sabato 1 luglio 2017

Teocrito. Parte V


Snell, La Cultura Greca E Le Origini Del Pensiero Europeo
XVI L'Arcadia

E' un mondo non patetico come quello di Virgilio ma ironico-realistico. Teocrito rappresenta questi pastori in forma scherzosa. Lo scherzo deriva dalla consapevole dissonanza tra l'elemento popolare e quello letterario raffinato. L'ironia deriva dal mettere in bocca ai pastori citazioni colte o enumerazioni di località lontane. Non si crea pathos come nella tragedia (vedi Prometeo incatenato) ma contrasto ironico.
Virgilio riprende situazioni da Teocrito e le carica di pathos.
I pastori di Teocrito sono colti, raffinati e metastorici. Non è possibile prenderli sul serio nemmeno quando litigano, anzi fanno ridere. Invece le liti dei pastori omerici erano vere: vedi Eumeo e Melantio nel XVII dell'Odissea (vv. 230 e sgg).
Teocrito attenua le asprezze e Virgilio ancora di più.
Da Teocrito in poi tra i pastori entrano le belle maniere e Virgilio elimina ogni grossolanità: la vita dei suoi pastori si distende in un'atmosfera sentimentale. Egli riavvicina i suoi personaggi alla serietà della poesia classica. Nelle Talisie la presenza di Simichìda in strada all'ora meridiana, quando anche la lucertola fa la siesta, mentre il pastore va alle Talisie, crea stupore in Lìcida che gli fa: "dove sgambi nel colmo del meriggio se dorme fra le pietre la lucertola? "(22) E Simichìda risponde:"Vado per le Talisie".
Virgilio riprende il motivo nella Bucolica II dove il pastore Coridone ama il bell'Alessi. Formosum pastor Corydon ardebat Alexin, 1. Nunc viridīs etiam occultant spineta lacertos (9) ora i rovi spinosi nascondono anche i verdi ramarri. Mori me denique coges (7).
 In Virgilio c'è il tramonto che raddoppia le ombre: "et sol crescentes decēdens duplicat umbras"(67) ma l'amore continua a bruciare:"me tamen urit amor"(68).

Poi c'è il motivo comune di Pan: nelle Talisie, Simichìda canta a Pan:"se tu non esaudisci la mia preghiera, possa pascolare d'inverno nella fredda Tracia e d'estate tra gli Etiopi.
Virgilio riprende il motivo nella X Bucolica: i nostri tormenti non possono mutare l'amore:"non si frigoribus mediis Hebrumque bibamus/Sithoniasque nives hiemis subeamus aquosae " non se nel colmo della stagione fredda bevessimo l'acqua dell'Ebro, o ci addentrassimo sotto le nevi Sitonie dell'inverno piovoso (65-66) e neppure se movessimo le pecore degli Etiopi sotto la stella del Cancro: nec si... Aethiopum versemus oves sub sidere Cancri "(68).
 La conclusione è :"omnia vincit Amor, et nos cedamus Amori "(69). Chi soffre per amore è l’amico Cornelio Gallo abbandonato da Licòri, la liberta Volumnia.

Virgilio presenta un Teocrito rifatto in termini sentimentali e nello stesso tempo dà maggiore importanza all'elemento storico (cfr, la I Bucolica). Infatti Teocrito si limita a descrivere la munificenza del Filadelfo.
Nell'Amore di Cinisca (XIV) e nelle Siracusane c'è anche un accenno alle armi mercenarie.
In Virgilio l'elemento storico c'è, ma i fatti reali sono dissolti nel sentimento.
 Nella I Bucolica la distribuzione delle terre ai veterani di Filippi porta infelicità a Melibeo e felicità a Titiro. Virgilio aspira alla pace con il sentimento e si rifugia nel mondo sentimentale dell'Arcadia. Non sogna uno stato giusto ma una pace idillica dove tutto sia pieno di bontà e di amore. Non manca il motivo italico del clientelismo e della raccomandazione
I Dafni sono diversi nei due poeti. Nel Tirsi di Teocrito (I, 120) il bovaro Tirsi recita l'autoepitafio di Dafni che si presenta in termini realistici: sono quel Dafni che pascolavo le vacche e guidavo alla fonte tori e giovenchi.
Nella V Bucolica di Virgilio, Mopso canta la morte di Dafni attribuendogli parole piene di narcisismo, di sentimentale compiacimento di sé:"Daphnis ego in silvis, hinc usque ad sidera notus,/formosi pecoris custos, formosior ipse "(43-44).
Anche i rimedi all'amore differiscono da un poeta all'altro. Per Teocrito è poetare e cantare.

Invece nella X Bucolica Gallo evade attraverso la caccia.
Prima Gallo dice che adatterà al flauto del pastore siculo (Teocrito ovviamente) i versi dei poemi mitologici tradotti da Euforione di Calcide (III secolo) che inciderà i suoi amori su cortecce di alberi e che andrà a caccia di aspri cinghiali: "aut acres venabor apros"(56).
Questa è piuttosto una reminiscenza euripidea: nell'Ippolito Fedra immagina di partecipare alle cacce dell'amato (vv. 215-216: "pevmpetev m j eij" o[ro" : ei\mi pro;" u{lan-kai; para; peuvka"", mandatemi al monte; andrò nella selva e tra i pini, dice Fedra nel delirio amoroso.
Con Virgilio l'Arcadia insomma si discosta dal mondo reale; se ne discosta tanto che poté essere recuperata dal papato. Negazione anche della geografia che confonde la Sicilia con l’Arcadia.
L’Arcadia sarà un’accademia letteraria italiana fondata nel 1690. Intendeva opporsi al “cattivo gusto” del barocco attraverso un linguaggio semplice e spontaneo. Il Gravina voleva tornare ai Greci e a Dante, mentre Crescimbeni, che prevalse, proponeva Petrarca come modello e l’anacreontismo di Gabriello Chiabrera (1552-1638) il quale scrisse odi pindariche e canzonette anacreontiche (Belle rose porporine).
In Virgilio è una novità anche il senso della divinità del poeta che lo isola dalla grossolanità del mondo: nell V Bucolica Menalca chiama Mopso "divine poeta "(v. 45), cosa che Teocrito non fa mai.


CONTINUA

1 commento:

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