un attentato gli efori, i supremi magistrati spartani, ottenne in questo modo i poteri assoluti per applicare la riforma agraria. Per rendere meno assoluto il suo potere, associò al trono il fratello Euclida, in spregio alla diarchia spartana che prevedeva due re di famiglie differenti ad esercitare contemporaneamente la sovranità. Nel frattempo Arato, lo stratego della lega achea, si alleò col re di Macedonia Antigono III Dosone e col suo aiuto riuscì a sconfiggere definitivamente Cleomene a Sellasia. Antigono conquistò Sparta, ne abolì la millenaria diarchia ed instaurò al suo posto una repubblica fedele al regno di Macedonia. Cleomene riuscì invece a fuggire ad Alessandria, presso la corte del re d'Egitto Tolomeo III (222 a.C.). Qui Cleomene soggiornò per alcuni anni in una condizione di prigionia dorata finché, fallito un estremo tentativo di ribellione e di fuga, si suicidò assieme ai compagni che gli erano rimasti fedeli (219 a.C.). Il suo storiografo fu Filarco. Possiamo dedurre che la data del floruit di Filarco fu all'incirca il 215 a.C. Interessante per chi, come noi, si occupa del dramma antico, è l'affermazione polibiana della necessaria distinzione tra storia e tragedia. Tale teoria prende le mosse dalla polemica contro lo storiografo Filarco nato a Naucrati ma vissuto ad Atene, nel III secolo, autore di Storie in 28 libri che andavano dal 272 al 219, anno della morte di Cleomene III, il re di Sparta ben visto da questo autore e mal visto da Polibio il quale dichiara di seguire le Memorie di Arato, stratego della lega Achea, per la narrazione della guerra cleomenica che oppose Sparta ed Etoli ad Achei e Macedoni. Sfero passò alla corte di Tolomeo IV Filopatore. La stoà dunque non scansava l’attività politica, come faceva la scuola di Epicuro.

1 commento:

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